Metastasi ossee

Il nostro scheletro oltre ad assicurarci la motilità, ha numerose altre funzioni. Le nostre ossa sono un importante serbatoio di calcio, proteggono gli organi interni (primo di tutti il cervello poi cuore, polmoni, ecc) e producono per mezzo del midollo osseo le cellule del sangue. Come tutto il nostro corpo può essere attaccato da patologie tumorali.

La principale suddivisione dei tumori dell’osso:

  1. Tumori primitivi

Sono chiamati sarcomi e, a seconda della loro origine, si dividono in osteosarcomi (nascono dal tessuto osseo) e in condrosarcomi (nascono dal tessuto cartilagineo). Sono abbastanza rari: si stima l’insorgenza  di circa 350 tumori all’anno in Italia

Il tumore può essere:

– localizzato al tessuto osseo da cui è originato

– metastatizzato in altri distretti corporei (polmone, altre ossa, ecc)

– recidivante nel caso di una sua ricomparsa dopo trattamento

Esistono altri tipi di classificazione dei tumori dell’osso primitivi a seconda dell’estensione, del grado del tumore, della presenza di metastasi o dell’interessamento dei linfonodi.

La sintomatologia è varia: a volte, il gonfiore e il dolore possono essere i primi segni della presenza di un tumore osseo; altre volte, il tumore si presenta con la comparsa di una frattura spontanea, senza trauma, dovuta all’indebolimento della struttura ossea sede del tumore.

Per la diagnosi si può ricorrere a tutti i presìdi oggi disponibili secondo una sequenza che lo specialista indicherà a seconda dei casi: Radiografie, TAC, RMN, Scintigrafia, PET, Esami di laboratorio, Biopsia ossea (che può anche essere eseguita con l’ausilio di appositi aghi).

       2. Metastasi ossee

Sono tumori delle ossa che non nascono in loco ma provengono da un tumore localizzato in altra parte del corpo.

I tumori che più comunemente danno luogo a metastasi ossee sono, in ordine, quelli riguardanti prostata,   mammella, rene, polmone, tiroide.

Tipizzazione

La tipizzazione dei tumori è fondamentale per poter eseguire una terapia idonea e per poter avere una prognosi attendibile.

Una delle classificazioni più usate è quella di Enneking che valuta con G il grado del tumore, con T l’estensione, con M la diffusione delle metastasi. Un’altra classificazione aggiunge anche la presenza del tumore nei linfonodi.

Terapia

Per il trattamento delle metastasi ossee bisogna, innanzitutto, tenere in considerazione, oltre alla tipizzazione, anche altri diversi fattori: il tumore primitivo,  il tipo di metastasi e la loro sede. A seconda, quindi, di questa caratteristiche e delle condizioni generali del paziente si sceglierà il metodo terapeutico più idoneo.

I mezzi terapeutici oggi sono numerosi e si avvalgono di molteplici metodiche: mediche, radioterapiche,  chirurgiche o elettrochemioterapiche.

La chirurgia va riservata alle metastasi uniche, circoscritte: asportazione del tumore e sostituzione, se necessaria, della parte ossea rimossa, con presìdi come trapianti ossei o protesi metalliche che la tecnologia moderna mette a disposizione.

La chemioterapia svolge anch’essa una funzione importante sia prima dell’intervento chirurgico che dopo.

Altra fondamentale terapia è la radioterapia che può essere utilizzata non solo per la cura del tumore quanto anche per la riduzione della massa prima dell’intervento o per la riduzione della sintomatologia dolorosa o per il controllo.

La radioterapia sarà indispensabile quando la localizzazione attacca sedi critiche difficili da raggiungere chirurgicamente o in pazienti non operabili o, infine, quando si mira a controllare la sintomatologia dolorosa.

Altra terapia, nuova, è quella che adopera gli anticorpi monoclonali.

L’elettrochemioterapia può essere utilizzata, in casi selezionati, in alternativa alla chirurgia; come supporto alla radioterapia quando le lesioni sono multiple e non è possibile una loro trattamento completo; quando le lesioni ossee non rispondono agli altri trattamenti; quando una zona è stata già trattata radioterapicamente e non può più essere irradiata,  ecc.

L’elettrochemioterapia sfrutta la possibilità di rendere permeabile, in maniera reversibile, la membrana cellulare delle zone trattate in modo che il farmaco chemioterapico venga assorbito, in dosi ridotte, solo in quella sede senza dare effetti collaterali generali. Il suo uso è semplice: si circonda la zona da trattare con aghi che, attraverso brevissimi impulsi elettrici (nella misura di microsecondi), agiscono sulla membrana cellulare mentre si effettua la somministrazione del farmaco al paziente. Ciò agevola l’ingresso nella cellula tumorale del farmaco (generalmente non permeante o scarsamente permeante). In questa maniera, viene potenziato l’effetto citotossico del farmaco stesso ma limitatamente ai tessuti esposti agli impulsi. Non necessita, infine, di incisioni chirurgiche in quanto gli aghi vengono introdotti per via percutanea.