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5 maggio, Giornata mondiale dell’igiene delle mani: la salute passa anche da qui

5 maggio, due volte cinque, come le dita delle nostre mani e come i momenti in cui, nell’attività assistenziale sanitaria, queste vanno igienizzate. È per questo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2005, ha istituito proprio in questo giorno la Giornata Mondiale per il lavaggio delle mani, una ricorrenza che richiama in modo semplice ma incisivo l’attenzione su un gesto tanto comune quanto essenziale. Una pratica fondamentale nella vita quotidiana di ogni uomo e di ogni donna, che assume un significato particolare in ambiente ospedaliero, perché strettamente legata alla sicurezza dei pazienti e alla riduzione delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria. Un tema, quello del lavaggio delle mani, che è diventato di dominio pubblico in piena pandemia da Covid19, quando questa procedura era diventata uno dei capisaldi nel determinare la riduzione della diffusione del contagio del virus, negli ambienti in cui si era socialmente esposti.

“La salute dei nostri pazienti è letteralmente nelle nostre mani.” Ad affermarlo è il dott. Marcello Ferrara, Risk Manager e responsabile della Qualità di Humanitas Istituto Clinico Catanese, che aggiunge: “Il corretto lavaggio delle mani è supportato da evidenze scientifiche di altissimo livello, riconosciute a livello internazionale, ed è un presidio imprescindibile nella prevenzione del rischio infettivo”.

Secondo l’OMS, come sopra accennato, sono cinque i momenti chiave in cui l’igiene delle mani è fondamentale durante l’assistenza sanitaria: prima del contatto col paziente, prima di una manovra asettica, dopo l’esposizione a liquidi biologici, dopo il contatto con il paziente e dopo il contatto con ciò che lo circonda.

In Humanitas Istituto Clinico Catanese sono costantemente a disposizione postazioni da cui è possibile attingere al gel idroalcolico, utili sia per il personale che per i pazienti ed i loro familiari e caregiver. Inoltre, negli ultimi anni, l’ospedale ha promosso campagne informative interne con indicazioni generali per evitare il propagarsi delle infezioni in ambiente ospedaliero.

“Le mani – spiega il dott. Ferrara – raccolgono residui biologici, sporcizia, e anche se non sono visibilmente sporche possono risultare contaminate da virus e batteri. Questi microrganismi rimangono stanziali sulla superficie delle mani anche con il trascorrere delle ore, a meno che non si sia proceduto ad un adeguato lavaggio o igienizzazione delle mani, rispettivamente con acqua e sapone o soluzione idroalcolica”.

È sempre l’OMS ad indicare, nelle sue linee guida, quali siano le parti delle mani alle quali bisogna prestare particolare attenzione nella fase di igienizzazione, tra queste le punte delle dita, il pollice e le sua radice, le pieghe interdigitali.

“Siamo in una fase costante di allenamento dell’attenzione, però devo constatare con un certo piacere come sempre più frequenti le osservazioni di pazienti e di caregiver e di familiari che, allorquando debbano tossire o starnutire, coprono il loro volto con il gomito anziché con la mano, pratica che normalmente era diffusa negli anni precedenti alla pandemia. Persino negli spot pubblicitari che parlano di affezioni respiratorie stagionali, gli attori si coprono correttamente naso e bocca con la piega del gomito nell’atto di simulare la tosse o lo sternuto”, commenta il dott. Ferrara.

La frizione con soluzione idroalcolica è equivalente al lavaggio delle mani con acqua e sapone in quasi tutti i casi. Non può sostituire il lavaggio delle mani con acqua e sapone quando le mani sono visibilmente sporche o quando c’è stato contatto o contaminazione con liquidi biologici. “Questo vuol dire che le mani vanno lavate tutte le volte che andiamo in bagno, in questo caso non è sufficiente la frizione con soluzione idroalcolica”, spiega Ferrara.

Il lavaggio delle mani è dunque un comportamento responsabile, ad ogni livello, e non c’è dunque da stupirsi se qualcuno igienizza le proprie mani dopo avere stretto le nostre. È così che si spezza la catena di un potenziale contagio.

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