Tumori carcinoidi gastrointestinali

Esistono diverse possibilità terapeutiche per i pazienti affetti da tumore neuroendocrino gastrointestinale, che comprendono chirurgia, terapie loco-regionali, bioterapie, chemioterapia, trattamenti con radio farmaci (radiorecettoriali).

Chirurgia

L’asportazione chirurgica del tumore rappresenta sempre il trattamento di prima scelta. I tumori localizzati (non estesi ad altri organi) possono essere asportati unitamente ad una porzione di tessuto sano circostante. In base alla localizzazione del tumore ed alla sua estensione, può essere necessario asportare porzioni più o meno estese dell’organo coinvolto e dei linfonodi circostanti. Questi interventi possono essere eseguititalora per via laparoscopica: l’approccio mini-invasivo è in grado di ridurre il dolore e la durata della degenza postoperatoria. 
In alcuni casi non è possibile ottenere l’asportazione completa del tumore: può essere comunque indicata una rimozione parziale (debulking), ad esempio allo scopo di migliorare la sintomatologia.

Endoscopia

In caso di tumore neuroendocrino ben differenziato di piccole dimensioni che sporge all’interno della cavità dello stomaco o dell’intestino, a volte l’asportazione può essere effettuata per via endoscopica.

Terapie loco-regionali a livello epatico

Quando i tumori neuroendocrini gastrointestinali sono diffusi (metastatici) anche al fegato, è possibile eseguire (in alternativa o in associazione all’asportazione chirurgica) trattamenti locali quali embolizzazioneo radiofrequenza. L’embolizzazione consiste nell’iniettare (utilizzando sottili cateteri) delle particelle all’interno dei vasi sanguigni del fegato, per bloccare il flusso sanguigno alla porzione di fegato dove è localizzato il tumore, togliendo così ad esso ossigeno e nutrienti. La radiofrequenza consiste nell’introdurre all’interno del fegato, sotto guida ecografica, sonde che generano calore e distruggono le metastasi.

Bioterapie

I pazienti in cui non si può rimuovere chirurgicamente il tumore possono essere trattati con iniezioni mensili di un ormone sintetico analogo della somatostatina (octreotide o lanreotide). Questa terapia è in grado di migliorare i sintomi e di rallentare la crescita del tumore. Un’alternativa è rappresentatadall’utilizzo di interferone, una sostanza in grado di aumentare la risposta immunitaria. Più recentemente hanno inoltre dimostrato la loro utilità due nuovi farmaci, il sunitinib e l’everolimus, in grado di interferire selettivamente sui meccanismi che consentono al tumore di crescere e dare metastasi.

Chemioterapia

È solitamente riservata ai casi in cui tutte le alternative terapeutiche sopra elencate sono state attuate/valutate e hanno dimostrato la loro inefficacia.

Terapia radiometabolica

L’elevata densità di recettori per la somatostatina sulla superficie dei tumori neuroendocrini costituisce il presupposto per la terapia radiorecettoriale. Si utilizza un farmaco analogo della somatostatina (dotato quindi di affinità per i recettori presenti in abbondanza sulle cellule tumorali) marcato da una porzione radioattiva (Ittrio o Lutezio). Il radiofarmaco che viene iniettato per via endovenosa è dunque in grado di riconoscere il proprio “bersaglio” grazie al legame dell’analogo della somatostatina ai recettori presenti sulle neoplasie. La porzione radioattiva agisce dunque in modo mirato, nei confronti cioè di quelle cellule tumorali su cui il radiofarmaco si è legato.