Guarire si può. Nella maggioranza dei casi. E’ questo l’elemento fondamentale da cui partire quando si parla di disfunzioni sessuali legate alla cura del carcinoma prostatico.

Spesso, dopo il trattamento della patologia sia di tipo chirurgico, sia radioterapico, sia farmacologico si verificano effetti indesiderati , che prevalentemente si traducono in problemi di erezione, infertilità, incontinenza urinaria.

Affrontare il carcinoma prostatico significa per l’uomo dover affrontare, oltre la patologia in senso stretto, anche vari effetti collaterali che insorgono con i trattamenti chirurgici, farmacologici e fisici , e che si traducono in un grave disagio a livello psicologico e relazionale, con pesanti ricadute  sulla vita quotidiana.

Il primo aspetto, sicuramente necessario per iniziare un percorso di recupero, è parlarne con il medico senza imbarazzo né timore: “L’uomo parla poco, molto meno della donna, e spesso si tiene dentro il problema – spiega il dott. Gaetano Mazzone, chirurgo urologo di Humanitas Centro Catanese di Oncologia –  e quando lo affronta, perchè diventato insostenibile, è già troppo tardi. Le statistiche ci suggeriscono che la disfunzione viene comunicata al medico nel 20% dei casi, dunque la stragrande maggioranza dei pazienti cerca di tenere nascosto il problema e non comunicarlo. E’ fondamentale invece sapere che i problemi di natura sessuale che derivano dal trattamento del cancro alla prostata si possono risolvere nella quasi totalità dei casi; dunque, imparare a parlarne è il primo passo verso la soluzione del problema”.

Una corretta prevenzione e informazione sono sempre le armi migliori per affrontare al meglio qualsiasi problematica; anticipare lo screening è fondamentale, come consigliato dalle Linee Guida Urologiche Internazionali: “Spesso il carcinoma prostatico è asintomatico – spiega il dott. Mazzone. Per questo è molto utile infatti lo screening precoce in soggetti tra i 45 e i 60 anni ed in particolare quando la familiarità è positiva, cioè in soggetti che abbiano in famiglia casi pregressi di tumore alla prostata”.

All’indomani del trattamento del carcinoma prostatico, durante la fase di follow-up, i pazienti che si sono liberati del peso maggiore della neoplasia devono affrontare gli effetti collaterali delle cure e arginare potenziali disfunzioni sessuali; spesso le prime avvisaglie si manifestano immediatamente dopo l’intervento chirurgico, ma altre volte sorgono a distanza di tempo; risulta dunque di particolare importanza un controllo costante e un’attenzione immediata.

L’obiettivo è riuscire a intervenire sempre più precocemente per affrontare il problema sul nascere: lo screening del tumore prostatico consente di anticipare sempre di più il momento della diagnosi e sottoporre di conseguenza a terapie per carcinoma prostatico uomini mediamente più giovani, per i quali il problema sessuale è ancora più significativo; l’età media di diagnosi si è abbassata in misura consistente, proprio in virtù di programmi di screening tempestivi ed efficaci.

Una volta individuata la disfunzione, è possibile intervenire con diversi strumenti di cura. Le soluzioni prevedono tre livelli di intervento, dai farmaci orali, alle terapie iniettive locali, per arrivare, nei casi più complessi, alle protesi peniene. Questi tre livelli terapeutici consentono di offrire una soluzione efficace in tutti i casi di disfunzione erettile causata dal trattamento del carcinoma prostatico, sia chirurgico che farmacologico. Ci sono situazioni in cui è possibile tentare una cura definitiva facendo in modo che dopo un periodo di terapia il paziente recuperi la funzione spontaneamente; in alternativa, qualora si fossero verificati danni di tipo permanente, subentrano i tre livelli di intervento descritti prima. Le disfunzioni sessuali hanno un impatto notevole sulla qualità di vita, non solo sessuale ma anche relazionale e alterano in misura sensibile il benessere psicologico dell’individuo e della sua partner. Per tale ragione questi temi hanno guadagnato negli anni una rilevanza clinica sempre maggiore.

L’approccio multidisciplinare è importantissimo: “Il paziente deve essere seguito costantemente e attentamente sia dal punto di vista clinico ma anche da quello psicologico – conclude il dott. Mazzone – e dunque i medici devono parlarsi, relazionarsi su ogni singolo caso per capire qual è il percorso terapeutico migliore per il paziente; il quale, dal canto suo, deve comprendere che il problema non è un tabù e va affrontato con coscienza e maturità. Questi sono tutti elementi basilari per giungere ad una completa guarigione”.

Le 3 regole d’oro da seguire:

  1. Parlare: comunicare al proprio medico i sintomi sin dalle prime fasi è fondamentale per affrontare al meglio il problema e aumentare le probabilità di una guarigione completa
  2. Sottoporsi a diagnosi precoce: visita urologica con dosaggio PSA, ancor più se in famiglia vi sono stati altri casi di carcinoma prostatico.
  3. Seguire una corretta alimentazione: è’ bene limitare il consumo di grassi animali, birra, insaccati, spezie, alcolici e caffè. Bisogna invece privilegiare frutta e verdura.