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Vitamina B3 (niacina)

Che cos’è la vitamina B3?

La vitamina B3, chiamata anche niacina o vitamina PP, fa parte delle vitamine cosiddette idrosolubili, quelle che non possono essere accumulate nell’organismo, ma devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione.

 

A cosa serve la vitamina B3?

La vitamina B3, o niacina, è fondamentale per la respirazione delle cellule, funge da protettivo per la pelle, favorisce la circolazione sanguigna ed è utilissima nel processo di digestione degli alimenti.

La vitamina B3 ha un ruolo fondamentale in relazione al funzionamento del sistema nervoso. È chiamata anche vitamina PP (pellagra preventive factor) per il suo ruolo anti-pellagra, malattia in passato molto diffusa.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina B3?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina B3, o niacina, varia a seconda del sesso: 18 mg/g per gli uomini adulti e 14 mg/g per le donne adulte.

 

In quali alimenti è presente la vitamina B3?

La vitamina B3, o niacina, è contenuta nelle carni bianche, nelle arachidi, negli spinaci, nel lievito di birra, nel fegato di manzo, e in alcuni pesci come il tonno, il pesce spade e il salmone.

 

Quali conseguenze può determinare l’eccesso di vitamina B3?

Il sovradosaggio di vitamina B3 può creare problemi che si manifestano attraverso sintomi quali prurito, diarrea, mal di testa, nausea, vampate e dolore localizzato nella metà superiore dell’addome.

 

Quali conseguenze può determinare una carenza di vitamina B3?

La carenza di vitamina B3, o niacina, provoca molti sintomi, diversi tra loro. Si va dal mal di testa, all’irritabilità e alla nausea. Ma anche a una perdita generale del a cattiva digestione e tono muscolare.

 

Quando può essere necessario “integrare” l’assorbimento di vitamina B3?

In genere una persona sana, che segue una dieta equilibrata, non necessita di integrazioni di vitamina B3. Ci sono però situazioni in cui questo è richiesto – come per i soggetti che svolgono attività lavorative particolarmente faticose, per le persone anziane, per chi pratica sport a livello medio-professionale, per chi ha subito ustioni estese su buona parte del corpo o per chi abusa di alcol o di stupefacenti.

Vitamina B2 (riboflavina)

Che cos’è la vitamina B2 (riboflavina)?

La vitamina B2, o riboflavina, fa parte delle vitamine cosiddette idrosolubili, quelle che non possono essere accumulate nell’organismo, ma devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione.

 

A che cosa serve la vitamina B2?

Simile a la vitamina B1, la vitamina B2 ha un ruolo fondamentale nella sintesi di tutti i processi energetici. La sua pecularietà, è quindi quella di rilasciare al corpo l’energia giusta per lo svolgimento delle regolari attività quotidiane.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina B2?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina B2 dipende dalle calorie introdotte, secondo un rapporto che vuole 0,6 mg di vitamina B2 ogni 1.000 Kcal.

 

In quali alimenti è presente la vitamina B2?

La vitamina B2, o riboflavina, è presente:

  • nelle uova
  • nel latte e nei suoi derivati
  • nel lievito di birra
  • nei vegetali con le foglie verdi
  • nel fegato

 

Quali sono le conseguenze di un eccesso di vitamina B2?

Non si registrano problemi causati da un eccesso di assunzione di vitamina B2 o riboflavina. Questo e perché le dosi eccedenti vengono eliminate dal nostro organismo, in tempi rapidi rispetto all’assunzione, per via urinaria.

 

Quali sono le conseguenze di una carenza di vitamina B2?

La carenza di vitamina B2, o riboflavina, provoca nei bambini un arresto della crescita. In generale, la carenza di vitamina B2 provoca un rallentamento dei processi di assimilazione degli alimenti, specie di quelli lipidici.

I sintomi della carenza di vitamina B2 sono uno stato generale di inappetenza, debolezza muscolare, tachicardia, anemia e problemi oculari quali: congiuntivite, cataratta, e opacità delle lenti.

 

È vero che la vitamina B2 è sensibile alla luce e alla cottura?

Sì, e vero. La vitamina B2, o riboflavina, è sensibile ai raggi solari. Per questa ragione sarebbe meglio che il latte e i suoi derivati fossero sempre commercializzati in involucri capaci di proteggere il contenuto dalla luce. Anche la cottura prolungata e con un uso eccessivo di acqua disperde la vitamina B2, soprattutto quella contenuta negli alimenti di origine vegetale.

Vitamina B1 (tiamina)

Che cos’è la vitamina B1?

La vitamina B1, o tiamina, fa parte delle vitamine cosiddette idrosolubili, quelle che non possono essere accumulate nell’organismo, ma devono essere regolarmente assunte attraverso l’alimentazione.

 

A che cosa serve la vitamina B1?

La vitamina B1 contribuisce allo svolgimento dell’importante processo di conversione del glucosio in energia. Simile a vitamina B2, la vitamina B1, o Tiamina, ha il ruolo di sintetizzare i processi energetici dell’organismo, rilasciando a quest’ultimo l’energia necessaria a svolgere le attività quotidiane.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina B1?

Il fabbisogno di vitamina B1, o tiamina, varia a seconda del sesso  – 0,9 mg al giorno per le donne e 1,2 mg per gli uomini – e può essere soddisfatto seguendo una normale dieta alimentare.

 

In quali alimenti è presente la vitamina B1?

La vitamina B1, o tiamina, è diffusa in alimenti sia animali sia vegetali. In particolare si trova nei legumi, nei cereali, nella carne di maiale, nelle uova e nel lievito.

 

Quali conseguenze può determinare un eccesso di vitamina B1?

Non si registrano problemi dovuti a un eccesso di assunzione di vitamina B1, o tiamina perché le dosi eccedenti vengono eliminate dal nostro organismo, in tempi rapidi dall’assunzione, per via urinaria.

 

Quali conseguenze può determinare una carenza di vitamina B1?

La carenza di vitamina B1, o tiamina, provoca danni al sistema nervoso e cardiovascolare e uno stato generale di deperimento e perdita di peso derivato da una crescente difficoltà a ingerire cibo, forte vomito e salivazione.

La carenza di vitamina B1 può provocare anche disturbi neurologici, alterazioni cardiache, ipersensibilità alla colonna vertebrale e dilatazione della pupilla.  Nella loro fase estrema, le lesioni vascolari e del sistema nervoso procurate dalla carenza di vitamina B1 possono portare, al semi-coma e in seguito alla morte.

 

Perché la vitamina B1 è anche chiamata “vitamina del morale”?

La vitamina B1, o tiamina, è chiamata “vitamina del morale” per la sua capacità di condizionare in positivo l’attitudine mentale delle persone. La carenza di vitamina B1 provoca deperimento, tanto quanto la sua giusta presenza provoca capacità di attenzione e anche di apprendimento individuale. Per questo, la vitamina B1 è considerata una vitamina fondamentale nel periodo di crescita dei bambini.

Vitamina A

Che cos’è la vitamina A?

La vitamina A, o retinolo, fa parte delle vitamine liposolubili, quelle cioè che possono essere accumulate nel fegato e non vanno per forza assunte con regolarità attraverso i cibi. Il corpo le conserva e le rilascia a piccole dosi quando siano divenute necessarie.

Con il termine vitamina A si indicano il retinolo e i suoi analoghi, detti retinoidi, di cui si conoscono  naturali o sintetici  (almeno 1.500 tipi diversi).

 

A che cosa serve la vitamina A?

La vitamina A, o retinolo, ha un’importanza fondamentale per la nostra vista poiché insieme ai suoi precursori, i carotenoidi, fa parte dei componenti della rodopsina, la sostanza presente sulla retina che dà all’occhio la sensibilità alla luce.

La vitamina A è inoltre utile per lo sviluppo delle ossa e per il loro rafforzamento nel tempo, per la crescita dei denti e si distingue per la sua capacità di fornire una risposta immunitaria al nostro organismo.

Recenti scoperte scientifiche hanno dimostrato che la vitamina A ha anche capacità antitumorali.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di vitamina A?

Il fabbisogno giornaliero di vitamina A è di circa 0,6-0,7 mg, che possono aumentare fino a 0,95 mg durante l’allattamento.

 

In quali alimenti è presente la vitamina A?

La vitamina A, o retinolo, è presente soprattutto negli alimenti di origine animale. La si trova, in particolare, nel latte e nei suoi derivati (formaggio e burro), nel fegato e nelle uova. In molti alimenti di origine vegetale sono contenuti invece i carotenoidi, precursori della vitamina A – frutta e verdura di colore rosso, arancione e giallo (carote, albicocche, pomodori, anguria e frutti di bosco).

La vitamina A è sensibile al calore e molte delle sue caratteristiche vengono meno durante il processo di cottura dei cibi. Meglio, dunque, consumarli crudi o dopo averli sottoposti a una breve cottura.

 

Quali conseguenze può determinare un eccesso di vitamina A?

Un eccesso di vitamina A (o retinolo) accumulata nel fegato può creare problemi di ipervitaminosi che possono provocare danni permanenti a milza e fegato.

 

Quali conseguenze può determinare una carenza di vitamina A?

La carenza di vitamina A, o retinolo, provoca difetti alla vista e può portare, se perdurante nel tempo, alla cecità. Inoltre, la mancanza di vitamina A può creare difficoltà nel processo di crescita e sviluppo dell’organismo e può provocare un’eccessiva sensibilità alle infezioni. Può inoltre comportare, in caso di donne in stato di gravidanza, a malformazioni fetali.

 

È vero che la mancanza di vitamina A rende i capelli meno belli?

Sì, è vero. La vitamina A contribuisce a ritardarne l’invecchiamento e nutre i capelli. Una carenza di vitamina A nel nostro organismo ha effetti negativi sui capelli, che si traducono in alterazioni delle ghiandole sebacee, nella formazione di forfora e di capelli secchi e nel costante e sempre più evidente ispessimento del cuoio capelluto.

Carotenoidi

Che cosa sono i carotenoidi?

I carotenoidi sono pigmenti vegetali di natura lipidica che si distinguono per il loro colorito vivo – rosso, arancione e giallo. Loro hanno la funzione di agenti fotoprotettivi che proteggono il nostro organismo dalla luce in eccesso. I carotenoidi possono avere attività vitaminica, e allora sono chiamati anche provitamina A, o possono assolvere a una funzione nutrizionale grazie alla loro forte capacità antiossidante.

In natura ne esistono oltre 600 tipi, di cui 50 possono essere assunti in modo significativo con la dieta e vengono assorbiti a livello intestinale. Tra i più importanti ci sono: il betacarotene, il licopene l’alfacarotene, il gammacarotene, la zeaxantina e la luteina.

 

A che cosa servono i carotenoidi?

Oltre a essere precursori della vitamina A (retinolo), che fornisce al nostro organismo capacità antiossidanti, i carotenoidi sono particolarmente protettivi in relazione a parecchie patologie. Questo grazie alla loro capacità di neutralizzare i radicali liberi, molecole che possono, se non tenute sotto controllo, danneggiare la struttura delle nostre cellule.

Per questo i carotenoidi in genere riescono a rendere più forte il sistema immunitario del nostro corpo arrestando anche il progresso di malattie pre-cancerose che potrebbero interessare la zona orale e quella cervicale.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di carotenoidi?

Il fabbisogno di carotenoidi con attività vitaminica è di 6 gr al giorno.

 

In quali alimenti sono presenti i carotenoidi?

I carotenoidi che hanno attività vitaminica (protovitamina A) sono contenuti in molti alimenti di origine vegetale, per lo più di colorito rosso/arancione come le carote, il melone le zucche, le albicocche, le angurie, i pomodori e i peperoni. Ma anche in molti vegetali a foglia verde, come gli spinaci, il prezzemolo e i cavoli.

 

Quali conseguenze può determinare un eccesso di carotenoidi?

L’eccesso di assunzione di carotenoidi che hanno attività vitaminica non provoca tossicità.

 

Quali conseguenze può determinare la carenza di carotenoidi?

La carenza di carotenoidi può portare a una maggiore esposizione a malattie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide. Recenti studi hanno rilevato una correlazione tra la carenza di carotenoidi e vari tumori dei tessuti epiteliali: polmone, collo dell’utero, apparato gastrointestinale e pelle.

 

È vero che per preservare i carotenoidi nel nostro organismo bisogna assumere un po’ di grassi?

Sì, è vero. Ii grassi in quantità non elevata, preferibilmente sotto forma di olio di oliva freddo o al limite di un avocado, contribuiscono a evitare che vi sia un abbassamento della bile nell’intestino e una conseguente perdita di carotenoidi.

Betacarotene

Che cos’è il betacarotene

Il betacarotene appartiene alla famiglia dei carotenoidi, ovvero è uno dei pigmenti vegetali (dalle tonalità giallo, arancione e rosso) precursori della vitamina A (altrimenti nota come retinolo).

Alla stessa stregua degli altri carotenoidi, il betacarotene ha come caratteristiche la liposolubilità e la foto e termo-sensibilità. Esso è trasformato in vitamina A quando giunge nel piccolo intestino, per poi depositarsi nel fegato che provvede a rilasciarlo lentamente, su richiesta dell’organismo.

 

A che cosa serve il betacarotene?

Il betacarotene è una sostanza nutritiva fondamentale per l’organismo. Principalmente rappresenta un efficace antiossidante, in grado di combattere la comparsa dei radicali liberi, inoltre è una primaria fonte di vitamina A, che ha proprietà benefiche sia per la pelle che per gli occhi, oltre che intervenire sulla corretta crescita delle ossa. Il betacarotene è da assumere e fortemente raccomandanto soprattutto per l’infanzia e i ragazzi durante la crescita.

I benefici del betacarotene vengono esaltati soprattutto se si assume assieme alla vitamina C, alla vitamina E e allo zinco.

 

In quali alimenti è presente il betacarotene?

Il betacarotene è presente soprattutto nella frutta, nelle verdure a foglia verde – principalmente carote e zucca – oltre che nei cereali e negli oli.

 

Qual è il fabbisogno giornaliero di betacarotene?

Una persona adulta dovrebbe assumere dai 2 ai 4 mg al giorno di betacarotene.

 

Quali conseguenze può determinare la carenza di betacarotene?

La mancanza di betacarotene non implica l’insorgenza di patologie o problemi alla salute, a meno che non sia presente una carenza anche di vitamina A, nel qual caso implicherebbe il manifestarsi di problemi quali ad esempio: anomalie alla vista, esposizione maggiore alle infezioni, rallentamento nei processi di crescita o anomalie legate alla crescita.

 

Quali conseguenze può determinare un eccesso di betacarotene?

L’eccesso di betacarotene è una condizione tipica soprattutto nei fumatori, con il rischio di rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza del cancro al polmone, rispetto all’assunzione di dosi rientranti nel fabbisogno. Anche le donne durante la gravidanza o durante l’allattamento, non dovrebbero eccedere nell’assunzione di betacarotene. In condizioni normali, un eccesso di betacarotene può portare a disturbi, fra cui il più comune è l’alterazione del colore della pelle. Diminuendo l’assunzione del betacarotene, di norma diminuiscono o spariscono anche i disturbi ad esso legato.

 

Perché il betacarotene viene spesso inserito nelle creme solari?

Fra le caratteristiche del betacarotene, si registra il miglioramento dello stato di salute della pelle. Il betacarotene è responsabile della riduzione della sensibilità della pelle durante l’esposizione ai raggi del sole. Un crema solare a base di carotene è fortemente consigliata soprattutto in coloro che hanno un incarnato chiaro, evitando inutili scottature.

Vaccino esavalente

Che cos’è il vaccino esavalente?

Il vaccino esavalente è un unico vaccino che viene somministrato entro il primo anno di vita e che protegge da difterite, poliomielite, tetano, pertosse acellulare, epatite B e haemophilus influenzae di tipo B.

La difterite è una grave malattia infettiva dovuta a una tossina prodotta dal batterio Corynebacterium diphtheriae. La tossina inibisce le funzioni cellulari di cuore, sistema nervoso e reni. La trasmissione avviene per mezzo di contatto diretto con una persona infetta o un portatore o più raramente per contatto indiretto, anche con oggetti contaminati.

Il tetano è una patologia infettiva non contagiosa causata dal Clostridium tetani. Questo è un batterio molto diffuso nell’ambiente e che può facilmente penetrare nell’organismo attraverso piccole ferite a contatto con terriccio od oggetti sporchi. La tossina così raggiunge il sistema nervoso e può causare contrazioni e spasmi muscolari.

La pertosse acellulare è una malattia infettiva dovuta al batterio Bordetella pertussis. Coinvolge prevalentemente i bambini e il contagio avviene attraverso goccioline di saliva emesse dalle persone infette tossendo, starnutendo o parlando. Nei bambini sotto l’anno di età la pertosse può essere piuttosto grave a causa dell’insorgenza di complicanze (crisi di apnea, broncopolmoniti, convulsioni, encefaliti).

La poliomielite è una grave patologia infettiva e contagiosa dovuta al poliovirus che colpisce le cellule neurali del sistema nervoso con conseguente paralisi, talvolta irreversibile. La trasmissione è per via feco-orale: il virus passa tramite le feci che possono contaminare acqua, alimenti, mani e attraverso le goccioline di saliva emesse da persone ammalate o portatrici sane.

L’epatite B è una malattia infettiva contagiosa dovuta allo Human epatitis B Virus (HBV). HBV si trasmette attraverso il sangue e liquidi biologici infetti (sangue, latte materno, secrezioni vaginali e spermatiche). L’infezione coinvolge il fegato e può causare epatite acuta, fulminante o cronica.

L’haemophilus influenzae di tipo B è un batterio molto diffuso, che si annida nella zona orofaringea, particularmente nel naso e nella gola. Questo batterio è responsabile di infezioni importanti, soprattutto nei bambini sotto i 5 anni. La trasmissione avviene per contatto diretto, tramite le goccioline emesse da persone ammalate o portatrici.

 

Come funziona il vaccino esavalente?

Il vaccino contiene parti di tutti e sei i germi ed è in grado di proteggere dalle sei patologie.

La somministrazione avviene attraverso un’iniezione intramuscolare nella faccia antero-laterale della coscia.

 

Effetti collaterali del vaccino esavalente

Il vaccino esavalente è ben tollerato. Entro 48 ore dalla somministrazione potrebbero manifestarsi effetti collaterali come rossore, gonfiore, tumefazione nella sede di iniezione o febbre.

Come per tutti i vaccini è possibile che si verifichi l’eventualità di reazioni allergiche anche gravi. Communque, frequentemente si tratta di un’evenienza comunque rara.

 

Quando fare il vaccino esavalente?

Il vaccino esavalente rientra nelle vaccinazioni obbligatorie e viene somministrato nel primo anno di vita in tre dosi. Le componenti antipertosse ed haemophilus B non sono obbligatorie, per cui è possibile rifiutarne la somministrazione mediante dissenso firmato.

Per haemophilus B ed epatite B non sono necessari ulteriori dosi in futuro.

Per difterite, tetano, polio e pertosse è previsto un richiamo (dose di rinforzo) intorno ai 5-6 anni di età. Un’altra dose, piu ridotta, è poi raccomandata in età adolescenziale.

Negli adulti si consiglia ogni dieci anni un richiamo di Difterite, tetano e pertosse.

Vaccino antipneumococcico

Che cos’è il vaccino antipneumococcico?

Con il termine pneumococco si intende spesso lo Streptococcus pneumoniae, un batterio molto diffuso che attacca le alte vie aeree di adulti e bambini. Si conoscono più di novanta tipi di pneumococco e alcuni di questi possono causare infezioni come sinusiti, meningiti, polmoniti, otiti, e sepsi. A esserne colpiti sono soprattutto bambini e anziani.

Il vaccino antipneumococcico difende l’organismo dai batteri che sono più frequentemente responsabili di queste malattie e si è dimostrato molto efficace nel prevenire le forme più gravi di infezione.

 

Come funziona il vaccino antipneumococcico?

Sono disponibili due tipi di vaccino antipneumococcico:

Coniugato 13-valente (PVC13): per i lattanti e i bambini fino a cinque anni; efficace contro i 13 ceppi a cui si deve la maggior parte delle infezioni più gravi. Attualmente, si tratta di un vaccino inattivato e coniugato, ovvero ottenuto con frammenti del batterio e poi legato a una proteina in grado di aumentarne l’efficacia.

Polisaccaridico 23-valente: un tipo di vaccino utilizzato prevalentemente negli adulti.

Il vaccino viene somministrato attraverso un’iniezione intramuscolare: nel braccio dai 9 anni in su, e nella faccia antero-laterale della coscia per i bambini più piccoli.

 

Effetti collaterali del vaccino antipneumococcico

In genere, il vaccino antipneumococcico è ben tollerato. Entro 48 ore dalla somministrazione potrebbero manifestarsi effeti collaterali:

  • gonfiore
  • rossore
  • dolore nella sede di iniezione
  • debolezza
  • febbre
  • dolori muscolari
  • rash cutanei

Come per tutti i vaccini, è possibile che si verifichi l’eventualità di reazioni allergiche anche gravi. Communque, questo e un’evenienza comunque rara.

 

Quando fare il vaccino antipneumococcico?

Il PVC13 è il vaccino più diffuso nei bambini: non fa parte delle vaccinazioni obbligatorie, ma viene proposto in occasione del vaccino esavalente (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B, haemophilus influenzae di tipo B) a partire dal terzo mese di vita. Ne sono previste tre dosi, tutte nel primo anno, e non sono necessari ulteriori richiami in futuro.

Vaccino antinfluenzale

Che cos’è il vaccino antinfluenzale?

Il vaccino antinfluenzale è la più efficace forma di prevenzione contro l’influenza stagionale, una malattia a carico delle vie respiratorie dovuta ai cosiddetti virus influenzali.

 

Come funziona il vaccino antinfluenzale?

Il vaccino antinfluenzale utilizzato in Italia è detto trivalente, perché contiene tre tipi di virus: due di tipo A (H1N1 e H3N2) e uno di tipo B virus. C’è poi un vaccino quadrivalente che include due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e due virus di tipo B.

I virus contenuti nei vaccini vengono scelti sulla base dei virus e isolati nel corso della stagione precedente. L’efficacia del vaccino dipende, quindi, dalla somiglianza tra i virus che contiene e quelli circolanti, che spesso possono essere molto diversi.

Il vaccino viene somministrato attraverso un’iniezione intramuscolare: nel braccio dai 9 anni in su, e nella faccia antero-laterale della coscia per i più piccoli.

 

Effetti collaterali del vaccino antinfluenzale

Il vaccino antinfluenzale è sicuro. Communqe, prima della sua diffusione, il vaccino è sottoposto a una serie di controlli.

A seguito dell’iniezione, però, possono presentarsi reazioni locali come arrossamento, gonfiore e indolenzimento e anche sintomi come mal di testa, febbre, dolori muscolari o articolari.

In corrispondenza temporale, seguito alla vaccinazione antinfluenzale ci può essere un rapporto di eventi rari che includono:

  • trombocitopenia
  • nevralgie
  • parestesie
  • disordini neurologici
  • reazioni allergiche gravi.

Communque, non è stata dimostrata la correlazione tra il vaccino e l’insorgenza dei disturbi.

 

Quando fare il vaccino antinfluenzale?

In Italia è possibile sottoporsi al vaccino antinfluenzale nel periodo autunnale: la campagna vaccinale, in genere, parte a metà ottobre e si conclude a fine dicembre. Questo periodo è stato stabilito come il migliore, tenendo conto delle condizioni climatiche italiane e dell’andamento delle epidemie influenzali.

Alla vaccinazione possono sottoporsi tutti coloro che lo desiderano e che non presentano precise controindicazioni. Alcune categorie sono ritenute particolarmente a rischio e dunque il vaccino antinfluenzale è consigliabile e viene offerto gratuitamente. Questi casi includono:

  • Bambini (oltre i 6 mesi), ragazzi e adulti (fino a 65 anni) colpiti da patologie per le quali potrebbero essere esposti al rischio di complicanze importanti in caso di influenza (malattie croniche dell’apparato respiratorio, malattie a carico dell’apparato cardiocircolatorio, tumori, malattie metaboliche).
  • Persone che abbiano superato i 65 anni.
  • Donne incinta, che all’inizio della stagione epidemica siano al secondo o al terzo trimestre di gravidanza.
  • Categorie di lavoratori come forze di polizia e vigili del fuoco.
  • Categorie di lavoratori a contatto con animali, potenziale fonte di infezione da virus influenzali non umani.

Vaccino antimeningococcico

Che cos’è il vaccino antimeningococcico?

Il meningococco (Neisseria meningitis) è un batterio di cui si conoscono 13 forme, di cui solo cinque sono responsabili di malattie (A, B, C, Y, W135). Nel nostro Paese e in Europa è riportata una prevalenza dei sierotipi B e C.

Il meningococco è responsabile di diverse infezioni di entità variabile e può colpire a qualunque età, ma è piu incisivo nei bambini sotto i 5 anni. Il batterio si trasmette tramite goccioline nasali o faringee emesse da persone infette o portatrici del batterio.

Le infezioni da meningococco sono spesso asintomatiche o causano solo un’infiammazione delle alte vie respiratorie; communque, nei casi più gravi, però, il batterio può portare meningite o sepsi, malattie molto gravi i cui esiti possono anche essere fatali.

 

Come funziona il vaccino antimeningococcico?

Sono disponibili due tipi di vaccino antimeningococcico:

Vaccino coniugato contro il meningococco di tipo C (MenC): è il più diffuso; può essere somministrato dai tre mesi di vita, e assicura una protezione efficace e di lunga durata.

Vaccino coniugato tetravalente contro i meningococchi di tipo A, C, Y, W135 (Mcv4): ne esistono due varietà: uno somministrabile dai 12 mesi di vita e l’altro dai due anni di età. È raccomandato quando ci si reca in Paesi a rischio per la presenza di questi sierotipi.

Il vaccino coniugato viene somministrato attraverso un’iniezione intramuscolare: nel braccio dai 9 anni in su, e nella faccia antero-laterale della coscia per i bambini più piccoli. Il vaccino tetravalente viene somministrato per via sottocutanea nella parte alta del braccio.

 

Effetti collaterali del vaccino antimeningococcico

Il vaccino antimeningococcico è ben tollerato. Entro 48 ore dalla somministrazione potrebbero manifestarsi effeti collaterali come rossore, gonfiore, dolore nella sede di iniezione o febbre.

Come per tutti i vaccini è possibile che si verifichi l’eventualità di reazioni allergiche anche gravi. Communque, in questi casi, si tratta di un’evenienza comunque rara.

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