L’obiettivo dell’anestesia è quello di eliminare la percezione del dolore. Insieme alla Dottoressa Roberta Ciraolo, Servizio di Anestesia e Rianimazione di Humanitas Centro Catanese di Oncologia, abbiamo visto le diverse tipologie di anestesia.

Quali sono le tipologie di anestesia esistenti?

Si parla di “anestesia generale” quando si mira ad eliminare tutte le forme di sensibilità e, di “anestesia locoregionale o locale”, quando il dolore deve essere eliminato in modo selettivo. L’anestesia generale viene condotta grazie all’ausilio di tre gruppi di farmaci: il primo gruppo toglie la coscienza, comprende quindi l’insieme di farmaci che fanno dormire, il secondo gruppo è quello che toglie il dolore e, il terzo è il farmaco che rilassa i muscoli. In quest’ultima situazione, il paziente non è in grado di respirare autonomamente, deve quindi essere supportato dall’anestesista nelle sue funzioni vitali per mezzo di un sofisticato sistema di monitoraggio: una macchina invia l’aria nei polmoni del paziente attraverso un piccolo tubicino che viene posizionato attraverso le corde vocali. Il paziente non avrà alcuna memoria di questo tubicino poiché viene posizionato quando il paziente dorme profondamente e rimosso prima del ripristino dello stato di coscienza. L’anestesia locoregionale o locale, invece, elimina il dolore grazie all’inoculo di particolari farmaci chiamati “anestetici locali”, questi farmaci vengono inoculati in punti particolari del corpo ed annullano la trasmissione del dolore. 

Si possono combinare diverse tipologie di anestesia?

Tra questi due pilastri di anestesia generale e anestesia locoregionale possono esistere vari gradi di mixing, quindi entrambe le tecniche possono essere “mescolate” per ottenere lo stesso obiettivo. L’anestesia locoregionale associata alla sedazione consente di eliminare l’ansia del paziente, mantenendo invariati i parametri vitali e il ritmo respiratorio normale; questo sonno può essere pertanto molto più simile a un sonno fisiologico che non al sonno dell’anestesia generale. Ha un senso associare l’anestesia generale alla tecnica locoregionale perché questo consente di ridurre o di evitare di utilizzare il secondo blocco di farmaci, di quelli che tolgono il dolore, che più frequentemente si associa a problematiche quali la nausea post operatoria, la ritardata mobilizzazione o le vertigini.

È normale sentire dolore dopo l’intervento? 

Avere dolore e soffrire dopo un intervento chirurgico, non è normale. L’anestesista pianifica una strategia antalgica per tutta la durata della degenza fino al momento della dimissione del paziente a domicilio, in modo tale da coprire il dolore rendendolo assente o al massimo appena sfumato. Inoltre, in sede preliminare, l’anestesista fornisce al paziente degli strumenti comunicativi in modo tale che quest’ultimo sia in grado di percepire e individuare precocemente un dolore che non rientra nella normalità, e di comunicarlo correttamente al personale paramedico. Il dolore viene costantemente monitorato durante il postoperatorio e trattato in maniera estremamente tempestiva. L’anestesia locoregionale può essere protratta per molti giorni dopo la fine dell’intervento chirurgico e consente di raggiungere degli obiettivi di dolore zero anche per molti giorni.

Quali sono le preoccupazioni del paziente riguardo all’anestesia?

Uno studio americano ha dimostrato che un paziente su quattro rimanda l’intervento chirurgico per paura dell’anestesia, e che uno su tre ha più paura dell’anestesia che non dell’atto chirurgico in sé. La maggior parte dei pazienti ha paura di non svegliarsi più dopo un’anestesia; questo timore in realtà nasconde la paura di morire poiché non esiste alcun farmaco che induca un effetto di sonno perenne. In molti temono anche la possibilità di risvegliarsi durante l’intervento, ma questo avveniva molti anni fa e per particolari tipologie di interventi chirurgici, oggi disponiamo di farmaci ad altissimo profilo di sicurezza e di sistemi di monitoraggio molto sofisticati che consentono di rendere l’anestesia una pratica estremamente sicura.