Cross-Linking Corneale (CXL)

Cross-Linking Corneale (CXL)

 

Il Cross-Linking Corneale (CXL) si è affermato negli ultimi anni come terapia di elezione del cheratocono in grado di evitare nella maggior parte dei casi il trapianto di cornea. Si tratta di un trattamento parachirurgico “a bassa invasività” che consiste in un “rinforzo” della cornea ottenuto mediante l’effetto combinato di vitamina B2 e raggi ultravioletti.  L’Istituto Clinico Humanitas fin dal 2006, è stato unico centro di riferimento italiano del primo studio multicentrico internazionale europeo, sotto la direzione del Dottor Paolo Vinciguerra.

 

 

Che cos’è il Cross-linking Corneale (CXL)?

 

Il metodo anche noto come “fotodinamica corneale” è una terapia parachirurgica che ha come obiettivo quello di aumentare la connessione fra le fibre e la loro resistenza. Esse compongono la cornea, ed in questo modo si contrasta e in buona parte dei casi si arresta l’evoluzione del cheratocono.

 

Il CXL prevede una prima fase di “impregnazione” della cornea, mediante istallazione di gocce di collirio a base di riboflavina, la vitamina B2; successivamente si procede alla fase di “irradiazione” esponendo il tessuto corneale ad un fascio laser di raggi ultravioletti di tipo A (UVA) a basso dosaggio. Grazie all’azione combinata della vitamina B2 e dei raggi UVA si ottiene un aumento dei ponti molecolari che conferiscono maggiore resistenza agli strati più interni della cornea, rendendola più rigida e meno soggetta al processo di sfiancamento, caratteristico del cheratocono.

 

 

Come funziona il Cross-Linking Corneale (CXL)?

 

Esistono due modalità di trattamento con e senza rimozione dell’epitelio. Il medico indica il trattamento idoneo al paziente.

L’intervento è ambulatoriale ed effettuato in anestesia in gocce. Il paziente dopo l’intervento può tornare a casa e deve essere accompagnato. Nei 2-3 giorni successivi al trattamento si può presentare una sintomatologia caratterizzata da dolore intenso, sensazione di corpo estraneo, fotofobia. Dopo l’intervento occorre osservare almeno due giorni di riposo (preferibilmente a letto, in un ambiente poco luminoso).

 

Nei giorni seguenti è importante evitare la lettura, la TV e gli agenti infastidenti (luce, polvere, ecc), avendo cura di dormire almeno 10-12 ore per notte. La terapia postoperatoria prevede l’utilizzo di antidolorifici per ridurre tale sintomatologia.

Nei trattamenti senza rimozione dell’epitelio sintomi sono quasi assenti e il recupero più rapido.

 

 

Quali sono i vantaggi del cross-linking corneale (CXL)?

 

Quando ve ne sia indicazione è molto importante intervenire precocemente poiché il Cross-Linking è in grado arrestare l’evoluzione del cheratocono a partire dal momento in cui viene esso trattato. L’intervento di UVA Cross-Linking corneale non sfugge alla regola generale secondo la quale non esiste una chirurgia senza rischi.  Trattandosi di un intervento chirurgico a bassa invasività ed a bulbo chiuso, i rischi di grave compromissione funzionale connessi con la chirurgia intraoculare sono esclusi anche se sono possibili complicanze prima, durante e dopo l’intervento che possono condizionare il recupero funzionale della vista.

 

Il cross-linking corneale (CXL) è doloroso o pericoloso?

 

Il trattamento non è doloroso, dura meno di un’ora, durante la quale il paziente viene fatto accomodare disteso su di un lettino. L’intervento avviene in sala operatoria in ambiente sterile. Al termine dell’intervento viene applicata una lente a contatto. Il rischio di complicazioni, non eliminabile, dipende dalla gravità della patologia oculare pre-operatoria e dalla collaborazione che il paziente presta nell’eseguire le indicazioni post-operatorie impartite.

 

Quali pazienti possono effettuare il cross-linking corneale (CXL)?

 

Tutti i pazienti che presentino l’indicazione al trattamento. Anche i bambini possono essere sottoposti all’intervento, In questo caso la repentina progressione della malattia consiglia una estrema precocità nel trattamento.

 

Follow up

 

E’ essenziale l’esecuzione di periodici controlli post-operatori nei mesi successivi al trattamento, a cadenza quotidiana fino alla rimozione della lente a contatto. Il paziente esegue i successivi controlli, che devono comprendere: topografia corneale, tomografia corneale, conta endoteliale ed OCT del segmento anteriore. I controlli vanno effettuati ad un mese, tre mesi, sei mesi e ad un anno dall’intervento. A causa dell’assestamento post-operatorio degli strati più superficiali della cornea (epitelio), la valutazione dei risultati conseguiti va eseguita ad almeno un mese dal trattamento. I pazienti sottoposti a cross-linking possono riprendere l’uso di lenti a contatto a partire da 40gg dopo l’intervento e previo parere favorevole dell’oculista curante.

 

Sono previste norme di preparazione all’intervento?

 

Il giorno del trattamento è preferibile presentarsi con un accompagnatore, in considerazione del fatto che dopo il trattamento non si potrà, essenzialmente per ragioni di sicurezza stradale, procedere alla guida di autoveicoli.

Cumino dei prati

Cumino dei prati

 

Che cos’è il cumino dei prati?

Il cumino dei prati (Carum carvi) è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Umbrelliferae. Il cumino dei prati è una fonte di oli essenziali e i suoi semi vengono impiegati come spezia.

 

Che proprietà nutrizionali ha il cumino dei prati?

100 g di cumino dei prati apportano:

333 calorie (circa)

9,87 g di acqua

19,77 g di proteine

14,59 g di lipidi, tra cui 0,620 g di acidi grassi saturi, 7,125 g di acidi grassi monoinsaturi e 3,272 g di acidi grassi polinsaturi

49,90 g di carboidrati, tra cui 0,64 g di zuccheri e 38,0 g di fibre

363 UI di vitamina A

121,0 mg di vitamina C

3,606 mg di niacina

2,50 mg di vitamina E

0,383 mg di tiamina

0,379 mg di riboflavina

0,360 mg di vitamina B6

10 µg di folati

1.351 mg di potassio

689 mg di calcio

568 mg di fosforo

258 mg di magnesio

17 mg di sodio

16,23 mg di ferro

5,5 mg di zinco

1,300 mg di manganese

0,910 mg di rame

 

Possibili effetti collaterali del cumino dei prati

È possibile che l’assunzione di cumino dei prati interferisca con il consumo di litio, farmaci metabolizzati dal fegato, antidiabetici, diuretici, sedativi e altri medicinali. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

Stagionalità del cumino dei prati

Il cumino dei prati è disponibile sul mercato tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il cumino dei prati viene utilizzato nella medicina tradizionale come rimedio alla flatulenza, all’indigestione, alle coliche nei bambini, all’indolenzimento muscolare, al raffreddore, alla bronchite e alla sindrome del colon irritabile. Inoltre viene impiegato dall’industria farmaceutica come ingrediente per collutori. I suoi oli essenziali, infatti, hanno proprietà carminative e digestive. Inoltre si tratta di molecole dall’azione antiossidante che si vanno ad aggiungere agli altri antiossidanti presenti al suo interno. È possibile, quindi, che il cumino dei prati aiuti a proteggere l’organismo dalle conseguenze dello stress ossidativo.

Dal punto di vista nutrizionale rappresenta una fonte di fibre alleate della salute intestinale e di quella cardiometabolica, di rame e ferro richiesti per la produzione dei globuli rossi, di calcio, fosforo e magnesio alleati di ossa e denti e di potassio e grassi polinsaturi, preziosi per la salute cardiovascolare. Infine, il cumino dei prati fornisce vitamine e minerali che favoriscono il buon funzionamento del metabolismo.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Dabrafenib

Dabrafenib

 

Il drabafenib si usa nella terapia del melanoma.

 

Che cos’è il dabrafenib?

Il dabrafenib opera frenando l’attività di certi enzimi che possono incitare la propagazione delle cellule tumorali.

 

Come si prende il dabrafenib?

Il dabrafenib si assume per bocca, da solo o anche combinato con il trametinib.

Deve essere preso a stomaco vuoto, con un bicchiere d’acqua, almeno un’ora prima o due ore dopo un pasto.

 

Effetti collaterali del dabrafenib

Il dabrafenib può far diminuire l’efficacia degli anticoncezionali ormonali. Inoltre può accrescere il pericolo di sviluppare certe forme tumorali, di serie emorragie o trombi (principalmente se preso insieme al trametinib), di gravi disturbi cardiaci e alla vista e di febbre elevata collegata a pressione bassa, capogiri o disturbi renali. Infine, il dabrafenib può far crescere gli zuccheri nel sangue.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

dolore alla schiena

costipazione

tosse

diminuzione dell’appetito

diarrea

caduta dei capelli

dolore alla testa

mali muscolari o articolari

leggero dolore di stomaco

nausea

sudorazioni notturne

irritazione a naso o gola

ispessimenti della cute

stanchezza

vomito

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash (anche se simile ad acne)

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

sanguinamenti gengivali, dal naso, dagli occhi, dal retto o dalla vagina

sangue nelle urine

cute arrossata, gonfia, con vesciche o che si desquama

intensi dolori alla schiena o allo stomaco, collegati o meno a nausea o vomito

pizzicore, male, arrossamenti o gonfiore dei palmi delle mani o delle piante dei piedi

stanchezza o debolezza inusuali

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

In presenza di assunzione di antiacidi è meglio domandare al dottore o al farmacista cosa fare.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico claritromicina, gemfibrozil, ketoconazolo, nefazodone, ritonavir, carbamazepina, H2 antagonisti, idantoine, fenobarbital, PPI, rifamicine, iperico, dexametasone, anticoncezionali ormonali, midazolam e warfarin

se si soffre (o si ha sofferto) di problemi emorragici, trombi, disturbi cardiaci, iperglicemia o diabete, problemi epatici o renali, disturbi alla vista, mancanza di G6PDH o disturbi alla cute

in presenza di esposizione cronica al sole

in presenza di interventi chirurgici o procedure dentistiche programmati

in presenza di gravidanza o allattamento

 

È fondamentale avvertire dottori, chirurghi e dentisti dell’assunzione di dabrafenib.

Durante la terapia e per qualche settimana dopo averlo interrotto, le donne in età fertile devono usare metodi contraccettivi efficienti. È sempre meglio domandare consiglio a questo riguardo al proprio dottore.

Daikon

Daikon

 

Che cos’è il daikon?

Il daikon, chiamato anche ravanello cinese, giapponese o invernale, è una varietà di ravanello (Raphanus sativus var. longipinnatus) che ha origini nell’Asia dell’Est. Avendo un sapore più delicato rispetto a quello dei ravanelli, dal punto di vista culinario viene considerato un ortaggio più versatile.

Che proprietà nutrizionali ha il daikon?

100 g di daikon crudo apportano:

75 Calorie (circa)

94,62 g di acqua

0,60 g di proteine

0,10 g di lipidi, fra cui: 0,030 g di grassi saturi, 0,017 g di grassi monoinsaturi e 0,045 g di grassi polinsaturi

2,50 g di zuccheri

1,6 g di fibre

22 mg di vitamina C

7,31 mg di colina

0,200 mg di niacina

0,148 mg di acido pantotenico

0,089 mg di betaina

0,046 mg di vitamina B6

0,020 mg di tiamina

0,020 mg di riboflavina

28 µg di folati

0,3 µg di vitamina K

227 mg di potassio

27 mg di calcio

23 mg di fosforo

21 mg di sodio

16 mg di magnesio

0,40 mg di ferro

0,15 mg di zinco

0,118 mg di rame

0, 029 mg di manganese

0,71 µg di selenio

 

Possibili effetti collaterali del daikon

Non risulta che il consumo di daikon interferisca con l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità del daikon

Il daikon è un ortaggio tipico della stagione invernale.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il consumo di daikon aiuta nella riduzione dei grassi saturi e del colesterolo introdotti con l’alimentazione. Ricco di fibre, questo alimento stimola la buona funzionalità dell’intestino, facilitando la sua regolarità e contribuendo a diminuire il rischio di cancro al colon. Le fibre possono anche contribuire al controllo sull’assorbimento di colesterolo e zuccheri. Il daikon, inoltre, rappresenta una fonte di sostanze antiossidanti (in particolare vitamina C e selenio), di vitamine del gruppo B (alleate del metabolismo e, nel caso dei folati, dello sviluppo del sistema nervoso durante la gravidanza), di potassio (alleato della salute cardiovascolare) e di rame. Quest’ultimo viene richiesto, insieme al ferro, per la produzione di globuli rossi e contribuisce, insieme alla vitamina C, a mantenere in salute i tessuti connettivi.

Il daikon può contenere delle molecole di origine vegetale chiamate goitrogeni che possono compromettere il buon funzionamento della tiroide.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Daltonismo

Daltonismo

 

Condizione altrimenti nota anche come “cecità ai colori”, il daltonismo è un’anomalia visiva che comporta un’alterata percezione dei colori. La cecità ai colori può essere di due forme: totale o parziale; la cecità totale, detta acromatopsia, è molto rara. Le persone affette da tale forma non sono in grado di distinguere alcun colore e risultano molto sensibili alla luce. Più diffusa è invece la cecità parziale ai colori, detta discromatopsia, che riguarda l’insensibilità totale o la scarsa sensibilità a uno o più colori, solitamente il verde e il rosso. Questo disturbo della vista prende il nome da John Dalton, chimico e fisico inglese che ne era affetto e che per primo lo descrisse nel lontano 1794.

 

Che cos’è il daltonismo?

Il daltonismo è caratterizzato da:

  • protanopia in caso di insensibilità totale al colore rosso e di protanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • deuteranopia in caso di insensibilità totale al colore verde e deuteranomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • tritanopia in caso di insensibilità totale al colore blu e tritanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore (le ultime due sono malattie genetiche piuttosto rare)

 

Quali sono le cause del daltonismo?

Il daltonismo deriva dal malfunzionamento delle cellule sensoriali che, nonostante siano tutte presenti (i coni rossi, verdi e blu), alcune di loro non lavorano correttamente, determinando così la mancanza di capacità totale o parziale da parte dei soggetti di riconoscere specifici colori. Generalmente questo disturbo ha un’origine ereditaria, ma può manifestarsi anche in seguito ad altre cause ed essere monolaterale o bilaterale.

 

Il daltonismo “acquisito” può essere dovuto a:

opacità del cristallino, che porta a una leggera alterazione della sensibilità blu-giallo

abuso di alcol, negli soggetti affetti da alcolismo si può rilevare una diminuzione della sensibilità ai colori, soprattutto dello spettro blu-giallo piuttosto che rosso-verde

traumi cranici, che possono comportare un’alterata sensibilità ai colori

diverse altre patologie a carico dell’occhio, che possono portare a deficit del senso cromatico

 

Nella popolazione europea, il daltonismo interessa circa l’8% degli uomini e l’1% delle donne. Questa notevole differenza che si riscontra tra uomini e donne è dovuta al fatto che la protanopia e la deuteranopia sono individuate nei geni presenti nel cromosoma sessuale X che nelle donne è presente in duplice copia. Dunque, affinché una donna manifesti questo disturbo visivo è necessario che entrambi i cromosomi X presentino gli alleli per il daltonismo, mentre nell’uomo è sufficiente che siano presenti sull’unico cromosoma X.

 

Quali sono i sintomi del daltonismo?

La sintomatologia del daltonismo è caratterizzata dall’alterata percezione dei colori. I soggetti che soffrono di protanopia o protanomalia hanno difficoltà in particolare a visualizzare le tonalità rosse, le persone con deuteranopia e deuteranomalia hanno difficoltà a visualizzare il verde mentre coloro che soffrono di tritanopia e tritanomalia hanno difficoltà a visualizzare il colore blu.

 

Come prevenire il daltonismo?

Non è possibile prevenire il daltonismo ereditario, cioè la forma più diffusa di questo disturbo. Qualcosa si può invece fare per prevenire il daltonismo “acquisito”, cercando di evitare tutte quelle condizioni che possano predisporre al suo sviluppo tra cui evitare un abuso di alcolici, tenere sotto controllo la salute degli occhi ed evitare traumi cranici.

Darbepoetina alfa

Darbepoetina alfa

 

La darpepoetina alfa si usa soprattutto nella terapia dell’anemia in persone con scompenso cronico renale e con certe tipologie di tumore.

 

Che cos’è la darbapoetina alfa?

La darbepoetina alfa opera incitando la creazione di globuli rossi nel midollo osseo.

 

Come si prende la darbapoetina alfa?

La darbepoetina alfa si assume tramite iniezioni sottocutanee o infusioni in vena.

 

Effetti collaterali della darbapoetina alfa

L’assunzione di darbepoetina alfa si può collegare a seri effetti collaterali a livello cardiovascolare.

Di solito, il pericolo di effetti collaterali è più alto in presenza di assunzione di dosi alte del medicinale.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

tosse

diarrea

capogiri

dolore alla testa

mali muscolari, articolari, alla schiena o allo stomaco

nausea

vomito

male, gonfiore, irritazione, arrossamenti o lividi sulla zona di iniezione

stanchezza o debolezza

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione o male al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

disturbi alla vista

confusione

svenimenti

battito cardiaco accelerato o irregolare

sintomi simil influenzali

debolezza a una parte del corpo

arrossamenti, sensibilità o gonfiore ai polpacci

convulsioni

diarrea intensa, capogiri, dolore alla testa, dolore allo stomaco o vomito

debolezza o stanchezza intensi o continui

problemi a parlare

male o intorpidimento repentino di un braccio o una gamba

improvviso fiato corto

gonfiore di braccia o gambe

 

Controindicazioni e avvertenze

La darbepoetina alfa può non essere indicata in presenza di pressione molto elevata o in caso di certi disturbi ai globuli rossi.

Prima della somministrazione è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi

se si soffre (o si ha sofferto) di bassi livelli ematici di vitamine del gruppo B o acido folico, patologie del sangue, pressione elevata, disturbi cardiaci, sangue nelle feci, convulsioni, cancro, disturbi al midollo osseo o patologie infiammatorie

in presenza di traumi o infezioni recenti

in presenza di gravidanza o allattamento

La darbepoetina alfa può minimizzare le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e certi farmaci.

Prima che la terapia dia risultati possono dover passare da 2 a 6 settimane. Nell’eventualità in cui non si vedano miglioramenti o che le condizioni di salute peggiorino è meglio avvertire il proprio dottore.

Degenerazione maculare senile (DMS)

Degenerazione maculare senile (DMS)

 

La degenerazione maculare senile è una malattia legata all’invecchiamento degli individui che colpisce la macula, cioè la parte più centrale della retina. È la causa principale della perdita della visione centrale dopo i 55 anni d’età. Si differenzia in due forme: una forma non essudativa o “secca” e una forma essudativa o “umida”.

 

Cos’è la degenerazione maculare senile?

Nella degenerazione maculare senile “secca” compaiono lesioni peculiari denominate drusen. Si tratta di ammassi di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare.

 

Nella degenerazione maculare “umida” oltre alle lesioni sopracitate, si presenta anche la formazione anomala di nuovi vasi sotto la retina (membrana neovascolare sottoretinica). Questi vasi sono responsabili dell’evoluzione essudativa della degenerazione maculare.

 

Fattori di rischio sono l’età, la familiarità, il sesso femminile, la razza caucasica, il fumo, l’ipertensione arteriosa, l’eccessiva esposizione alla luce durante l’arco di vita, l’obesità ed infine una dieta ricca di grassi e colesterolo.

 

Quali sono le cause della degenerazione maculare senile?

Al processo degenerativo maculare concorrono la indurimento dei vasi localizzati sotto la retina (coroide), l’accumulo di lipidi e le alterazioni del metabolismo dell’epitelio pigmentato retinico (strato di cellule sottoretinico). Al verificarsi di queste condizioni il fisiologico metabolismo della retina è impedito.

 

Quali sono i sintomi della degenerazione maculare senile?

Nelle fasi iniziali la malattia può essere asintomatica, soprattutto se interessata un solo un occhio. Si può notare una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole durante la lettura, un’area scura al centro del campo visivo (scotoma) e una distorsione delle linee rette (metamorfopsie). L’alterazione delle immagini è un sintomo abituale all’insorgere della degenerazione maculare essudativa e deve indurre il paziente ad una visita oculistica urgente.

 

Nella forma “secca” agli accumuli di scorie possono seguire alterazioni atrofiche della retina, cioè perdita di parte del tessuto retinico con successivo calo della capacità visiva.

Nella forma “umida”, la causa dell’essudazione sierosa e delle emorragie sono i vasi anomali che si raccolgono sotto la retina. La funzione visiva centrale ne risulta gravemente compromessa.

 

Diagnosi

La diagnosi di DMS si attua mediante visita oculistica con esame del fondo oculare e con il supporto di esami strumentati quali:

OCT (tomografia ottica a luce coerente), esame non invasivo.

Angiografia retinica (fluorangiografia) e coroideale (angiografia con verde di indocianina).

 

Trattamenti

Un’azione protettiva della retina si ottiene mediante l’integrazione alimentare con antiossidanti quali zinco, vitamina C, vitamina E e betacarotene. Ai pazienti affetti da degenerazione maculare senile non essudativa o “secca” vengono prescritti integratori alimentari per diminuire il rischio che la patologia evolva in forma essudativa o “umida”.

In caso di degenerazione maculare essudativa il trattamento più diffuso si attua per mezzo di iniezioni intravitreali di farmaci che contrastano la formazione di nuovi vasi (anti-VEGF e VEGF-Trap). L’iniezione del farmaco nell’occhio, per quanto possa risultare una pratica invasiva, è meno dolorosa di un’iniezione intramuscolare e si esegue in ambiente sterile e in anestesia locale con i soli colliri anestetici.

 

Prevenzione

La prevenzione della degenerazione maculare senile è legata principalmente alla riduzione dei fattori di rischio, quindi al controllo dell’ipertensione sistemica, del fumo di sigaretta e ad un’alimentazione corretta. Frutta, verdura e pesce, con il suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, sono associati a un minor rischio nel contrarre questa malattia.

È sempre utile una visita oculistica dopo i 50 anni e, se stabilito dal medico, eseguire periodici test di autovalutazione per identificare tempestivamente eventuali mutamenti visivi.

Sono inoltre disponibili test genetici allo scopo di valutare in tutti i pazienti con familiarità per tale patologi la predisposizione allo sviluppo di patologie maculari legati all’età.

 

Dentice

Dentice

 

Che cos’è il dentice?

Il dentice (Dentex dentex) è un pesce d’acqua salata che appartiene alla famiglia Sparidae. Tipico sia dei fondali rocciosi che di quelli sabbiosi, è particolarmente diffuso nel Mar Mediterraneo, ma si trova anche nell’Oceano Atlantico.

 

Che proprietà nutrizionali ha il dentice?

100 g di dentice crudo (parte commestibile) apportano:

100 Calorie (circa) suddivise in 66% di proteine, 31% di lipidi, 3% di carboidrati

76,87 g di acqua

20,51 g di proteine

1,34 g di lipidi, di cui: 0,285 g di grassi saturi, 0,251 g di grassi monoinsaturi, 0,459 g di grassi polinsaturi (fra cui 380 mg di omega 3 e 19 mg di omega 6)

37 mg di colesterolo

4,00 g di carboidrati

1,6 mg di vitamina C

0,96 mg di vitamina E

0,400 mg di vitamina B6

0,284 mg di niacina

0,046 mg di tiamina

0,003 mg di riboflavina

408 UI di vitamina D

106 UI di vitamina A

5 µg di folati

3 µg di vitamina B12

0,1 µg di vitamina K

417 mg di potassio

198 mg di fosforo

64 mg di sodio

32 mg di magnesio

32 mg di calcio

0,36 mg di zinco

0,18 mg di ferro

38,21 µg di selenio

 

Possibili effetti collaterali del dentice

Non si ha notifica di un’eventuale interazione tra il consumo di dentice e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità del dentice

Il dentice viene pescato tutto l’anno, ma il periodo migliore è quello che va da ottobre a marzo.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il dentice ha delle caratteristiche nutrizionali che lo rendono un alleato della salute cardiovascolare: povero di grassi saturi, è una fonte di omega 3, lipidi considerati buoni per la salute di cuore e arterie; importante anche per il suo apporto di potassio, che è un minerale che contribuisce al controllo della frequenza cardiaca e della pressione, aiutando la riduzione del rischio cardiovascolare. Tuttavia, essendo purtroppo anche fonte di colesterolo, non è consigliabile consumarlo in quantità eccessive.

Tra le altre qualità positive del dentice si rileva il suo apporto di dosi apprezzabili di selenio (un contributo alle difese antiossidanti dell’organismo), fosforo (importante per la salute di ossa e denti), vitamina A (particolarmente importante per la vista e per il sistema immunitario), vitamine del gruppo B (fondamentali per diversi processi metabolici) e vitamina D (anch’essa importante per la salute delle ossa).

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Dermatite

Dermatite

 

Con il termine dermatite si indica un disturbo che si presenta con pelle arrossata, irritazione, gonfiore e prurito. La dermatite è un’infiammazione della pelle originata da varie possibili cause, le più comuni delle quali sono causati da fattori irritativi o allergici e in linea di massima sono riconducibili a reazioni a fattori esterni o interni che si manifesta con eruzioni cutanee diffuse. Le dermatiti si differenziano in dermatite irritativa, allergica, eczematosa, infiammatoria, reattiva ecc.

 

Che cos’è la dermatite?

La dermatite consiste in una reazione della pelle a fattori esterni (allergeni, chimici, fisici) o interni (liberazione dei fattori dell’infiammazione ). È caratterizzata da un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa. Si presenta nella sua forma momentanea o persistente, a seconda delle cause, e può poi svilupparsi con complicazioni quali gonfiore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e croste.

 

Le forme più comuni di dermatite sono:

  • Dermatite atopica o eczema atopico: frequente in età infantile, presenta un arrossamento e vescicole in corrispondenza delle pieghe della pelle, ad esempio nei gomiti, nelle ginocchia e nel collo, in cui l’umidità favorisce l’irritazione della pelle.

 

  • Dermatite seborroica: l’infiammazione cutanea si accompagna desquamazione intensa. Si presenta in modo più comune sul cuoio capelluto, causando la forfora, o nei neonati come crosta lattea, e sul volto.

 

  • Dermatite da contatto: causata dal contatto con sostanze urticanti (come l’ortica) o irritanti (come detersivi o altre sostanze chimiche) o il veleno di insetti, è fortemente irritativa e può dar vita a vescicole nell’area interessata.

 

Quali sono i sintomi della dermatite?

I sintomi della dermatite cambiano a seconda dell’origine. In linea generale, i sintomi sono accumunati dalla manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e crosticine. L’eruzione cutanea può essere di natura più o meno fastidiosa e dare origine ad una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con energia, non comporta comunque lacerazioni e ferite o rischi indiretto di infezione.

 

Come si può prevenire la dermatite?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse forme. E’ inoltre sempre meglio limitare il numero di bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia eccessivamente secca, usando unguenti autoidratanti.

Indossare abiti di cotone è un’abitudine migliore di usare quelli in fibra sintetica.

Diagnosi

Per diagnosticare la dermatite è essenziale osservarne i sintomi in una regolare visita dermatologica.

In caso di dermatite allergica, il dermatologo può condurre test allergologici, come il Patch Test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata.

 

Trattamenti

Le cure della dermatite sono diverse in base alle cause. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito, tra cui le creme all’ossido di zinco e magnesio silicato. La prescrizione di un medico può individuare la terapia più adatta.

L’eczema e le dermatiti allergiche possono essere curate con prodotti a base di cortisone per un periodo ben limitato di tempo.

In alcuni casi si può intervenire anche con la fototerapia: l’uso controllato di raggi UV, infatti, può attenuare o favorire la riduzione dei sintomi più fastidiosi.

Dermatite allergica da contatto

Dermatite allergica da contatto

 

La dermatite allergica da contatto è una reazione allergica della pelle causata dal contatto con sostanze allergeni, ossia sostanze che possono stimolare la risposta immunologica del corpo umano. Il contatto della cute con gli allergeni dà vita ad una reazione infiammatoria, pruriginosa a cui possono associarsi fenomeni di vescicole, si tratta di una reazione nota anche come Eczema.

 

Che cos’è la dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica è una reazione della pelle ad allergeni chimici o naturali. Consiste in un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa.

 

Dopo la prima fase possono presentarsi vescicole piene di siero, se le vescicole con il grattamento vengono rotte il siero si rapprende sulla pelle in forma di crostosità appiccicosa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.

 

Quali sono le cause della dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica può trovare origine nel contatto con allergeni chimici o ambientali.

Tra i primi si annoverano alcuni metalli, i coloranti, le resine i preservanti e tra i secondi gli olii e le essenze delle piante e fiori.

 

Quali sono i sintomi della dermatite allergica da contatto?

In linea di massima la dermatite da contatto allergica è una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da chiazze rosse, vescicole, desquamazione, abrasioni e croste. L’eruzione cutanea provoca quindi prurito o sensazione di calore localizzato e più o meno intenso, spingendo così il soggetto che ne è affetto a grattarsi con insistenza.

 

Esistono trattamenti per la dermatite allergica da contatto?

L’unica prevenzione contro la dermatite allergica consiste nell’evitare il contatto con gli allergeni, quando individuati.

I trattamenti generici per contrastare la dermatite da contatto sono identificabili nei consigli di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia secca, cercando di idratarla con creme delicate e non profumate.

Non fare uso di deodoranti spray e profumi. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

 

Diagnosi

Il dermatologo effettua la diagnosi grazie al test allergologico, detto test del cerotto o patch test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata applicando sulla cute tracce di allergeni purificati per identificare l’origine della reazione.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite da contatto allergica dipende dall’identificazione dell’agente che l’ha provocata e dalla possibilità di allontanarla della pelle.

L’eczema può essere mitigato applicando crema a base di cortisone.

Dermatite atopica

Dermatite atopica

 

La Dermatite Atopica (DA è più comunemente nota come eczema costituzionale, e consiste in una vera e propria infiammazione della pelle specificatamente originata da formazioni improvvise di cute secca e pruriginosa e di chiazze rosse con vescicole. In alcuni soggetti si associa ad asma o a rinite allergica. Può interessare la fascia infantile o quella dell’adulto. La DA può presentarsi in vari punti del corpo umano e colpisce soggetti che presentano già pelle secca e iperattiva.

 

Che cos’è la dermatite atopica?

La DA consiste in un’infiammazione senza preavviso della pelle e dà origine ad un prurito anche molto fastidioso e ad arrossamenti localizzati decisamente visibili. In linea generale è un disturbo che colpisce mani, piedi, piega interna del gomito e quella posteriore delle ginocchia, polsi, caviglie, viso, collo, torace. È frequente anche la manifestazione intorno agli occhi.

 

Nella sua forma infantile si manifesta nei primi mesi o anni di vita del bambino, generalmente in maniera improvvisa. La comparsa improvvisa della DA è un tratto comune anche nella popolazione adulta. In alcuni casi, quando la dermatite atopica si cronicizza o si è costretti a grattarsi spesso, la pelle può ispessirsi, dando vita a una formazione di pelle dura ispessita e molto pruriginosa.

 

Da cosa è causata la dermatite atopica?

Le cause della DA non sono note. Si ritiene che ci sia una componente ereditaria che induce a una reattività infiammatoria spiccata verso agenti comuni.

I soggetti affetti da DA hanno una funzione barriera della pelle difettosa per cui entrano in contatto con sostanze normalmente tenute all’esterno.

Il cambiamento di stagione e lo stress psicofisico sono tra le maggiori cause di scatenamento della DA.

 

Quali sono i sintomi della dermatite atopica?

La DA si manifesta con chiazze rosse su cute secca e pruriginosa. Le chiazze possono essere ricoprire di vescicole, abrasioni, crosticine con aspetto simile all’eczema.

Il prurito può essere più o meno intenso e tende a peggiorare durante la notte. La pelle è maggiormente sensibile e incapace di tollerare i prodotti più comuni.

 

Come prevenire la dermatite atopica?

Il consiglio è quello di non fare bagni e lavaggi in modo troppo frequente, la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi tende infatti ad impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

Occorre evitare di applicare creme idratanti, emollienti e profumi perché non tollerate dai soggetti atopici.

Non indossare indumenti in fibra sintetica che tengono umida la pelle.

Appena possibile esporsi al sole con criterio e senza utilizzare creme solari.

Utilizzare la Crema Lenitiva al primo accenno di prurito della pelle.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

La cura della dermatite varia in base al livello di gravità. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

Nei casi più severi occorre sospendere il lavaggio per non accentuare la dermatite. In questo caso i lavaggi si effettuano a “secco” con un telo inumidito di soluzione astringente e antisettica. Di solito si usa la soluzione di Permanganato di Potassio.

Come medicazione si usano creme ad azione riducente contenenti l’Ittiolo Solfonato o il Coal Tar (catrame minerale). L’esposizione al sole estivo può essere un elemento che contribuisce, se fatta con la dovuta precauzione, alla regressione della DA.

Dermatite da contatto irritativa

Dermatite da contatto irritativa

 

La dermatite da contatto irritativa è una reazione infiammatoria della pelle dovuta al contatto con sostanze in grado di stimolare una risposta infiammatoria. In seguito al contatto della cute con determinate sostanze si sviluppa una reazione infiammatoria, pruriginosa della pelle caratterizzata dalla comparsa di vescicole.

 

In cosa consiste la dermatite da contatto irritativa?

La dermatite da contatto irritativa si presenta con una reazione della pelle a determinati stimoli chimici o naturali. Ad una prima infiammazione senza preavviso, durante cui la cute subisce arrossamenti e provoca pruriti anche forti, avviene la formazione di particolari vescicole piene di siero: se queste vengono rotte per il grattarsi del soggetto affetto dal disturbo, il siero si rapprende sulla pelle in forma di crostosità appiccicosa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto irritativa?

La dermatite da contatto irritativa trova origine nel contatto con sostanze chimiche o ambientali. Tra i primi si annoverano le sostanze acide, alcaline, caustiche, anche di uso comune come quelle utilizzate nelle pulizie domestiche. Anche molti vegetali rilasciano al contatto sostanze che causano improvvisa infiammazione alla pelle.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto irritativa?

Generalmente la dermatite da contatto irritativa si presenta con una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da chiazze rosse, vescicole, desquamazione, erosioni e croste. L’eruzione cutanea causa una sensazione di prurito o calore/bruciore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza.

 

Esistono trattamenti preventivi della dermatite da contatto irritativa ?

L’unica prevenzione contro la dermatite allergica consiste nell’evitare il contatto con le sostante potenzialmente infiammatorie. È consigliabile indossare guanti e indumenti protettivi quando si usano prodotti chimici potenzialmente irritanti o quando si pratica giardinaggio o quando ci si addentra in radure, boschi ecc.

 

Diagnosi

In linea di massima una visita dermatologica può identificare la presenza della dermatite in corrispondenza delle aree in contatto con l’esterno; di solito si tratta di mani, collo, volto. In caso di dubbio con la dermatite da contatto allergica si eseguono i test allergologici epicutanei o patch test.

 

Trattamento

In caso di dermatite da contatto irritativa il dermatologo di solito prescrive

  • gel astringenti a base di cloruro d’alluminio
  • crema Lenitiva a base di ossido di zinco
  • creme cortisoniche per breve tempo (in casi più infiammatori)

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta immunitaria verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si manifesta con una improvvisa presentazione di eruzione cutanea nell’area che circonda l’occhio o con l’accumulo di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurito

lacrimazione

bruciore

edema

iperemia

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto della palpebra possono essere il risultato di una reazione a colliri o cosmetici.

 

I più frequenti allergeni che interessano l’area oculare includono:

coloranti

nichel

cobalto

cromo

rame

 

(Queste sostanze sono spesso presenti nei cosmetici per il make up)

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede con visita medica per escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive. Inoltre, vengono eseguiti esami allergologici per determinare l’allergene responsabile della reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate con blanda quantità di steroidi (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per 4-5 giorni.

In caso di necessità, la condizione è trattata con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite, l’unica prevenzione è evitare accuratamente agenti e sostanze che provocano la reazione.

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta del sistema immunitario verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si percepise con una manifestazione improvvisa di eruzione cutanea nell’area attorno all’occhio o con l’accumularsi di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto possono essere dovute alla reazione anomala a colliri o cosmetici. Fra i più frequenti allergeni che interessano l’area oculare ci sono:

nichel

coloranti

cromo

rame

cobalto

 

(Sostanze spesso presenti nei cosmetici)

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurigine

lacrimazione

infiammazione

gonfiore

iperemia

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica andando ad escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive e ad esami allergologici per determinare l’allergene responsabile di tale reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate a bassa quantità steroidea (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per un arco di 4-5 giorni. In caso di necessità si integra la terapia con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite l’unica attenzione da porre è evitare accuratamente agenti e sostanze conosciute come responsabili della reazione allergica.

Dermatite da Stress

Dermatite da Stress

 

La dermatite è un’infiammazione della pelle e consiste nella formazione improvvisa di chiazze rosse, di pelle secca, di prurito.

La dermatite da stress si presenta con i sintomi caratteristici della dermatite generica e in assenza di altre cause evidenti (sensibilità accertata ad allergeni, contatto con sostanze urticanti, uso di farmaci o cosmetici), avviene senza preavviso e durante un periodo di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo.

 

Che cos’è la dermatite da stress?

La dermatite si manifesta con un’infiammazione improvvisa della cute, che può arrecare fastidi di varia entità, prurito o sensazione di bruciore. La reazione è caratterizzata da secchezza cutanea, arrossamento e desquamazione eccessiva,

Per l’azione di grattamento compaiono abrasioni o crostificazione.

Solitamente colpisce il volto, il collo, le mani, i piedi. È frequente anche nella zona delle palpebre.

L’eruzione cutanea può essere più o meno fastidiosa e causare una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. Questa situazione può comportare ferite abrasioni ed escoriazioni e un rischio indiretto di infezione.

 

Quali sono le cause della dermatite da stress?

I meccanismi che innescano la dermatite da stress non sono del tutto noti. È probabile che lo stato di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo possa giocare un ruolo di concausa accanto ad altri fattori di base come eccesso di lavaggio, uso di cosmetici, esposizione al freddo e all’umidità.

La pelle rappresenta è infatti una vera e propria valvola di sfogo di complessi meccanismi che alla fine sono in grado di attivare gli ormoni o i mediatori dell’infiammazione.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da stress?

I sintomi della dermatite da stress non differiscono da quelli di una dermatite da contatto. La durata del disturbo non è considerabile quale causa primaria della cosiddetta origine psicofisica della patologia. In linea di massima, hanno in comune una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, abrasioni e crosticine. L’eruzione cutanea pul causa re più o meno problematiche fastidiose che si accompagnano ad una sensazione di prurito o calore o bruciore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. La dermatite è una delle cause di disfunzione del sonno e può interrompere infatti il riposo notturno.

 

Come prevenire la dermatite da stress?

La prevenzione della dermatite da stress non è possibile perché lo stress può colpirci in qualsiasi momento della vita.

 

Diagnosi

La diagnosi di dermatite da stress viene eseguita escludendo altre cause quali l’esposizione ad agenti esterni, cause endogene e alterazioni immunologiche. Spesso è sufficiente la visita del dermatologo per identificare una reazione transitoria imputabile al sovraffaticamento psicofisico, ma in alcuni casi è necessario condurre esami specifici (per escludere l’interferenza di altri fattori).

 

Trattamenti

Generalmente, la dermatite da stress scompare spontaneamente dopo un breve periodo, senza necessità di terapie specifiche. Tuttavia, in determinate circostanze, per la natura o per la durata della manifestazione, che può provocare disagio fisico o estetico alla persone, si possono utilizzare rimedi utili ad attenuare i sintomi.

Sono disponibili in commercio Creme Lenitive di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

L’esposizione al sole è in grado di ridurre il prurito.

Diminuire i lavaggi e lavarsi con detergenti non schiumogeni aiuta a diminuire i fastidi.

Eliminare, quando possibile, le fonti di stress è il trattamento più utile.

Dermatite Seborroica

Dermatite Seborroica

 

La dermatite seborroica è una patologia che si presenta come infiammazione cronica della cute ed interessa principalmente il cuoio capelluto e il volto. A volte si manifesta in modo irregolare e alternato, da qui l’accezione propria di patologia cronico-recidivante e frequentemente si manifesta in quel periodi di transito tra le varie stagioni. Esattamente come le altre forme di dermatite, anche questa consiste in un’infiammazione intensa della pelle ma, al contrario di quanto accade nei casi relativi alle altre dermatiti, quella seborroica comporta una forte desquamazione: la forfora è uno dei segni tipici della dermatite seborroica. Le casistiche più gravi, l’esfoliazione intensa può dar vita a crosticine, in altre a eritema o follicolite.

 

Che cos’è la dermatite seborroica?

La dermatite seborroica è una dermatite che presenta l’infiammazione della cute, con focus particolare nel cuoio capelluto e del volto e dalla formazione di squame degli strati superficiali dell’epidermide che si staccano e cadono (forfora), sostituiti da crosticine. Oltre che cuoio capelluto e volto, può interessare tutte le zone ricche di ghiandole sebacee tra cui la zona sternale, interscapolare, l’area genitale.

 

Quali sono le cause della dermatite seborroica?

Non esiste una causa nota della dermatite seborroica. Si considerano come cause: squilibri ormonali, che si verificano in particolare durante il passaggio da una stagione all’altra, l’uso di farmaci (ad esempio corticosteroidi), lo stress psicofisico, la predisposizione genetica.

 

Quali sono i sintomi della dermatite seborroica?

I sintomi tipici della dermatite seborroica sono la formazione e il distacco dalla cute di squame untuose, sotto forma di forfora. Questa manifestazione è accompagnata in linea di massima da fenomeni di irritazione della cute, fastidi dovuti a sensazioni prurito a volte anche acuto e secchezza della pelle.

 

Come prevenire la dermatite seborroica?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse sedi. Si raccomanda di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi o shampoo aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

Occorre anche evitare il grattamento o il distacco manuale delle squame dal momento che tutte queste specifiche abitufini o attività tendono a far nascere ulteriori forme di infiammazione da dermatite.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite seborroica si realizza con prodotti che riducono l’infiammazione e la desquamazione detti appunto riducenti. I riducenti più usati sono lo Zolfo nella sua forma colloidale e l’Acido Salicilico. I riducenti per la dermatite seborroica sono formulati in crema priva di idrocarburi o in lozione idroalcolica.

Diazossido

Diazossido

 

Il Diazossido si usa nella terapia delle condizioni in cui il livello di zuccheri nel sangue è troppo basso.

 

Che cos’è il Diazossido?

Il Diazossido opera fermando il rilascio di insulina dal pancreas, facilitando così la crescita dei livelli di glucosio nel sangue.

 

Come si prende il Diazossido?

Il Diazossido si può assumere per bocca (di solito in forma di capsule o sospensioni) o tramite iniezione in vena.

 

Effetti collaterali del Diazossido?

Tra gli eventuali effetti collaterali del diazossido troviamo anche:

diarrea

incremento della crescita dei peli

dolore alla testa

perdita dell’appetito

nausea

debolezza

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

sonnolenza eccessiva

fame o sete eccessive

battito cardiaco accelerato o irregolare

minzione frequente

alito che sa di frutta

repentina crescita di peso

sudorazioni

gonfiore a piedi o caviglie

 

Controindicazioni e avvertenze

Il Diazossido è controindicato in presenza di ipoglicemia funzionale.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali (nello specifico a tiazidi) o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico idantoine, sulfoniluree o diuretici

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi cardiaci o renali, bassi livelli di potassio nel sangue, pressione elevata o aneurismi

nel caso di gravidanza o allattamento

Durante la terapia è fondamentale rispettare le indicazioni del dottore per quanto riguarda l’alimentazione.

Dismenorrea (dolori mestruali)

Dismenorrea (dolori mestruali)

 

Dismenorrea è il termine medico con cui vengono indicati i dolori associati al ciclo mestruale. In alcuni casi, la sintomatologia è gestibile con facilità grazie a trattamenti come l’assunzione di antidolorifici; per alcune donne, invece, si tratta di un problema estremamente debilitante che può interferire con le normali attività quotidiane.

 

Che cos’è la dismenorrea?

La dismenorrea è un disturbo che accumuna moltissime donne, soprattutto quelle che rientrano nella fascia d’età sotto i 20 anni o le donne che hanno avuto il primo ciclo prima degli 11 anni, quelle che soffrono di mestruazioni abbondanti o che hanno un ciclo irregolare, le donne che non hanno avuto figli o le cui madri soffrono o hanno sofferto di dismenorrea, nonché le donne con il vizio del fumo. In linea di massima la dismenorrea non viene collegata a ulteriori complicazioni dell’apparato riproduttivo, ma se a causarla sono patologie specifiche, la sintomatologia algica può interessare anche la fase pre e post mestruale e a volte può arrivare a causare la comprimissione anche più seria della qualità della vita, così da creare scompensi con la sfera del lavoro e delle altre attività che fanno parte della routine quotidiana

 

Quali sono le cause della dismenorrea?

Frequentemente la causa originaria del dolore mestruale non è una sola causa specifica. In questo caso si parla di dismenorrea primaria. Nei casi di dismenorrea secondaria, invece, i sintomi sono legati a patologie dell’apparato riproduttivo, come l’endometriosi, l’adenomiosi, fibromi uterini, infezioni o stenosi (restringimenti) della cervice uterina. Le contrazioni dell’utero promosse dalle prostaglandine, ossia molecole associate all’infiammazione, sono la causa scatenante dei dolori che a volte assumono entità anche molto dolorosa. Alcuni medici ritengono che nel momento in cui queste assumono eccessiva intensità, i vasi sanguigni si ristringono irrorando l’utero e limitando l’apporto di ossigeno per periodi di scarsa entità.

 

Quali sono i sintomi della dismenorrea?

La dismenorrea si presenta come una serie di dolori crampiformi e colici (ossia con momenti di maggior sofferenza e momenti in cui il dolore è minore) che colpisce la parte bassa dell’addome. La sintomatologia dolorosa può estendersi alla parte bassa della schiena e agli arti inferiori e può essere associata a nausea, vomito, vertigini, sudorazione intensa ed episodi diarroici. Nel caso della dismenorrea primaria in genere i dolori iniziano 1 o 2 giorni prima delle mestruazioni e durano per 12-72 ore, si riducono con l’avanzare degli anni e possono scomparire dopo la prima gravidanza. Quando si presenta invece come secondaria, il dolore della dismenorrea di presenta prima e dura per periodi maggiori senza essere associato ad ulteriori sintomatologie.

 

Come prevenire la dismenorrea?

Non è attualmente noto un trattamento per la dismenorrea. Tuttavia, un’alimentazione sana può aiutare a ridurre i sintomi.

 

Diagnosi

La diagnosi di dismenorrea prevede l’incontro con il medico specialista, il quale chiede alla paziente di descrivere i sintomi avvertiti ed esamina lo stato di salute degli organi riproduttivi attraverso la visita e l’ecografia transvaginale.

In caso di sospetta dismenorrea secondaria possono essere prescritti i seguenti esami:

  • Risonanza magnetica
  • Isteroscopia
  • Laparoscopia

 

Trattamenti

Nel caso della dismenorrea secondaria la terapia più adatta dipende dalla patologia associata ai dolori. Solo trattando quest’ultima è infatti possibile eliminare o ridurre il dolore.

In caso di dismenorrea primaria l’unico approccio terapeutico possibile è quello a base di farmaci antinfiammatori non steroidei, che aiutano a contrastare il dolore, o di anticoncezionali. La pillola, infatti, impedisce l’ovulazione e, quindi, riduce l’intensità degli spasmi dell’utero.

Spesso inoltre si ricorre alla supplementazione di magnesio (che riduce gli spasmi muscolari) in fase pre-mestruale.

Disordini delle ciglia

Disordini delle ciglia

 

I disordini delle ciglia sono disturbi riconoscibili in anomalie del numero di ciglia, dette distichiasi e quelle della loro posizione, dette trichiasi. I due tipi di disordine possono anche essere compresenti e, in genere, sono più frequenti sulla palpebra inferiore associate solitamente ad una posizione palpebrale.

 

Cosa sono i disordini delle ciglia?

La distichiasi è contraddistinta dalla presenza di una fila in più di ciglia in corrispondenza dello sbocco delle ghiandole di Meibomio, responsabili della formazione della componente sebacea del liquido lacrimale.

L’anomalia tipica della trichiasi è, invece, un alterato orientamento delle ciglia, che le porta a perdita parziale o totale del rivestimento nella parte corneale.

 

Quali sono le cause dei disordini delle ciglia?

Cause dei disordini delle ciglia possono essere blefariti croniche, entropion, traumi, ustioni chimiche, esiti di interventi chirurgici, tracoma, sindrome di Stevens-Johnson e pemfigoide oculare.

 

Quali sono i sintomi dei disordini delle ciglia?

I principali disturbi collegati a distichiasi e trichiasi sono prurito, bruciore, lacrimazione, percezione di corpo estraneo nell’occhio, secrezione mucosa e arrossamenti dell’occhio fino a provocare dolore.

Gli esiti possono essere cicatrici corneali persistenti con compressione visiva.

 

Diagnosi

La diagnosi, esclusivamente clinica, è basata sulla visita oculistica.

 

Trattamenti

La terapia può essere medica o chirurgica, a seconda della situazione:

  • La terapia medica è indicata in caso di congiuntivite o cheratite ed è basata sull’applicazione locale di antibiotici, preferibilmente sotto forma di pomate.
  • La terapia chirurgica permette di correggere l’eventuale alterazione palpebrale alla base del disordine ciliare. Anche in questo caso è però raccomandabile, nell’attesa dell’intervento, l’uso di una pomata antibiotica da abbinarsi a un lubrificante artificiale denso, meglio se in forma di gel, che possa ridurre i danni alla cornea dovuti dallo sfregamento delle ciglia e riducendo, allo stesso tempo, i sintomi del disturbo.

 

Nell’eventualità in cui le ciglia in trichiasi siano presenti in numero limitato è possibile eliminarle con sedute multiple di elettrocoagulazione.

Il medico può anche suggerire la programmazione di trattamenti definitivi di elettrolisi delle ciglia. Questi trattamenti consistono in sei sedute almeno, da eseguirsi a cadenza mensile.

 

Prevenzione

La prevenzione dei disordini delle ciglia si basa sulla prevenzione delle malattie cui essi sono associati.

Displasia o cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVD/C)

Displasia o cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVD/C)

 

Che cos’è e come si manifesta?

La displasia o cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVD/C) è una patologia che colpisce il muscolo cardiaco (soprattutto a carico del ventricolo destro) caratterizzata da anomalie funzionali e strutturali dovute alla sostituzione del miocardio (il normale tessuto muscolare cardiaco) con tessuto adiposo o fibro-adiposo. Alla base della patologia si trovano diverse anomalie genetiche che causano alterazioni dell’organizzazione dell’assetto cellulare cardiaco che porta alle suddette modificazioni anatomiche.

Dal punto di vista clinico si verificano manifestazioni di tipo aritmico e disfunzionale con carattere progressivo. Questo carattere progressivo della patologia ha come conseguenza il fatto che i pazienti spesso presentano sintomi eterogenei. I più comuni sono palpitazioni, dispnea e sincope.

Nel 30-50% dei casi ha una distribuzione familiare, con trasmissione sia autosomica dominante che recessiva.

Considerando la presentazione clinica eterogenea e la distribuzione segmentale della sostituzione adiposa che rende le indagini bioptiche poco sensibili, risulta difficile stimare in modo accurato la prevalenza di questa condizione.

Le alterazioni tissutali si concentrano prevalentemente nell’area compresa tra il tratto di efflusso del ventricolo destro, l’apice e l’anello tricuspidalico (il cosiddetto triangolo della displasia).

Come effettuare le diagnosi

Sono stati formulati criteri diagnostici che comprendono:

Elementi di storia familiare

ECGgrafici, aritmici, strutturali e istologici

Holter ECG

Ecocardiogramma

Risonanza magnetica nucleare cardiaca

Si può proporre uno studio elettrofisiologico (SEF) per la valutazione della suscettibilità aritmica ventricolare: è possibile determinare quale sia il tipo di aritmia inducibile, la morfologia e se essa sia o no tollerata emodinamicamente. È inoltre utile per la distinzione tra le aritmie idiopatiche del ventricolo destro, con decorso benigno, e la ARVD/C.

Trattamenti

La terapia della ARVD/C  ha come obiettivo innanzitutto la protezione dal rischio aritmico.

Sarà necessario cambiare lo stile di vita, per cui verranno escluse attività fisiche rilevanti, ed effettuare un’attenta valutazione della terapia farmacologica. Quest’ultima include betabloccanti, amiodarone, sotalolo.

È utile effettuare uno studio elettrofisiologico con ablazione transcatetere in caso di aritmie non controllabili con il trattamento medico, tachicardie ventricolari monomorfe con origine ben localizzabile, e per limitare gli eventuali interventi di un defibrillatore impiantato.

In relazione all’impianto di un defibrillatore non esiste un’univoca stratificazione del rischio. Viene proposto a pazienti “sopravvissuti” a un arresto cardiaco, o con aritmie refrattarie al trattamento medico, specialmente se giovani, e in caso di coinvolgimento di entrambi i ventricoli.

Come prevenire

La malattia riconosce un’eziologia genetica e pertanto non può essere prevenuta. Una volta effettuata la diagnosi, il corretto procedimento prevede un’adeguata stratificazione del rischio (in base a criteri anatomici, elettrocardiografici e clinici) al fine di decidere la migliore strategia terapeutica.