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Oncologo medico

 

L'oncologia medica rappresenta il ramo della medicina che identifica i tumori solidi ed ematologici e le cure antitumorali non chirurgiche.

 

 

A cosa si dedica l'oncologo medico?

 

L'oncologo medico è uno specialista nel campo dei tumori che a seguito dell’identificazione di un tumore segue il soggetto, mediante cure orientate all’utilizzo dei medicinali chemioterapici o di altri farmaci, senza intervenire in maniera chirurgica. Egli lavora spesso in squadra con un chirurgo specializzato nella cura dei tumori o con uno specialista nelle terapie antitumorali a base di radiazioni.

Tra i suoi ruoli compaiono la presentazione al soggetto della diagnosi e della fase di espansione del tumore, l’indicazione delle differenti possibilità di cura, l’assistenza e la cura del soggetto al fine di assicurargli la migliore qualità di vita possibile.

 

Quali sono le malattie più frequentemente curate dall'oncologo medico?

 

Un oncologo medico può studia e tratta ogni tipologia di tumore noto. In Italia quelli più comuni comprendono:

    tumore al polmone

    tumore al colon retto

    tumore alla prostata

    tumore al seno

   

Altre forme molto diffuse di tumore sono:

 

    tumore del corpo dell'utero

    tumore del pancreas

    tumore del collo dell'utero

    umore del cavo orale

    tumore del fegato

    tumore del testicolo

    tumore del rene

    tumore della vescica

    tumore dello stomaco

    melanoma

 

L'oncologo medico si impegna anche nel trattamento di:

    linfomi non Hodgkin

    leucemie acute e croniche

    mieloma multiplo

    malattia di Hodgkin

   

 

Quali sono le tecniche maggiormente impiegate dall'oncologo medico?

 

Fra le tecniche di diagnosi impioegate dall'oncologo medico compaiono:

 

    analisi del sangue

    analisi delle urine

    broncoscopia

    agobiopsia

    biopsia

    clisma opaco

    cervicoisteroscopia

    cistoscopia

    colposcopia

    colangio RMN

    CPRE

    ecografia

    ecoendoscopia

    ecografia pelvica transvaginale

    ecografia transrettale

    esameistologico

    esofagogastroduodenoscopia

    isteroscopia

    linfoscintigrafia dinamica

    orchiectomia

    mammografia

    mediastinoscopia

   risonanza magnetica

    PET

    PTC

    razionamento frazionato

    rettocolonscopia

    urografia

    Rx

    TAC

    TAC total body

    test del PSA

 

Per la cura dei tumori l'oncologo medico impiega:

 

    trapianto di midollo allogenico

    chemioterapia

    terapie biologiche, ad esempio a base di anti-EGF, di antiangiogenetici o di anticorpi monoclonali

    uso combinato di farmaci antitumorali e di cellule staminali autologhe

 

 

Quando richiedere un controllo con l'oncologo medico?

 

Solitamente il medico di base indirizza il soggetto dall'oncologo medico a seguito dell’acquisizione di dati che conducono a sospettare l’esistenza di un tumore. Inoltre è utile contattare questo specialista anche dopo aver affrontato un ciclo di cure antitumorali, per controllare gli esiti dei trattamenti o la presenza di recidive.

Medico nucleare

 

La medicina nucleare è il ramo della medicina che riconosce e cura le differenti malattie tramite l’utilizzo delle radiazioni. Il termine "nucleare" deriva dal fatto che tali radiazioni sono diffuse dai nuclei di determinati atomi.

 

 

A cosa si dedica il medico nucleare?

 

Il medico nucleare lavora sia al riconoscimento che alla cura dei disturbi riscontrati. A questo scopo impiega sempre sostanze radiomarcate, che quindi comprendono atomi radioattivi.

Una volta inseriti nel corpo, tali composti possono essere osservati individuando le radiazioni da essi diffuse. Questo consente di prendere in esame l’aspetto o la funzionalità di organi o tessuti. Per quanto riguarda i radiofarmaci, invece, i composti radioattivi si concentrano prettamente nei tessuti affetti da una determinata patologia (come un tumore) e sono impiegati per debellare le cellule affette in maniera quanto più selettiva possibile.

 

 

Quali sono le malattie curare più frequentemente dal medico nucleare?

 

I disturbi curati dal medico nucleare sono vari e differenti tra loro. Talvolta si tratta di patologie di tipo oncologico, altre volte di problemi endocrinologici, neurologici, cardiovascolari, nefro-urologici, pneumologici o di disturbi ortopedici o relativi all'apparato gastrointestinale.

Tra questi possono essere citati:

    Alzheimer

    Alcuni tumori neuroendocrini

    Carcinoma prostatico

    Carcinoma della mammella

    Complicanze dell'impianto di protesi articolari

    Dolore da metastasi ossee

    Epilessie focali

    Ipertiroidismo

    Ipertensione arteriosa

    Iperparatiroidismo

    Linfomi non-Hodgkin

    Tumori differenziati della tiroide

    Melanoma cutaneo

    Noduli tiroidei

    Malattie coronariche

    Parkinson

    Tumori del fegato

    Uropatie ostruttive

    Tumori surrenalici

    Uropatie ostruttive

 

 

Quali sono le tecniche maggiormente impiegate dal medico nucleare?

 

Fra le metodologie maggiormente usate dal medico nucleare si citano:

 

    Mammoscintigrafia

    Angiocardioscintigrafia

    Spet

    Linfoscintigrafia

    Pet

    Mineralometria ossea (Moc)

    Cistografia radioisotopica

    Ricerca di mucosa gastrica ectopica

    Scintigrafia

    valutazione delle gastro-enterorragie

    Studio dei transiti e dei reflussi enterici

    TAC

   

 

Quando richiedere un appuntamento con il medico nucleare?

 

Solitamente i soggetti sono indirizzati dal medico nucleare a un altro medico che li sta seguendo per conseguire maggiori dettagli o iniziare una cura specifica.

Infettivologo

 

L'infettivologia è la scienza che esamina le patologie provocate dall'invasione nel corpo da parte di patogeni quali virus, batteri, parassiti o funghi che proliferando creano danneggiamenti alla salute.

 

 

 

L'infettivologo esamina le patologie infettive suggerendo gli esami per identificarle ed i medicinali per procedere ad una cura. A seguito della selezione o della combinazione dei principi attivi maggiormente idonei per la cura, controlla periodicamente i risultati del trattamento e, in caso di bisogno attua delle variazioni. Egli si occupa inoltre delle metodologie di prevenzione per contastare le infezioni, ad esempio dei vaccini.

 

 

 

Fra le malattie più frequentemente curate dall'infettivologo si citano:

 

    malattie infettive

    malattia infiammatoria pelvica

    infezioni trasmesse sessualmente di natura batterica (quali la sifilide e il linfogranuloma venereo), virale (come le epatiti e l'infezione da Hpv), micotica (come la candida) o parassitaria (come la scabbia)

    vaginosi batterica

    malaria

 

 

 

L'infettivologo effettua un'anamnesi accurata per conoscere la storia clinica del soggetto. A seguito di un controllo può suggerire:

    colture batteriologiche

    esami di laboratorio

    test sierologici

    ecografie

    elastografia

   

 

A diagnosi verificata prescrive la cura più idonea per annullare l'agente che ha provocato l'infezione riscontrata.

 

 

 

Si suggerisce la visita dall'infettivologo quando il soggetto ha febbre di natura sconosciuta da molte settimane e gli esami tradizionali non riescono a determinarne la causa. Inoltre è utile rivolgersi a un infettivologo se la febbre è legata a sfoghi cutanei, dopo viaggi in aree tropicali o in zone in cui sono endemiche delle patologie infettive.

Ginecologo

 

La ginecologia rappresenta il ramo della medicina che studia ed esamina la fisiologia ed i disturbi dell'apparato riproduttivo femminile.

 

 

 

Il ginecologo, è un medico specializzato in ginecologia che occupa di individuare e curare, talvolta mediante il confronto con altri medici, le patologie relative all'apparato riproduttivo femminile. Uno dei suoi compiti consiste nel seguire la donna nel periodo della gravidanza.

 

 

 

I disturbi maggiormente trattati dallo specialista in ginecologia sono:

 

    difformità congenite dell’apparato riproduttivo

    dolore pelvico grave e cronico

    condizioni tumorali benigne dell’apparato riproduttivo (cisti ovariche, vulvari e vaginali; condilomi; ulteriori variazioni non-cancerose)

    fibromi/miomi uterini

    disturbi connessi alla gravidanza (aborti spontanei, gravidanza ectopica)

    endometriosi

    infezioni di diverse tipologie (micotiche, batteriche, o dovute a virus) relative ad uno degli organi che formano l'apparato riproduttivo femminile (vagina, genitali esterni, ovaie, utero)

    patologie infiammatorie pelviche

    infezioni trasmesse sessualmente

 

Il suo ruolo è inoltre quello di monitorare la donna nel periodo della gravidanza, al momento del travaglio e del parto, e di provvedere un’adeguata assistenza a seguito del parto, se necessaria.

 

 

Le tecniche maggiormente usate dal ginecologo comprendono:

 

procedure di diagnosi come la colposcopia cioè l’analisi microscopica della cervice e tecniche diagnostiche/interventistiche quali la biopsia endometriale ovvero l’estrazione di un campione dal rivestimento dell'utero;

 screening per i tumori femminili (ecografia mammaria e mammografia per il tumore al seno; Pap test ed esame per la ricerca del DNA dell'HPV per il tumore al collo dell'utero);

 tecniche di chirurgia ginecologica di diverso tipo (eliminazione di fibromi e miomi; chiusura delle tube; eliminazione di cisti; asportazione dell'utero o di parte di esso – isterectomia).

 

 

 

A seguito della maturazione sessuale, le donne dovrebbero eseguire la visita ginecologica annualmente, anche in mancanza di specifici problemi o di particolare sintomatologia, per monitorare la condizione di salute del proprio apparato riproduttivo.

Si consiglia di contattare il ginecologo per qualsiasi disturbo che colpisce l'apparato riproduttivo (se, per esempio, si nota un incremento delle perdite dalla vagina, oppure appare una variazione di colore o odore; se si sente dolore pelvico di qualsiasi tipo; se si riscontrano mestruazioni dolorose o si nota un cambiamento delle perdite di sangue; se si è avuto rapporti sessuali occasionali non protetti; ecc).

Il ginecologo è utile alle donne con problemi di fertilità o difficoltà a concepire, oltre ad essere il medico fondamentale nel periodo della gravidanza.

Gastroenterologo

 

La gastroenterologia rappresenta il ramo della medicina che lavora sull’esame, il riconoscimento e la cura delle patologie relative agli organi che formano l'apparato digerente, quali stomaco, esofago, intestino, colon e retto.

 

 

 

Il gastroenterologo, ovvero il medico specializzato in gastroenterologia, si occupa di esaminare e curare le malattie dell'apparato digerente.

 

 

Le malattie più frequentemente curate dal gastroenterologo comprendono i disturbi funzionali e infiammatori sia della zona superiore (esofago e stomaco) che di quella inferiore (intestino e colon-retto). Tra queste possono essere citate:

 

    colite

    allergie alimentari

    celiachia

    diverticolite

    gastroenteriti

    dispepsia

    diarrea 

    ernia iatale

    esofagite

    gastrite

    malattia da reflusso gastroesofageo

    malassorbimento

    morbo di Crohn

    parassitosi intestinali

    ulcere

    poliposi

    stitichezza

 

 

 

Le tecniche più usate dal gastroenterologo comprendono:

    esami di laboratorio come esame delle urine, analisi del sangue, esame parassitologico, ecc.)

    ecografie;

    test endoscopici diagnostico-operativi come colonscopia, gastroscopia, rettosigmoidoscopia, che consentono l’osservazione interna tramite endoscopia diagnostica degli organi in esame al fine di studiarne l’aspetto, le funzionalità e gli eventuali disturbi. Mediante i test endoscopici è possibile anche effettuare modeste asportazioni di tessuto da esaminare mediante analisi istologica e limitati interventi in anestesia locale quale, per esempio, l'eliminazione di polipi (endoscopia operativa);

    esami radiologici come clisma opaco, radiografie del tubo digerente, Tac, Rmn.

 

 

 

Si consiglia la visita dal gastroenterologo quando si avvertono dei sintomi relativi ad uno o più organi dell'apparato digerente, come bruciore di stomaco, dolore gastrico o epigastrico, fitte all'intestino, diarrea, stitichezza prolungata, che non diminuiscono naturalmente nell’arco di due giorni; nel caso in cui gli esami di laboratorio abbiano evidenziato delle irregolarità tali da far sospettare l’esistenza di disturbi a livello gastrico-intestinale; ogni volta che appaiono diversi sintomi legati alla patologia dell'apparato digerente di cui si soffre; nel caso in cui si conviva con una particolare patologia da molto tempo, ma si stiano riscontando difficoltà nella gestione della stessa; nel caso in cui si presenti il bisogno di ascoltare un ulteriore parere sulla diagnosi o sul trattamento della patologia da cui si è affetti.

Fisiatra

La fisiatria rappresenta il ramo della medicina che studia il ripristino delle fondamentali funzioni motorie che il soggetto può aver perso, con incidenza diversa, a seguito di un’operazione, di una malattia o di un trauma.

A cosa si dedica il fisiatra?

Il fisiatra lavora sul recupero funzionale delle fondamentali disabilità che possono sorgere, diminuendo l’attività e limitando la partecipazione.

I maggiori fattori all’origine delle disabilità consistono nelle menomazioni alle strutture del corpo, nei danneggiamenti all’anatomia degli organi o degli arti. Le limitazioni e la diminuzione della partecipazione segnalano, invece, gli impedimenti nel compiere azioni connesse al coinvolgimento delle differenti situazioni. 
Il fine ultimo del fisiatra è quello di riattivare la funzionalità per poter garantire una ottimale qualità della vita del soggetto.

 

Quali sono le malattie curate dal fisiatra?

Le attività e le strutture del corpo che possono essere danneggiate comprendono:

– funzioni e strutture relative al sistema cardiovascolare ed all’apparato respiratorio

– funzioni e strutture muscolo-scheletriche connesse con l’azione

– funzioni e strutture del sistema nervoso connesse con l’azione

– funzioni e strutture genito-urinarie, come l’incontinenza urinaria

– funzioni sensoriali e dolore

– funzioni e strutture della voce e dell’eloquio

 

Le azioni e partecipazioni che possono subire danneggiamenti comprendono:

– incarichi e domande generali

– apprendimento e utilizzo delle conoscenze

– mobilità

– comunicazione

– interazioni e rapporti interpersonali

– cura della propria persona

– vita domestica

– rapporti sociali, civili e di comunità

– aree di vita fondamentali

 

Quali sono le tecniche impiegate dal fisiatra?

Le tecniche utilizzate dal fisiatra sono:

terapia con onde d’urto

controllo con valutazione funzionale

test isocinetico

misurazione della continenza urinaria

osservazione del sistema nervoso autonomo (Medicina dell’Esercizio)

esame dei disturbi cognitivi

esame dei disturbi del linguaggio

test da sforzo e cardiopolmonare

test del cammino

 

Quando richiedere un appuntamento con il fisiatra?

Una visita dal fisiatra può essere necessaria quando si è affetti da dolori muscolo-scheletrici gravi o continui o si riscontrano vere limitazioni funzionali dell’apparato muscolo-scheletrico.

Questo specialista interviene inoltre nei cicli di riabilitazione in:

postumi di ictus o intervento neurochirurgici (trauma cranico)

post-intervento chirurgia ortopedica (protesi d’anca o ginocchio)

postumi di interventi cardio-chirurgici (bypass aorto-coronarici) e di chirurgia toracica (carcinoma del         polmone).

Farmacologo

 

La farmacologia prende in esame i meccanismi molecolari all’origine degli effetti biologici dei medicinali e di ulteriori agenti chimici di natura sintetica o naturale.

Questa è scienza multidisciplinare: in associazione alla farmacologia clinica compaiono anche una neuropsicofarmacologia, una farmacologia cardiovascolare, una farmacogenetica e così via.

 

 

 

Il farmacologo impiega le sue capacità in varie sfere scientifiche, soprattutto in quelle della fisiologia, della biologia cellulare, della biochimica e della biologia molecolare, al fine di curare i disturbi connessi a medicinali, ormoni o ulteriori sostanze chimiche dall'effetto biologico. In questa maniera egli ottimizza le cure a base di farmaci e perfeziona l'adeguatezza della prescrizione, provvede dati relativi ai marcatori farmacogenetici in grado di inibire l'efficacia o la tossicità di un medicinale e prende parte alle azioni di farmacovigilanza e di farmacoeconomia che consentono di incrementare la sicurezza dell’utilizzo dei medicinali e di ottimizzarne l’impiego per arginarne i costi.

Il farmacologo è inoltre in grado di provvedere ad un soggetto dati su ciò che succede ad un medicinale a seguito dell’assunzione, per esempio le concentrazioni raggiunte, le eventuali interazioni con altri medicinali eventualmente utilizzati, quanto tempo il farmaco permane nel corpo e come viene estromesso.

 

 

Il farmacologo non si occupa della cura di particolari malattie, ma dei medicinali che possono essere impiegati per curare le diverse patologie. Fra i quelli maggiormente impiegati si possono citare:

 

    antidepressivi

    antibiotici

    anticoagulanti orali

    antiestrogeni

    antiepilettici

    antivirali

    antipsicotici

    antiretrovirali

    farmaci biologici

    chemioterapici

    oppioidi

    immunosoppressori

   

 

Il farmacologo è inoltre in grado di esaminare i fattori molecolari implicati nel metabolismo e nel trasferimento dei medicinali.

 

 

 

Fra le metodologie più usate dal farmacologo compaiono:

    estrazione del DNA

    esame dei marcatori genetici

    metodiche cromatografiche come l'HPLC, che consentono di osservare l’assorbimento, il metabolismo, la distribuzione e l'espulsione dei medicinali e di controllarne l’utilizzo terapeutico.

    Tecniche statistiche per l'analisi dell'incidenza delle reazioni avverse per riconoscere gli elementi di rischio collegati all’utilizzo dei medicinali

   

 

 

 

Solitamente è il medico o lo specialista da cui si è in cura, a suggerire un'analisi farmacologica.

Epatologo

 

L’epatologia rappresenta il ramo della medicina che si dedica all’esame, alla prevenzione, al riconoscimento e alla gestione delle patologie relative al fegato, alle vie biliari, alla cistifellea, ed al pancreas.

 

 

 

L’epatologo, medico specializzato solitamente in gastroenterologia con esperienza medica nel settore epatologico, si dedica al riconoscimento ed al trattamento delle patologie a carico del fegato, della cistifellea, del pancreas e delle vie biliari. Egli può inoltre essere implicato nel controllo della condizione di salute dei soggetti che si sono sottoposti ad un trapianto di fegato.

 

 

 

Tra i disturbi maggiormente trattati da un epatologo compaiono le epatiti virali e le patologie del fegato collegate all’abuso di alcol. L’epatologo può individuare e curare in particolar modo:

 

l’epatite non virale

l’epatite A, B, C ed E

l’epatite Cronica Virale

l’epatite da cytomegalovirus, da virus Epstein-Barr, da febbre gialla, da Herpes simplex e da virus Rubella

la sindrome metabolica

la steatosi epatica

la steatoepatite alcolica e non alcolica

le cisti epatiche

la cirrosi epatica

le overdose da farmaco

il tumore al fegato

l’ittero

disturbi enzimatici che causano l’ingrossamento del fegato nei bambini

emorragie intestinali provocate da ipertensione portale legata a traumi al fegato

la pancreatite

infezioni quali la schistosomiasi o la malattia idatidea

l’iperplasia focale nodulare

l’emocromatosi

le malattie epatiche metaboliche e genetiche

il colangiocarcionoma

l’emangioma semplice o cavernoso

i danni al pancreas provocati da infezioni, abuso di alcol, tumori, ostruzioni o emorragie

l’adenoma

i tumori del sistema biliare

la calcolosi della colecisti e delle vie biliari

il cancro della cistifellea

l’ipertensione portale

 

 

 

Fra le tecniche maggiormente impiegate dall’epatologo si citano:

 

la colangiografia transepatica percutanea (PTC)

la colangiopancreatografia endoscopica retrograda (ERCP)

lo shunt portosistemico intraepatico transgiugulare (TIPSS)

 

 

 

Solitamente è il medico curante a consigliare un controllo dall’epatologo. Fra le ragioni che possono portare a tale suggerimento compaiono i sintomi di un’overdose da farmaci, ittero, emorragie gastrointestinali, asciti ed irregolarità riscontrate negli esiti delle analisi del sangue.

Endoscopista digestivo

 

L'endoscopia digestiva rappresenta un nuovo ramo della gastroenterologia che permette di riconoscere e trattare i fondaamentali disturbi dell'apparato digerente tramite l’impiego di strumenti endoscopici (dal greco èndon, ovvero "dentro, interno" e skopê, "osservazione") moderni. L'endoscopia è anche il mezzo fondamentale per il riconoscimento precoce di neoplasie digestive.

 

 

A cosa si dedica l'endoscopista digestivo?

 

L'endoscopista digestivo è in genere un gastroenterologo specializzato nell’impiego dei mezzi endoscopici utili a riconoscere e trattare i disturbi fondamentali che interessano gli organi compresi nell'apparato digerente come stomaco, esofago, duodeno, retto e colon.

 

 

Quali sono le malattie più frequentemente trattate dall'endoscopista digestivo?

 

    ulcere

    malattia da reflusso gastroesofageo

    poliposi

    diverticoliti

    neoplasie (dell'esofago, dell'intestino, del colon-retto, gastriche)

   

 

Quali sono le tecniche maggiormente impiegate dall'endoscopista digestivo?

 

Le metodologie maggiormente impiegate dall'endoscopista digestivo sono:

 

    esami endoscopici che consentono l’osservazione interna, detta endoscopia diagnostica, degli organi esaminati al fine di studiare aspetto, funzionalità e probabili disturbi. Mediante gli esami endoscopici si possono inoltre effettuare modeste asportazioni di tessuto da esaminare mediante analisi istologica e interventi limitati in anestesia locale quali, per esempio, l'eliminazione di polipi, detta endoscopia operativa. Tra i fondamentali esami endoscopici si possono citare:

    anorettoscopia: esame endoscopico che permette di osservare dall'interno l'ano e il retto. In genere in questo esame la sonda endoscopica arriva a 15 cm dal margine anale;

    colangio pancreatografia retrograda endoscopica è una metodologia mista endoscopica e radiologica che consente l’esaminazione delle vie biliari e pancreatiche, acquisendo dati anche sul pancreas e fegato;

    anorettosigmoidoscopia: esame endoscopico che permette di osservare dall'interno l'ano, il retto e una parte del sigma (in genere non si giunge oltre i 25 cm dal margine anale);

    enteroscopia: l'enteroscopia è una metodica che consente di osservare endoscopicamente il piccolo intestino

    colonscopia: osservazione endoscopica del colon;

    gastroscopia o esofago-gastro-duodenoscopia: comprende una valutazione endoscopica del canale gastroenterico superiore;

    esami radiologici (clisma opaco, Rx del tubo digerente, Tac, Rmn);

 

 

Quando si consiglia una visita dall'endoscopista digestivo?

 

Si consiglia solitamente di richiedere un appuntamento con l'endoscopista digestivo sotto suggerimento del proprio medico di base e se nasce il bisogno di controllare il decorso post-operatorio. Può essere necessaria una visita dall’endoscopista digestivo se si avvertono sintomi relativi a uno o più organi contenuti nell'apparato digerente come bruciore di stomaco, dolore gastrico o epigastrico, fitte all'intestino, diarrea o stitichezza prolungata, che non diminuiscono naturalmente nel giro di due giorni e nel caso in cui gli esami di laboratorio abbiano evidenziato delle irregolarità tali da far sospettare l’esistenza di malattie a livello gastro-intestinale.

Ematologo

 

L'ematologia rappresenta il ramo della medicina che si dedica all’osservazione del sangue, degli organi che generano i suoi elementi e dei disturbi ad esso inerenti. Si occupa inoltre della salute del sistema linfatico, connesso al sistema circolatorio, e degli organi che originano i globuli bianchi.

 

 

 

L'ematologo osserva la composizione, la grandezza, ed il funzionamento degli elementi sanguigni e della linfa ovvero globuli bianchi, globuli rossi, piastrine e proteine della coagulazione e degli organi che le generano ovvero linfonodi, midollo osseo e milza. L’ematologo, collaborando con una squadra medica multidisciplinare si dedica alla cura dei soggetti colpiti da patologie sanguigne e degli organi emopoietici.

Il lavoro dell'ematologo è fondato sugli esiti degli esami di laboratorio, che suggerisce ed in seguito analizza per formulare la diagnosi più precisa, per poi determinare una terapia e controllare l’esito del trattamento prescritto.

 

 

 

Fra i disturbi trattati dall'ematologo si citano:

    le irregolarità del sistema immunitario collegate al sangue

    le anemie

    le coagulopatie quali le piastrinopenie, le trombofilie e l'emofilia

    le disfunzioni del midollo osseo

    i tumori del sangue quali leucemie e linfomi

    le gammapatie come le mielosi

   

 

 

 

L'ematologo suggerisce le analisi del sangue e ne esamina gli esiti, stabilendo successivamente le ulteriori analisi da eseguire e confrontandosi con altri medici al fine di stabilire il percorso di cura più idoneo per il soggetto in esame. Può optare per cure farmacologiche, per esempio a base di farmaci biologici, medicinali immunosoppressori, di fattori di crescita o di chemioterapici. Può talvolta decidere per la somministrazione o l’annullamento di specifici componenti del sangue. Può inoltre effettuare il trapianto di midollo osseo e di cellule staminali.

 

 

 

Solitamente è il medico di base a suggerire ai pazienti una visita dall'ematologo a seguito di segni che originano il sospetto dell’esistenza di una patologia ematologica, come analisi del sangue che evidenziano una modificazione dei valori di emoglobina, di globuli rossi o di globuli bianchi, o emorragie prive di causa evidente.

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