Tropicamide

Tropicamide

 

La Tropicamide si usa soprattutto per dilatare la pupilla e bloccare certi muscoli dell’occhio durante specifici esami della vista.

 

Che cos’è la Tropicamide?

La Tropicamide opera rilassando i muscoli dell’occhio per facilitare la dilatazione della pupilla (midriasi).

 

Come si prende la Tropicamide?

La Tropicamide si assume direttamente nell’occhio come un normale collirio.

 

Effetti collaterali della Tropicamide

Tra gli eventuali effetti collaterali della tropicamide troviamo anche:

vista appannata

bruciore

secchezza della bocca

dolore alla testa

nausea

sensibilità alla luce solare

temporaneo dolore pungente

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

mutamenti comportamentali, principalmente nei bambini

male all’occhio

battito cardiaco irregolare o accelerato

pallore o arrossamenti cutanei

rigidità muscolare

fiato corto

vomito

 

Avvertenze

La tropicamide non si deve mai usare in presenza di glaucoma da chiusura d’angolo.

Prima di prenderla è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o a ogni altro medicinale o cibo

degli altri farmaci, dei fitoterapici e degli integratori che si stanno prendendo, nello specifico carbacolo, inibitori oftalmici della colinesterasi e pilocarpina

nell’eventualità in cui si soffra (o si abbia sofferto) di glaucoma o che si sia a rischio di svilupparlo

nell’eventualità di gravidanza o allattamento al seno

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’ovaio

 

Si tratta di un tumore con sede nella zona delle ovaie, ossia quegli organi a destra e a sinistra dell’utero responsabili della produzione di ormoni sessuali femminili estrogeni e progesterone e delle cellule riproduttive ovociti. Il tumore alle ovaie può svilupparsi nelle sue formazioni con connotazioni benigne, intermedie (border line) e maligne di questo tipo di neoplasia.

 

La diagnosi del tumore all’ovaio spesso avviene ad uno stadio già avanzato fino all’addome, le statistiche sono infatti abbastanza chiara e indicano solo un 20% di casi medici studiati in cui tale tumore è diagnosticato al suo stadio precoce quando esso è cioè limitato alle sole ovaie. Ciò avviene a causa del fatto che i suoi sintomi non sono univoci ma possono andare incontro a fraintendimenti medici e i professionisti del settore possono scambiarli con facilità per disturbi digestivi o dolori addominali di altra natura.

 

Le forme benigne hanno la caratteristica di non svilupparsi al di fuori delle ovaie e, quindi, di non produrre metastasi. Nel caso di tumori maligni, invece, le cellule tumorali possono andare a colpire anche i tessuti e gli organi adiacenti (nell’addome e nella regione pelvica) o lontani, attraverso il flusso sanguigno o il sistema linfatico.

 

Esistono tre tipi di tumore ovarico maligno:

  • Tumori epiteliali, che rappresentano circa l’85-90% del totale e si sviluppano dall’epitelio (sottile strato di tessuto che riveste le ovaie)
  • Tumori germinali, rari e più frequenti nelle giovani donne e nelle adolescenti, che si sviluppano dalle cellule deputate alla produzione di ovociti
  • Tumori dello stroma e dei cordoni sessuali, anch’essi rari, che originano dal tessuto di sostegno dell’ovaio, che produce gli estrogeni e il progesterone

 

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio di questo tumore sono:

  1. Familiarità di malattia (5-10% dei casi)

storia familiare di tumore ovarico

associazione fra tumore ovarico e cancro della mammella (mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2 del cancro alla mammella, che aumenta dal 10 al 30% il rischio di tumore alle ovaie);

sindrome di Lynch (HNPCC), che include carcinoma del colon non associato a poliposi, tumore dell’endometrio, dello stomaco, della mammella.

  1. Fattori endocrini

sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi (per alcuni istotipi), obesità, sembrano essere correlati ad un maggior rischio di sviluppo della malattia.

al contrario, multiparità (ossia aver avuto più di un figlio), allattamento al seno e prolungato impiego di contraccettivi estroprogestinici sembrano ridurre il rischio di sviluppare questo tipo di tumore.

  1. Fattori ambientali

esposizione all’asbesto, al talco e all’alcool.

 

Non è attualmente nota alcuna correlazione fra lo sviluppo di questo tumore e l’abitudine al fumo o il consumo di caffeina.

 

Diagnosi

Sebbene non esista un esame attendibile per diagnosticare il tumore dell’ovaio, una serie di indagini possono aiutare il medico ad identificare la presenza della malattia, a partire dalla visita ginecologica.

 

Accanto all’esame clinico, indispensabile l’esecuzione di un’ecografia transvaginale, una metodica non invasiva ben tollerata dalle pazienti, utile per definire l’estensione locale della malattia (il medico inserisce nella vagina un piccola sonda per valutare l’utero sfruttando le onde sonore). Fondamentale inoltre un esame del sangue per valutare il dosaggio del CA125, proteina che risulta aumentata nella maggior parte dei tumori maligni dell’ovaio.

Le indagini strumentali utili per l’approfondimento diagnostico sono:

 

TAC: è una metodica che utilizza radiazioni ionizzanti. Viene usata per la stadiazione della malattia e per l’identificazione di eventuali noduli peritoneali.

Risonanza Magnetica Nucleare (RMN): può essere richiesta in casi selezionati. E’ una metodica non invasiva, che non utilizza radiazioni ionizzanti. E’ in grado di valutare diverse strutture della pelvi e consente di definire in modo preciso la struttura delle masse tumorali.

 

PET: identifica le cellule tumorali in attività e può essere utilizzata nel sospetto di recidiva di malattia.

 

Chirurgia esplorativa: in casi selezionati, il medico può fare ricorso ad un intervento chirurgico allo scopo di confermare la diagnosi di cancro dell’ovaio. In questo modo può ispezionare dall’interno le cavità pelvica e addominale per stabilire la presenza del tumore, attraverso un’incisione piccola (laparoscopia) oppure più estesa (laparotomia). In presenza di tumore, il medico ne identifica la tipologia e ne verifica l’eventuale diffusione. Può anche asportare ed esaminare un numero variabile di campioni di tessuto (biopsie) provenienti dall’addome.

 

Trattamenti

Il trattamento del tumore dell’ovaio in Humanitas avviene con un approccio multidisciplinare, che comprende chirurgia, chemioterapia e radioterapia. La terapia ormonale può essere un’alternativa nelle pazienti che non tollerano regimi citotossici.

 

Chirurgia

Laparotomia – Attraverso un’incisione addominale il chirurgo asporta, nella maggioranza dei casi, le ovaie, l’utero, le tube di Falloppio, una piega di tessuto adiposo detta omento, l’appendice, ed eventualmente le ghiandole linfatiche adiacenti. Il chirurgo esegue inoltre delle biopsie mirate e preleva una piccola quantità di liquido addominale.

 

Esame estemporaneo intraoperatorio – Permette di eseguire un’analisi microscopica dei tessuti (effettuata dall’anatomo patologo) in pochi minuti, consentendo al ginecologo di stabilire durante l’intervento se il tumore è maligno, aumentando così la capacità di eseguire la procedura chirurgica più appropriata ed evitando alla paziente un eventuale re-intervento.

Laparoscopia con eventuale ausilio della chirurgia robotica – E’ una procedura mini-invasiva utilizzata dagli specialisti in Ginecologia di Humanitas in casi selezionati come nella ristadiazione del tumore dell’ovaio (rivalutazione della malattia dopo primo intervento incompleto), che prevede ad esempio l’asportazione di linfonodi e dell’utero.Questa procedura viene utilizzata, in casi selezionati e per alcuni tipi di neoplasia, anche nella terapia conservativa (ossia senza asportazione dell’apparato genitale nelle donne in età fertile) del tumore dell’ovaio negli stadi iniziali.

La procedura laparoscopica e/o robotica viene utilizzata anche dopo un trattamento chemioterapico per asportare l’apparato genitale interno ed i tessuti eventualmente coinvolti (linfonodi, omento, appendice…)

 

​Chemioterapia

Dopo l’intervento chirurgico è previsto un trattamento chemioterapico, in tutti gli stadi di malattia eccetto i più precoci. L’approccio standard prevede la combinazione di due agenti chemioterapici, un derivato del platino (carboplatino o cisplatino) e il paclitaxel, ripetuti per sei cicli a intervalli di tre settimane.

Altri farmaci chemioterapici per il trattamento del cancro dell’ovaio sono il topotecan, la doxorubicina liposomiale pegilata, l’etoposide, la gemcitabina, la vinorelbina, la trabectedina, usati singolarmente o in associazione.

I medici di Humanitas studiano i potenziali nuovi farmaci attraverso protocolli di ricerca clinica.

 

Radioterapia

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. Attualmente il suo utilizzo per il trattamento del cancro dell’ovaio è limitato in caso di recidiva o ripresa di malattia a distanza.

 

Protocolli di ricerca clinica

Humanitas è un “Comprehensive Cancer Center” (Centro Oncologico), in cui una delle attività consiste nel disegno e nello sviluppo di protocolli di ricerca clinica. Si tratta dell’utilizzo controllato di nuove terapie non ancora approvate ufficialmente. I protocolli di ricerca clinica hanno lo scopo di determinare la sicurezza e l’efficacia di una terapia: possono non rappresentare una cura, ma prolungare la vita o migliorarne la qualità. Tali protocolli possono prevedere l’utilizzo di nuove molecole di diversa origine, come chemioterapici o terapie biologiche, la cui azione è mirata al meccanismo di proliferazione cellulare tipico di un preciso tipo di neoplasia (farmaci “intelligenti”). Per avere maggiori informazioni e capire quali protocolli possono essere adatti al proprio caso, è opportuno che il paziente si rivolga al proprio medico di fiducia.

 

Medici

DOMENICO VITOBELLO

Responsabile di Ginecologia

RAFFAELE CAVINA

Responsabile di Sezione – Oncologia medica ed Ematologia

CRISTIANA BONIFACIO

Aiuto – Radiologia diagnostica

BARBARA FIAMENGO

Assistente – Anatomia patologica

ISABELLA MARIA GIOVANNA GARASSINO

Assistente – Oncologia medica ed ematologia

GABRIELE SIESTO

Assistente – Ginecologia

ANGELO TOZZI

Assistente – Radioterapia

Altre unità operative coinvolte:

RADIOTERAPIA E RADIOCHIRURGIA – Responsabile MARTA SCORSETTI

RADIOLOGIA – Responsabile LUCA BALZARINI

MEDICINA NUCLEARE – Responsabile ARTURO CHITI

Tumore dell’utero

Tumore dell’utero

 

Il tumore dell’endometrio è una neoplasia decisamente frequente dell’utero e interessa soprattutto le donne in post-menopausa, quindi la fascia d’età che va dai 50 ai 70 anni. Questo specifico carcinoma è origine del’80% dei casi di tumore dell’utero, mentre i sarcomi rappresentano solo il 5% delle neoplasie maligne.

 

Spesso il tumore dell’endometrio viene diagnosticato a uno stadio iniziale, perché può determinare frequentemente sanguinamenti uterini anomali (tra un ciclo mestruale e l’altro) o dopo la menopausa. Le perdite di sangue comunemente presenti in molte donne che affrontano la menopausa a volte rappresentano il primo segnale di cellule che si stanno trasformando in tessuto tumorale quindi è sempre necessario fare un controllo ginecologico.

 

Fattori di rischio

Le cause del tumore dell’endometrio non sono ancora del tutto chiare. Potrebbero rivestire un ruolo determinante i livelli di estrogeni nel sangue (ormoni femminili prodotti dalle ovaie).

 

Il tumore dell’endometrio è infatti più frequente in donne in cui esistono condizioni lasciano creare la predominanza estrogenica (elevati livelli di estrogeni senza o con bassi livelli di progesterone), quali:

terapia sostitutiva estrogenica non bilanciata

diabete

obesità

presenza di tumori che producono estrogeni

menopausa tardiva

sindrome dell’ovaio policistico

nulliparità

inizio precoce del ciclo mestruale

assenza di ovulazione.

 

Altri fattori di rischio possono essere l’età, il diabete e la sindrome di Lynch, malattia che predispone al tumore dell’utero, dell’ovaio, del colon e dello stomaco.

 

Diagnosi

La fase diagnostica prevede:

valutazione accurata della storia clinica del paziente

visita ginecologica

ecografia transvaginale: è una metodica non invasiva ben tollerata dalle pazienti. Il medico inserisce in vagina un piccola sonda per valutare l’utero sfruttando le onde sonore.

 

Questo esame permette di valutare l’epitelio che riveste la cavità interna dell’utero (rima endometriale) che, se aumentato oltre determinati parametri, merita un approfondimento diagnostico.

 

Isteroscopia: è un esame endoscopico che in Humanitas viene eseguito in regime ambulatoriale con strumenti miniaturizzati, senza necessità di anestesia generale. Permette la visualizzazione diretta dell’interno della cavità dell’utero e consente un prelievo di tessuto endometriale (biopsia).

 

Risonanza Magnetica della pelvi: è una metodica non invasiva, che non utilizza radiazioni ionizzanti. E’lo strumento diagnostico di maggior dettaglio anatomico per lo studio della pelvi, in grado di valutare l’estensione loco-regionale della malattia (tumore primitivo ed eventuali linfoadenopatie) oltre che la struttura della lesione primitiva.

 

TAC del torace e dell’addome: è una metodica che utilizza radiazioni ionizzanti, ed è indispensabile per escludere depositi a distanza della malattia (polmone).

PET: identifica le cellule tumorali in attività e può essere utilizzata in casi dubbi di localizzazioni metastatiche del tumore.

 

Trattamenti

Il trattamento del tumore dell’utero generalmete più utilizzato è quello di entità chirurgica. In Humanitas l’intervento viene eseguito con tecnica mini-ivasiva, ossia senza il taglio sull’addome. Questa metodica si avvale della più moderna tecnologia mondiale, la chirurgia robotica (tecnica standard negli Stati Uniti).

Questa procedura è anche la più usata per tutte quelle pazienti che presentano obesità sia medie che più gravi, dal momento che essa permette di limitare in modo considerevole tutta quella gamma di rischi e pericoli operatori e post-operatori, abbastanza frequenti nelle donne obese.

 

Chirurgia

Intervento mini-invasivo – Il trattamento chirurgico standard prevede l’asportazione dell’utero, delle tube di Falloppio, delle ovaie, ed eventualmente un prelievo di linfonodi adiacenti con un approccio mininvasivo (laparoscopia con eventuale ausilio del robot). Solo in pochi casi si ricorre all’intervento tradizionale (laparotomia).

Esame estemporaneo intraoperatorio – Permette di eseguire un’analisi macroscopica e/o microscopica dei tessuti (effettuata dall’anatomo-patologo) in pochi minuti, consentendo al chirurgo di stabilire durante l’intervento se il tumore è maligno e la sua esatta estensione, aumentando così la capacità di eseguire la procedura chirurgica più appropriata.

 

Esistono anche altre terapie quali chemioterapia, radioterapia, e ormonoterapia.

 

Chemioterapia

La chemioterapia post-operatoria può migliorare la prognosi in pazienti con tumore dell’endometrioin stadio avanzato, o con malattia a elevato rischio di recidiva sistemica: si tratta di tumori con un’istologia poco differenziata (esempio con un grading G3) o con infiltrazione dei vasi sanguigni e/o linfatici.

I farmaci maggiormente utilizzati sono i derivati del platino (cisplatino/carboplatino), il taxolo e l’antraciclina (epirubicina e adriamicina).

Viene inoltre utilizzata nel trattamento della malattia metastatica.

 

Radioterapia

Se la paziente è affetta da una forma aggressiva di tumore dell’utero o se è ad alto rischio di recidiva, può essere necessaria la radioterapia post-operatoria. In casi selezionati, quando la chirurgia è controindicata, il medico può raccomandare la radioterapia invece dell’intervento chirurgico.

La radioterapia può consistere in una radioterapia a fasci esterni o nella brachiterapia. In caso di indicazione a radioterapia esterna, è possibile eseguire la radioterapia a intensità modulata (IMRT) allo scopo di ridurre il danno a carico dei tessuti sani vicini.

Ormonoterapia

Nei casi di malattia avanzata e/o qualora sia controindicato un trattamento chemioterapico, può essere indicata una terapia con progesterone.

 

Protocolli di ricerca clinica

Humanitas è un “Comprehensive Cancer Center” (Centro Oncologico), in cui una delle attività consiste nel disegno e nello sviluppo di protocolli di ricerca clinica. Si tratta dell’utilizzo controllato di nuove terapie non ancora approvate ufficialmente. I protocolli di ricerca clinica hanno lo scopo di determinare la sicurezza e l’efficacia di una terapia: possono non rappresentare una cura, ma prolungare la vita o migliorarne la qualità. Tali protocolli possono prevedere l’utilizzo di nuove molecole di diversa origine, come chemioterapici o terapie biologiche, la cui azione è mirata al meccanismo di proliferazione cellulare tipico di un preciso tipo di neoplasia (farmaci “intelligenti”). Per avere maggiori informazioni e capire quali protocolli possono essere adatti al proprio caso, è opportuno che il paziente si rivolga al proprio medico di fiducia.

 

Trials

Studio di fattibilità della radioterapia stereotassica body sbrt per pazienti con linfonodi metastatici per neoplasie genito urinarie gastro-enteriche e ginecologiche.

 

Medici

DOMENICO VITOBELLO

Responsabile di Ginecologia

RAFFAELE CAVINA

Responsabile di Sezione – Oncologia medica ed Ematologia

CRISTIANA BONIFACIO

Aiuto – Radiologia diagnostica

BARBARA FIAMENGO

Assistente – Anatomia patologica

ISABELLA MARIA GIOVANNA GARASSINO

Assistente – Oncologia medica ed ematologia

GABRIELE SIESTO

Assistente – Ginecologia

ANGELO TOZZI

Assistente – Radioterapia

Altre unità operative coinvolte:

RADIOTERAPIA E RADIOCHIRURGIA – Responsabile MARTA SCORSETTI

RADIOLOGIA – Responsabile LUCA BALZARINI

MEDICINA NUCLEARE – Responsabile ARTURO CHITI

Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

 

Con il termine medico tumori ginecologici si intendono tutte quelle neoplasie che affliggono soprattutto il sesso femminile e colpiscono la zona relativa all’utero (endometrio e cervice uterina) e le ovaie. Il tumore della cervice uterina – la parte inferiore dell’utero – è molto diffuso e rappresenta nel mondo la prima causa di morte per tumore ginecologico. Il tumore a carico dell’utero più frequente è quello dell’endometrio, comune soprattutto in post menopausa. Il tumore delle ovaie può essere di tipo maligno o benigno e coinvolge quei piccoli organi, collocati a destra e a sinistra dell’utero, deputati alla produzione degli ormoni sessuali femminili e degli ovociti.

 

Quali sono le cause dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule che si trasformano in cellule maligne. L’infezione da Papilloma Virus (HPV) è uno dei maggiori fattori di rischio da tenere in considerazione perchè insieme ad tipologie di infezione del tratto genitale rientra proprio tra le cause scatenanti del tumore della cervice uterina.

 

Le cause del tumore dell’endometrio non sono ancora note del tutto, tra i fattori predisponenti la predominanza estrogenica (elevati livelli di estrogeni senza o con bassi livelli di progesterone); una condizione comune per esempio nei casi di obesità, diabete, menopausa tardiva.

Il tumore dell’ovaio ha invece forte familiarità, altri fattori di rischio sono: sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi e obesità.

 

Quali sono i sintomi dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è soventemente – soprattutto nelle prime fasi – asintomatico. Eppure i segnali sintomatici non sono poi così chiari: sanguinamenti vaginali (al di fuori del ciclo), inusuali perdite vaginali, dolore a livello pelvico e durante i rapporti sessuali.

 

Anomali perdite di sangue vaginale (al di fuori del ciclo o in menopausa) sono il sintomo tipico anche del tumore dell’endometrio.

Anche il tumore delle ovaie non ha sintomi specifici, facilmente confondibili con disturbi a livello di digestione o dolori addominali di altra natura.

 

Come prevenire i tumori ginecologici?

Proteggersi dall’Infezione da HPV e dalle altre infezioni del tratto genitale può essere di aiuto nella prevenzione del tumore della cervice uterina, anche se l’uso del preservativo non esclude del tutto la trasmissione del virus.

 

Per saperne di più

Tumori della cervice uterina

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’utero

Ulipistral

Ulipistral

 

L’ulipistral si usa per evitare una gravidanza dopo un rapporto sessuale non protetto o nel caso in cui si pensi che i metodi contraccettivi usati potrebbero non aver funzionato.

 

Che cos’è l’ulipistral?

L’ulipistral disturba l’azione del progesterone, però il suo preciso meccanismo di funzionamento non si conosce.

Si sa che può prevenire la gravidanza arrestando o ritardando l’ovulazione o modificando la parete dell’utero in maniera da prevenire l’impianto di un probabile ovulo fecondato.

 

Come si prende l’ulipistral?

L’ulipistral si prende per bocca, in forma di pastiglie da prendere entro 5 ore dal rapporto sessuale a rischio.

 

Effetti collaterali dell’ulipistral

L’ulipistral può far diminuire l’efficacia dei anticoncezionali ormonali.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

cambiamenti del flusso o della durata del ciclo mestruale

capogiri

dolore alla testa

nausea

dolore allo stomaco

stanchezza

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore se 3-5 settimane dopo averlo preso appare un intenso male nella parte bassa dell’addome e in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

mancanza del ciclo mestruale

dolori mestruali

spotting in mancanza di mestruazioni

 

Avvertenze

L’ulipistral non si deve prendere in presenza di gravidanza (prima dell’assunzione è meglio fare un test di gravidanza) o menopausa, se è già stato preso nel ciclo mestruale corrente e se si stanno prendendo barbiturici, bosentan, carbamazepina, felbamato, griseofulvina, fenitoina, rifampicina, iperico o altri medicinali che potrebbero minimizzarne l’efficacia.

Il medicinale può alterare le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e da certi farmaci.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico antifungini azolici, barbiturici, bosentan, carbamazepina, dexametasone, efavirenz, felbamato, griseofulvina, idantoine, modanafil, nevirapina, oxcarbazepina, primidone, rifamicine, iperico, topiramato, dabigatran, digossina e anticoncezionali ormonali

in presenza di gravidanze ectopiche

se non si ha ancora avuto il primo ciclo mestruale

in presenza di sovrappeso

in presenza di gravidanza o allattamento

Uova di Gallina

Uova di Gallina

 

Che cosa sono le uova di gallina?

Si tratta del prodotto del ciclo riproduttivo della femmina del Gallus gallus. È uno dei cibi più consumati al mondo.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 grammi di uova di gallina intere danno 128 Calorie suddivise così:

39% proteine

61% lipidi

Nello specifico, in 100 grammi di uova di gallina abbiamo:

77,1 g di acqua

12,4 g di proteine

8,7 g di lipidi, tra cui 3,17 g di grassi saturi, 2,58 g di grassi monoinsaturi e 1,26 g di grassi polinsaturi (0,04 g di acido alfa-linolenico e 0,06 g di acido linoleico)

371 mg di colesterolo

tracce di carboidrati

Tra le vitamine e i minerali, 100 g di uova di gallina danno:

0,3 mg di riboflavina

0,1 mg di niacina

0,09 mg di tiamina

225 µg di vitamina A (retinolo equivalenti); questa quantità cambia decisamente in base al mangime che consumano le galline

210 mg di fosforo

137 mg di sodio

133 mg di potassio

48 mg di calcio

13 mg di magnesio

1,5 mg di ferro

1,2 mg di zinco

5,8 µg di selenio

 

Le uova costituiscono fonte di colina e di luteina/zeaxantina.

 

Quando non consumare le uova di gallina?

Non sono note interazioni fra il consumo di uova di gallina e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è sempre meglio farsi consigliare dal proprio dottore.

 

Stagionalità delle uova di gallina

Le uova di gallina si trovano in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Grazie alle loro proprietà nutrizionali, le uova possono collaborare a rimpinguare l’organismo con le vitamine e i minerali di cui ha necessità per soddisfare i fabbisogni delle cellule e per tenere i muscoli in salute (sono origine di proteine di buona qualità). L’alto apporto proteico di questo cibo facilita anche la sazietà, risultando così utile per mantenere il peso forma o per dimagrire. I loro micronutrienti favoriscono anche la promozione del giusto funzionamento del sistema nervoso e di quello immunitario e a difendere la salute della cute e della vista. Inoltre la colina che è contenuta nelle uova collabora alla riduzione dei livelli di omocisteina, molecola collegata a una crescita del pericolo cardiovascolare.

Le uova costituiscono però fonte di dosi alte di colesterolo. Per questa ragione non bisogna mai esagerare nel loro consumo, principalmente dei tuorli.

L’allergia all’uovo è una delle allergie alimentari più comuni tra i bambini.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo delle indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Vaginite

Vaginite

 

La vaginite è un disturbo medico che consisten in un’infezione più o meno grave della vagina che si manifesta con specifiche secrezioni dal colore bianco o giallastro, anche dal cattivo odore, e comporta in taluni casi anche fastidiose sensazioni di prurito e bruciore. I cambiamenti del ph vaginale influiscono notevolmente sul suo manifestarsi, in quanto essi limitano sensibilmente la regolarità fisiologica dei batteri normalmente presenti, in vagina, favorendo l’ingresso di germi patogeni. La vaginite può essere causata da batteri (Gardnerella), funghi (Candida) e protozoi (Trichomonas), ma può anche essere provocata da alterazioni ormonali (come la riduzione dei livelli di estrogeni del periodo post-menopausale).

 

Che cos’è la vaginite?

Esistono diversi tipi di vaginite. Le cause più comuni sono:

batteri

funghi

parassiti

utilizzo di prodotti irritanti

alterazioni ormonali

 

Quali sono le cause della vaginite?

Alla base della vaginite possono esserci diverse cause. Si possono quindi distinguere:

La vaginite batterica: generalmente i batteri “buoni” presenti nella vagina sono più numerosi dei batteri “cattivi”. Può capitare che, però, i batteri “cattivi” aumentino eccessivamente di numero sconvolgendo l’equilibrio della flora batterica vaginale, e causando la vaginite batterica.

La vaginite da funghi: si verifica quando l’equilibrio vaginale subisce dei cambiamenti (per esempio dopo una terapia antibiotica) che permettono a specifici funghi – di solito la candida albicans – di attecchire.

La vaginite da parassiti: è causata tipicamente da un protozoo chiamato Trichomonas vaginalis. È una delle più comuni infezioni sessuali: il microrganismo di solito infetta il tratto urinario negli uomini in modo asintomatico e viene poi trasmesso alla donna attraverso il rapporto sessuale.

La vaginite non infettiva: diversi prodotti – detergenti intimi, detersivi per lavatrice, assorbenti, tamponi interni, spray vaginali, lavande, prodotti spermicidi – possono irritare i tessuti della vagina.

Si definisce infine “vaginite atrofica” l’infiammazione della vagina causata da alterazioni ormonali (disturbo piuttosto frequente dopo la menopausa).

La vaginite attinica: è l’infiammazione della vagina creata da terapie radianti, effettuate nella cura di alcuni tumori.

 

Quali sono i sintomi della vaginite?

I sintomi della vaginite possono includere:

cambiamento di colore, odore e/o quantità di secrezioni vaginali

prurito e/o bruciore

dolori o irritazione durante i rapporti sessuali

minzione dolorosa

leggeri sanguinamenti

 

Determinati sintomi possono aiutare a distinguere il tipo di vaginite:

  • nel caso della vaginite batterica il primo segnale di presenza di tale disturbo è costituito da tutte quelle perdite dal cattivo odore e dal colore bianco-grigiastro. L’odore può essere simile a quello del pesce e può risultare più forte dopo il ciclo mestruale o in seguito a un rapporto sessuale;
  • nella vaginite da funghi il sintomo principale è il prurito vulvo/vaginale, accompagnato da secrezioni bianche e consistenti (simili alla ricotta);
  • nella vaginite da tricomoniasi il sintomo principale è dato da secrezioni che possono andare dal giallognolo al verdastro, e possono essere schiumose. Si accompagna in genere a bruciori vulvo-vaginali.

 

Come prevenire la vaginite?

La prevenzione della vaginite è fondamentale e si attua tramire alcuni utili e sani gesti o abitudine da proporre nella propria routine quotidiana.

Evitare le irrigazioni vaginali se non necessarie: la vagina richiede una normale pulizia, alla pari delle altre parti del corpo. Sottoporre la vagina a lavaggi troppo intensi – come le irrigazioni vaginali – può sconvolgere l’equilibrio dei batteri in essa normalmente presenti e aumentare il rischio d’infezioni.

Dopo aver fatto uso della toilette, è buona regola pulirsi dal davanti verso il dietro, e non il contrario: in questo modo si evita la diffusione di batteri fecali alla vagina.

Nel lavarsi, preferire la doccia al bagno: sciacquare bene il detergente utilizzato e asciugare bene per evitare il ristagno di umidità. Non usare saponi troppo aggressivi.

Utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali aiuta a evitare le vaginiti che si trasmettono sessualmente.

 

Diagnosi

A volte è la stessa sintomatologia riferita dalla paziente a permettere la diagnosi da parte dello specialista. Ovviamente è molto utile l’esame specialistico ginecologico. Se necessario, durante l’esame, lo specialista potrà prelevare un campione di secrezioni da far analizzare in laboratorio per confermare il tipo di vaginite.

 

Trattamenti

Considerata la molteplicità di cause della vaginite, diversi sono i trattamenti a cui è possibile sottoporre le pazienti.

Nel caso della vaginite batterica, potrà essere prescritto un trattamento a base di antibiotici da assumere per bocca o da applicare localmente (sotto forma di crema, ovuli o gel). La terapia dura in genere 5-7 giorni.

La vaginite da funghi viene in genere trattata con farmaci antimicotici. La somministrazione può essere effettuata per via orale o locale (creme, ovuli, tavolette o capsule vaginali).

 

Contro la vaginite da tricomoniasi viene in genere prescritto l’uso di antibiotici per via orale, ma esistono anche trattamenti specifici topici.

La vaginite atrofica può essere trattata efficacemente mediante l’utilizzo di estrogeni sotto varie forme (compresse, gel, creme, cerotti). L’utilizzo degli estrogeni deve sempre essere valutato dallo specialista ed evitato in presenza di controindicazioni. Laddove non è possibile prescrivere terapie ormonali, ci si limiterà all’utilizzo di prodotti emollienti e lubrificanti. Questi stessi prodotti, sono quelli utilizzati per lo più anche nella vaginite da raggi.

Per trattare la vaginite non infettiva è necessario individuare – e rimuovere – la fonte di irritazione.

 

Valganciclovir

Valganciclovir

 

Il valganciclovir si usa per curare le infezioni dell’occhio provocate da citomegalovirus in persone affette da AIDS.

Viene anche usato per prevenire il citomegalovirus nelle persone a rischio alto che hanno subito un trapianto di reni, cuore o reni-pancreas.

 

Che cos’è il valganciclovir?

Si tratta di un profarmaco che una volta preso si tramuta in ganciclovir a livello di fegato e intestino. È questo principio attivo che svolge la vera e propria azione antivirale. Nello specifico, il ganciclovir blocca la sintesi del DNA del citomegalovirus, fermandone sviluppo e riproduzione.

 

Come si prende il valganciclovir?

Il valganciclovir si prende per bocca, dopo aver mangiato.

 

Effetti collaterali del valganciclovir

Il vangaciclovir può provocare seri disturbi al midollo osseo. È anche stato collegato all’insorgenza del cancro e al rigetto di certi organi trapiantati.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

diarrea

dolore alla testa

nausea

dolore allo stomaco

problemi del sonno

vomito

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

confusione

urine scure

problemi di coordinazione

allucinazioni

battito cardiaco irregolare

cambiamenti d’umore o del comportamento

debolezza muscolare

intorpidimento o pizzicore alla cute, alle mani o ai piedi

pallore

convulsioni

dolore alla testa, capogiri o sonnolenza intensi o continui

gonfiori di braccia o gambe

emorragie

sintomi di un’infezione in corso

disturbi renali

tremori

movimenti instabili

stanchezza o debolezza eccessive

disturbi alla vista

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

Il valganciclovir potrebbe non essere indicato in presenza di livelli molto bassi di globuli rossi, bianchi o piastrine, in presenza di dialisi e se si sta prendendo ganciclovir.

 

Prima di prendere valganciclovir è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale (nello specifico al ganciclovir), a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico zidovudina, medicinali potenzialmente nocivi per i reni, micofenolato mofetile, acido micofenolico, probenecid, didanosina e ogni medicinale che potrebbe provocare disturbi al midollo osseo o indebolire il sistema immunitario

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi renali, citomegalovirus congenito, disturbi alle cellule del sangue, alle piastrine o al midollo osseo

in presenza di trapianto di cuore, di reni o di reni-pancreas

in presenza di radioterapia o chemioterapia (anche recente)

in presenza di disidratazione

in presenza di gravidanza o allattamento

Il medicinale può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e certi farmaci.

 

Durante la cura è meglio evitare la disidratazione e fare tutti agli esami consigliati dal dottore.

Inoltre le donne fertili e gli uomini devono usare efficaci metodi contraccettivi sia quando prendono il farmaco, che per almeno 30 (nel caso delle donne) o 90 (nel caso degli uomini) giorni dopo all’interruzione della cura.

È meglio avvertire dottori, chirurghi e dentisti dell’assunzione di valganciclovir.

Vandetanib

Vandetanib

 

Il vandetanib si usa nella terapia del carcinoma midollare della tiroide.

 

Che cos’è il vandetanib?

Si tratta di un inibitore degli enzimi chinasi. Opera prevenendo lo sviluppo delle cellule tumorali.

 

Come si prende il vandetanib?

Il vandetanib si assume per bocca.

 

Effetti collaterali del vandetanib

Il vandetanib può provocare gravi emorragie e accrescere il pericolo di ictus. Può anche provocare gravi rash cutanei, accrescere la sensibilità della cute al sole e incrementare il pericolo di gravi scompensi cardiaci, di sindrome leucoencefalopatica e di patologie interstiziali polmonari.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

acne

diarrea

secchezza della bocca

secchezza cutanea

caduta dei capelli

dolore alla testa

perdita dell’appetito

leggero dolore o disturbo allo stomaco

alterazioni nell’aspetto delle unghie

nausea

alterazioni del gusto

stanchezza

infezioni delle vie aeree superiori

vomito

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

ferite che non si rimarginano

pensieri o ragionamenti preoccupanti o inusuali

sangue nelle urine o nell’espettorato

svenimenti

battito cardiaco accelerato o irregolare

febbre, brividi o dolore alla gola continuo

dolori articolari

senso di avere la testa leggera

disturbi psicologici o del comportamento

piaghe o vesciche in bocca

dolori, spasmi o crampi muscolari

intorpidimento o pizzicore a labbra, lingua, dita delle mani o piedi

tosse intensa o continua

diarrea, capogiri, dolore alla testa, stanchezza o debolezza intensi o continui

indolenza

repentini disturbi di coordinazione, a camminare o di equilibrio

pizzicore, male, arrossamento o gonfiore dei palmi delle mani o della pianta dei piedi

emorragie o lividi

stanchezza inusuale

disturbi alla vista

vomito che sembra caffè

 

Controindicazioni e avvertenze

Il vandetanib può non essere indicato in caso di certe anomalie del battito cardiaco, di uno scompenso cardiaco non monitorato, di disturbi epatici, di bassi livelli ematici di potassio, calcio o magnesio e in presenza di emorragie o in casp di sangue nell’espettorato.

Inoltre non si dovrebbe prendere combinato con l’iperico, con antiaritmici o con ogni medicinale che incrementi il pericolo di allungamento dell’intervallo QT.

L’assunzione del medicinale può alterare la capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi; questo effetto può aggravarsi con alcolici e certi farmaci.

 

Prima di cominciare la cura con vandetanib è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico medicinali per le allergie, l’asma o altri disturbi respiratori, disturbi cardiaci, dipendenza dai narcotici, nausea o vomito, dolore, convulsioni, sindrome di Tourette e immunosoppressori, cura ormonale sostitutiva o iperico

se si soffre (o si ha sofferto) di allungamento dell’intervallo QT o altri disturbi cardiaci, problemi renali, polmonari, respiratori o emorragici, pressione elevata, cambiamenti nei livelli di elettroliti nel sangue, ipotiroidismo, livelli alti di TSH, sangue nell’espettorato, disturbi cutanei, diarrea, globuli bianchi o piastrine bassi

in presenza di infarto o ictus

in presenza di casi di prolungamento dell’intervallo QT in famiglia

in presenza di gravidanza o allattamento

 

È fondamentale avvertire i dottori, i chirurghi e i dentisti che si è in cura con vandetanib.

Le donne in età fertile devono fare uso di anticoncezionali efficaci sia durante la terapia che nei 4 (o più) mesi dopo averla smessa.

Varici orbitarie

orbital varices

 

The orbital varices are the most frequent irregularities of the blood vessels of the eye orbit. Most of the time affecting one half of the face and are to be located in the superior-nasal quadrant of the eye.

 

What are the orbital varices?

The disease is characterized by swelling of one or more venous vessels ( “caput medusae”).

The expansion may be visible if detected in the eyelids or under the conjunctiva. Often the problem can extend to the orbit.

Bleeding and thrombosis are among the possible complications.

 

What are the causes of orbital varices?

The varicose veins may be formed as a result of various causes, such as a weakness of the wall of the vessels of congenital origin or as a result of factors such as compression by the tumor, an arterial aneurysm, an arteriovenous malformation, a trauma or infection that involves the wall of the vein. The obstruction of a vein is another possible cause that can be present alone or in conjunction with the weakness of the vessel wall.

 

What are the symptoms of orbital varices?

Onset of a orbital varices occurs with a protrusion of the eyeball non-pulsating, not associated with murmurs and intermittently. Since the orbital veins are devoid of valves, the protrusion is reversible. A cause or aggravate the disease is the increased venous pressure, associated, for example, coughing, in efforts or forced exhalation against a closed glottis (the so-called Valsalva maneuver).

 

Diagnosis

The diagnosis is clinical and to do so it is essential to perform the Valsalva maneuver (forced expiration against a closed glottis).

Other tests that may be prescribed by your doctor are:

visual field examination

Visit orthoptics

Magnetic resonance imaging of the orbits so we can thoroughly study the extent of the lesion within them

multidisciplinary consulting

 

treatments

Treatment is exclusively surgical and expects “occlusion” of varicose veins and is indicated in cases of thrombosis repeated, pain, severe protrusion of the eyeball and optic nerve compression.

The surgery is very complex and often does not run in a complete way because these injuries are fragile and tend to bleed easily enough.

 

Prevention

There are unfortunately preventive measures.

Vemurafenib

Vemurafenib

 

S’impiega nel trattamento di alcune forme di tumore alla pelle.

 

Che cos’è il vemurafenib?

Esso esplica la sua azione bloccando l’azione di un enzima che, se mutato, promuove la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali, nonché la formazione di metastasi.

 

Come si assume il vemurafenib?

Si assume per via orale, sotto forma di compresse (da deglutire intere accompagnate da un bicchiere d’acqua).

 

Effetti collaterali del vemurafenib

Può aumentare il rischio di sviluppare alcuni tipi di tumori cutanei e aumentare la sensibilità della pelle alla luce solare.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

scariche di diarrea

costipazione

capogiri

cute secca

perdita dei capelli

mal di testa

dolori a livello articolare

perdita dell’appetito

senso di nausea

cambiamenti del gusto

ispessimento della cute

sensazione di stanchezza

conati di vomito

stato di debolezza

 

È raccomandabile contattare subito un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

insolita raucedine

bruciore, intorpidimento o pizzicori

dolore, gonfiore o arrossamento degli occhi

svenimenti

battito accelerato o irregolare

stato febbrile

sensazione di testa leggera

vesciche in bocca

dolori a livello muscolare

debolezza, dolori o crampi a livello muscolare

pelle rossa, gonfia, con vesciche o che si desquama

sintomi convulsivi

capogiri o mal di testa forti o persistenti

gonfiore a mani, piedi o caviglie

stato di disidratazione

problemi ai reni

pancreatite

pizzicore, dolore, arrossamento o gonfiore dei palmi delle mani o delle piante dei piedi

problemi visivi

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicato se vi sono alcune irregolarità del battito cardiaco o altre anomalie nei livelli di elettroliti nel sangue. Inoltre non dovrebbe essere assunto contestualmente ad asenapina, citalopram o qualsiasi altro farmaco che può aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT.

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti, in particolare quelli a base di caffeina

se si soffre (o si è sofferto in passato) di problemi cardiaci, pressione alta, diabete, svenimenti, problemi epatici o renali, cancro alla pelle, vomito, diarrea, disidratazione, disturbi dell’alimentazione, problemi ai nervi o al sistema nervoso, problemi agli occhi o alla vista, disturbi al pancreas, bassi livelli di elettroliti nel sangue o problemi alla pelle

in caso di esposizione cronica alla luce sole

se si è a rigida dieta

se si assume caffeina

in presenza di casi in famiglia di prolungamento dell’intervallo QT o di morte improvvisa prima dei 59 anni a causa di problemi cardiaci

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Può compromettere le capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto indesiderato può essere aggravato dall’alcol e da alcuni medicinali.

Le donne fertili e gli uomini devono utilizzare appropriati metodi anticoncezionali sia quando assumono il farmaco, sia almeno per i 2 mesi successivi all’interruzione della cura.

È importante informare medici, chirurghi e dentisti del suo utilizzo.

Venlafaxina

Venlafaxina

 

S’impiega nel trattamento della depressione, dell’ansia e degli attacchi di panico.

 

Che cos’è la venlafaxina?

E’ un inibitore della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SSNRI), che esplica la sua azione influenzando i livelli cerebrali di molecole che, se presenti in quantità sbilanciate, possono condurre alla depressione.

 

Come si assume la venlafaxina?

Si somministra per via orale, a stomaco pieno.

 

Effetti collaterali della venlafaxina

Può generare falsi positivi nei test antidroga. Inoltre, se assunto insieme a Fans, può aumentare il rischio di emorragie.

Fra gli altri suoi possibili effetti collaterali si possono includere:

mal di testa

ansia

nervosismo

battito accelerato

tremori

stato di insonnia

sogni strani

senso di stanchezza

sudorazione in aumento

problemi alla sfera sessuale

problemi alla vista

senso di nausea

conati di vomito

scariche di diarrea

variazioni dell’appetito

variazioni del peso

fauci secche

sbadigli

capogiri

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

vista appannata o a tunnel o presenza di aloni attorno a luci

gonfiore o dolore agli occhi

lividi

tosse

sintomi convulsivi

sintomi di livelli eccessivi di serotonina: agitazione, allucinazioni, febbre, riduzione delle capacità di coordinazione, sensazione di instabilità, battito cardiaco accelerato, riflessi iperattivi, nausea, vomito e diarrea

forti reazioni nervose (come rigidità muscolare, febbre alta, confusione o tremori)

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicata in presenza di glaucoma ad angolo stretto o in caso di iniezioni di blu di metilene. Non deve essere altresì assunta durante l’allattamento e in caso di trattamento con un MAO inibitore nei 14 giorni precedenti.

Prima di assumerla è importante notiziare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco (in particolare alla desvenlafaxina), ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare iperico, tramadolo, triptofano, anticoagulanti, altri antidepressivi Fans, cimetidina, farmaci contro i disturbi dell’umore o psicofarmaci e medicinali contro l’emicrania)

se si sta transitando dal trattamento con altro depressivo alla venlafaxina

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di disturbo bipolare, cirrosi o altri problemi epatici, , pressione o colesterolo alti, diabete, glaucoma ad angolo stretto, malattie della tiroide, convulsioni, malattie renali o cardiache, malattie del sangue o disturbi della coagulazione o bassi livelli ematici di sodio

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Prima che il trattamento esplichi il suo effetto possono essere necessarie anche 4 settimane. L’assunzione del medicinale non deve essere sospesa, in alcun caso, senza la preventiva autorizzazione del medico.

Può alterare i tempi di reazione ed i suoi effetti collaterali possono essere aggravati dall’alcol.

Vilazodone

Vilazodone

 

Il vilazodone si usa soprattutto nella cura della depressione.

 

Che cos’è il vilazodone?

Si tratta di un antidepressivo. Si ritiene che operi accrescendo l’attività del neurotrasmettitore serotonina, facilitando così il miglioramento dell’umore.

 

Come si prende il vilazodone?

Il vilazodone si prende per bocca.

 

Effetti collaterali del vilazodone

Il vilazodone viene collegato al pericolo di comparsa della sindrome serotoninergica. Può anche accrescere il pericolo di emorragie, di disturbi agli occhi e di mancanza di sodio nel sangue.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

diarrea

capogiri

sonnolenza

secchezza della bocca

nausea

dolore allo stomaco

insonnia

vomito

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

alterazioni del comportamento

urine scure

coordinazione diminuita

disturbi nella sfera sessuale

svenimenti

allucinazioni

battito cardiaco irregolare

comparsa di agitazione, ansia, depressione, attacchi di panico, aggressività, impulsività, irritabilità, ostilità, sensazione di benessere eccessivo, irrequietezza, insonnia o incapacità a stare fermi o peggioramento di disturbi di questo tipo preesistenti

convulsioni

capogiri seri o persistenti

istinti suicidi

emorragie

tremori

 

Controindicazioni e avvertenze

Il vilazodone non è indicato in presenza di assunzione di linezolid o di MAO inibitori nei 14 giorni prima della sua assunzione.

L’assunzione del medicinale può alterare la capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi; questo effetto può aggravarsi consumando alcolici e certi farmaci.

 

Prima della terapia con vilazodone è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico medicinali che contengono blu di metilene, farmaci per le allergie, pillola abortiva, farmaci contro dolore, allergie, sindrome di Cushing, depressione o altri disturbi psicologici, problemi cardiaci, epatite C, HIV, infezioni, emicrania, nausea o vomito, disturbi gastrointestinali, gonfiore o ritenzione idrica o per perdere peso, anticovulsivanti, anticoagulanti, infusi alle erbe, coenzima Q10, aglio, ginseng, gingko e iperico

se si soffre (o si ha sofferto) di ipovolemia, pressione bassa, sodio basso nel sangue, disidratazione, disturbo bipolare o altri disturbi psicologici, abuso di alcolici o di sostanze, problemi epatici o renali, problemi emorragici, incremento della pressione nell’occhio, glaucoma o convulsioni

in presenza di disturbo bipolare o altri disturbi psicologici, istinti suicidi abuso di alcolici o di sostanze in famiglia

se si consumano alcolici

in presenza di istinti suicidi

nel caso in cui si segua una dieta a basso contenuto di sodio

in presenza di gravidanza o allattamento

 

È fondamentale avvertire dottori, chirurghi e dentisti dell’assunzione di vilazodone.

Viomicina

Viomicina

 

La viomicina è un ingrediente del cocktail di medicinali usato per ostacolare le infezioni provocate dal Mycobacterium tubercolosis.

 

Che cos’è la viomicina?

Si tratta di una tuberactinomicina. Opera disturbando la sintesi delle proteine da parte dei batteri. Per riuscirci si lega alla superficie dei loro ribosomi, organuli addetti precisamente alla sintesi delle proteine.

 

Come si prende la viomicina?

Di solito la viomicina si assume tramite infusioni in vena.

 

Effetti collaterali della viomicina

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore nel caso in cui prendere la viomicina dovesse provocare:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di prendere la viomicina è fondamentale avvertire sempre il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi

delle patologie di cui si soffre (o si ha sofferto)

in presenza di gravidanza o allattamento

Visita cardiochirurgica

Visita cardiochirurgica

 

La visita cardiochirurgica è un passaggio fondamentale per la preparazione del paziente cui è stato già diagnosticato un problema cardiaco e circolatorio per la cui soluzione è necessario un intervento chirurgico, per la pianificazione dei tempi e delle modalità dell’intervento. La consulenza cardiochirurgica (di controllo) è utile al monitoraggio delle fasi successive all’intervento.

 

A cosa serve la visita cardiochirurgica?

La visita Cardiochirurgica consente di acquisire informazioni e predisporre trattamenti specifici per il paziente candidato a interventi chirurgici al cuore per malattie coronariche:

-esecuzione di by-pass coronarici per la cura della cardiopatia ischemia

-terapia delle cardiopatie congenite a livello atriale e dei tumori che interessano il cuore

-riparazione o sostituzione delle valvole cardiache (chirurgia valvolare o chirurgia della valvulopatie)

-terapia degli aneurismi dell’aorta toracica

-trattamento su ventricoli per la risoluzione di difetti cardiaci congeniti o acquisiti

-trattamento chirurgico della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco

-impianto di pacemaker e altri strumenti impiantabili per il controllo delle disfunzioni cardiache

-monitorare i pazienti portatori di device o di protesi.

 

Come si svolge la visita cardiochirurgica?

Il paziente viene accolto da un team specializzato che raccoglie il maggior numero di informazioni possibili sulla storia e sullo stile di vita dell’assistito: alimentazione, vizio del fumo, livello di attività fisica e di sedentarietà, eventuali patologie in corso, interventi precedenti, casi in famiglia di patologie cardiache, assunzione di farmaci.

Successivamente vengono prescritti tutti i test di laboratorio necessari per i pazienti che necessitano di approfondimenti diagnostici prima dell’intervento: esami del sangue, esami radiologici, esami cardiologici.

Lo staff sanitario provvede poi ad acquisire tutti i dati e parametri clinici per stabilire il profilo del paziente candidato all’intervento chirurgico, per pianificare e definire la tipologia di intervento più adatto alla patologia, alla disfunzione cardiaca diagnosticata, alle condizioni e all’età del paziente, per procedere ad una valutazione del rischio tromboembolico ed emorragico del paziente in modo da eseguire l’intervento in sicurezza.

 

Sono previste norme di preparazione?

Non sono previste norme di preparazione, il paziente è invitato a portare con sé eventuali esami effettuati su richiesta del proprio medico curante e un promemoria in cui sono indicati tutti i farmaci che sta assumendo.

Visita ortopedica a mano o polso

Visita ortopedica a mano o polso

 

La visita ortopedica della mano o del polso è una visita specialistica condotta da un medico ortopedico che permette di identificare problemi a carico delle ossa, dei muscoli, dei nervi o dei tendini presenti nella mano e nel polso.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica della mano o del polso?

 

La visita ortopedica della mano o del polso serve a diagnosticare i problemi alla base di disturbi come dolori, irrigidimenti e intorpidimenti.

Fra le problematiche che possono essere identificate sono incluse la degenerazione di ossa, articolazioni, muscoli o tendini, deformità di origine reumatica o artrosica, compressione di nervi (ad esempio la sindrome del tunnel carpale), infiammazioni, tumori e conseguenze di traumi (anche di origine sportiva).

 

 

Come si svolge la visita ortopedica della mano o del polso?

 

Durante la visita ortopedica della mano o del polso il medico si informa sulla storia personale e clinica del paziente (età, lavoro, attività fisica, traumi e patologie pregresse) e sui sintomi con cui ha a che fare.

All’anamnesi segue l’esame obiettivo, che può prevedere la palpazione manuale e l’esecuzione di test per verificare le capacità di movimento. Se disponibili, saranno esaminate anche radiografie o i referti di altri esami diagnostici condotti in precedenza.

Al termine della visita, che ha una durata tipica di 15-30 minuti, il medico può prescrivere ulteriori accertamenti (ad esempio ecografie, elettromiografie, Tac, risonanze magnetiche) o trattamenti specifici, a volte chirurgici.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica della mano o del polso non richiede alcuna preparazione. Il paziente è però invitato a portare con sé i referti di eventuali indagini strumentali condotte in precedenza (ad esempio recenti radiografie del polso).

Visita ortopedica al ginocchio

Visita ortopedica al ginocchio

 

La visita ortopedica del ginocchio è una visita specialistica condotta da un medico ortopedico sull’articolazione del ginocchio.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica del ginocchio?

 

Questa visita specialistica permette di identificare o quantomeno ipotizzare le cause di dolori, rigidità, blocchi, instabilità e difficoltà a camminare associate al ginocchio.

Fra le patologie che possono portare nell’ambulatorio di un ortopedico per una visita del ginocchio sono incluse l’artrosi, il ginocchio varo o il ginocchio valgo, disturbi alla rotula, lesioni del menisco o dei legamenti crociati, la borsite della zampa d’oca e la sindrome della Benderella ileotibiale.

Al termine della visita il medico potrebbe prescrivere indagini diagnostiche di approfondimento, come tac, ecografie o risonanze magnetiche.

 

 

Come si svolge la visita ortopedica del ginocchio?

 

Durante la visita al ginocchio il medico si informerà sullo stile di vita del paziente (ad esempio sul tipo di lavoro e di sport svolti), sulla sua storia clinica e sui sintomi di cui soffre. In seguito valuterà l’aspetto generale del ginocchio in posizione eretta e la sua morfologia, per poi proseguire con una palpazione. Infine verrà valutata la mobilità dell’articolazione. La visita è in genere estesa anche ai muscoli vicini al ginocchio.

 

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica del ginocchio non prevede una preparazione specifica. Il paziente deve però portare con sé eventuali referti di analisi, ad esempio radiografie, condotte nel passato recente.

Visita ortopedica al gomito

Visita ortopedica al gomito

 

Si tratta di una visita medica condotta da uno specialista in ortopedia in cui l’attenzione viene concentrata sul gomito. I motivi più frequenti che rendono necessaria questa visita sono dolori o irrigidimenti causati da sollecitazioni eccessive dell’articolazione del gomito durante il lavoro o lo sport o da patologie come l’artrosi.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica al gomito?

 

Una visita ortopedica al gomito permette di identificare le cause dei problemi del paziente a livello di questa articolazione o quantomeno di elaborare un’ipotesi diagnostica da approfondire con accertamenti successivi eventualmente prescritti dallo stesso medico ortopedico al termine della visita.

Le problematiche che possono essere individuate nel corso della visita includono fratture, lussazioni, artropatie, borsiti, compressioni dei nervi, rotture dei tendini, anchilosi, epicondilite ed epitrocleite.

 

 

Come si svolge la visita ortopedica al gomito?

 

Per prima cosa il medico procederà alla raccolta dei dati del paziente (età, lavoro, attività fisica, storia clinica e sintomi passati). In questo modo sarà più facile elaborare una diagnosi completa.

Seguirà un esame obiettivo che può includere la valutazione manuale dell’articolazione, test come la flessione passiva del polso (test di Mills), l’estensione attiva contrastata del polso (test di Cotzen) e la valutazione della sensibilità del gomito alla palpazione.

Al termine della visita potrebbero essere prescritte indagini strumentali come radiografia, Tac o risonanza magnetica.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica al gomito non richiede alcuna preparazione. Il paziente è semplicemente invitato a portare con sé eventuali referti di analisi condotte in precedenza (ad esempio radiografie recenti).

Visita ortopedica al piede

Visita ortopedica al piede

 

La visita ortopedica del piede è una visita specialistica condotta da un medico ortopedico per verificare la presenza di eventuali problematiche a carico di questa parte dello scheletro.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica del piede?

 

La visita ortopedica del piede permette di diagnosticare problematiche come il piede piatto, la fascite plantare, la spina calcaneare, l’alluce valgo e l’alluce rigido, la distorsione dell’articolazione dell’alluce, il neuroma di Morton e deformità delle dita.

Grazie alla visita specialistica è possibile avere una diagnosi certa del problema e identificare la terapia più adatta per recuperare la funzionalità del piede. Per raggiungere questi obiettivi potrebbe essere necessario sottoporsi a indagini diagnostiche specifiche, ad esempio radiografie o Tac, che saranno eventualmente prescritte dal medico al termine della visita.

In altri casi la visita ortopedica potrebbe essere necessaria per monitorare l’evoluzione di problematiche come il piede piatto.

 

 

Come si svolge la visita ortopedica del piede?

 

Durante la visita ortopedica del piede il medico raccoglierà informazioni sul paziente, sul suo stile di vita, sulla sua storia clinica e sui sintomi che lo disturbano. In seguito condurrà un esame obiettivo del piede, osservandolo direttamente o utilizzando strumenti che permettono, ad esempio, di visualizzare la volta del piede.

 

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica del piede non prevede una preparazione specifica. Il paziente è invitato a portare con sé eventuali referti di analisi, ad esempio radiografie, condotte in passato e che potrebbero essere utili alla valutazione della situazione.

Visita ortopedica all’anca

Visita ortopedica all’anca

 

Ai pazienti che presentano dolori all’anca, rigidità o zoppia è generalmente suggerita una visita specialistica con un ortopedico.

La visita specialistica è una tappa fondamentale per la diagnosi di patologie congenite (cioè presenti sin dalla nascita) o acquisite (ossia conseguenti a traumi, a malattie o al naturale processo di invecchiamento) che colpiscono l’articolazione dell’anca.

 

A cosa serve la visita ortopedica dell’anca?

 

La visita ortopedica dell’anca serve a identificare la causa alla base del dolore, della rigidità o delle difficoltà a deambulare lamentati dal paziente. Attraverso un’accurata visita specialistica ed, eventualmente, la prescrizione di indagini diagnostiche più approfondite l’ortopedico potrà elaborare un’ipotesi sull’origine del disturbo. Alcune tra le patologie a carico dell’anca diagnosticabili sono: la displasia dell’anca, l’anca a scatto, l’artrosi, l’impingement femoro-acetabolare, la lesione del labbro acetabolare, la necrosi avascolare cefalica e la trocanterite.

Altre volte la visita ortopedica è necessaria per un controllo periodico in caso di artrosi o di un’altra patologia. In questo caso ovviamente lo scopo è adattare la terapia alle nuove condizioni dell’articolazione o verificare la possibilità di  procedere con un intervento chirurgico.

 

Come si svolge la visita ortopedica dell’anca?

 

L’ortopedico procederà all’anamnesi raccogliendo informazioni sullo stato di salute del paziente (incluse le caratteristiche dei sintomi per cui gli è stata prescritta la visita), sulla sua storia clinica (ad esempio su traumi precedenti all’anca) e sulla sua storia personale (età, lavoro e attività sportive praticate). Segue un esame obiettivo durante il quale il medico visita l’anca, valutando il dolore, le possibilità di movimento e la forza muscolare. Se disponibili, l’ortopedico analizzerà anche i referti di radiografie o di altre analisi condotte sull’articolazione.

Al termine della visita possono essere prescritte indagini diagnostiche come radiografie, Tac o risonanza magnetica per approfondire l’analisi della problematica alla base dei sintomi rilevati.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica dell’anca non prevede alcuna preparazione specifica, ma il paziente deve portare con sé i referti di eventuali indagini strumentali prescritte dall’ortopedico al termine della visita precedente o condotte in passato (ad esempio recenti radiografie).