La prognosi per i tumori metastatici è ancora ignota ma oggi grazie a nuovi trattamenti di radioterapia è aumentata la speranza anche per i pazienti “oligometastatici” che, pur avendo una malattia già estesa in vari siti dell’organismo, presentano un numero di lesioni clinicamente rilevabili inferiore a cinque. La radioterapia, benché non guarisca la malattia, è in grado di curarla allungando la sopravvivenza a lungo termine.

 

Cos’è la radioterapia stereotassica e quando serve?

 

“I progressi nella radioterapia oncologica – spiega il dott. Andrea Girlando, Responsabile dell’Unità Operativa di Radioterapia – hanno permesso l’erogazione di dosi molto elevate in un volume ridotto (radioterapia ablativa) a una varietà di siti anatomici con maggiore precisione ed un profilo di tossicità ridotta. Inoltre, questa tecnica viene eseguita in poche frazioni e, generalmente, per non più di cinque sedute (la media dei trattamenti normofrazionati è, di norma, di 25-30 sedute”.

L’aumento degli effetti positivi e le prime evidenze della letteratura indicano che la radioterapia stereotassica corporea (SBRT) rappresenta un’alternativa valida per gestire anche i tumori metastatici non compromettendo la qualità di vita del paziente.

“Secondo i più recenti studi non randomizzati a sostegno della radioterapia – continua il dott. Girlando – il trattamento curativo basato sulla radioterapia ad intensità modulata e guidata dall’immagine, consente l’erogazione irregolare delle dosi in modo sicuro ed efficace, con tassi di controllo locali di circa l’80%. È importante, però, esaminare i fattori clinici per comprendere se la progressione della malattia giustifichi il trattamento radiante stereotassico offrendo una possibilità concreta di cura”.

Fino ad oggi la chirurgia integrata alla terapia neo adiuvante o adiuvante ha permesso di curare molti tumori. Gli studi moderni suggeriscono un rilevante cambio di paradigma, laddove ammettono di sostituire, in alcuni setting ben precisi, la chirurgia, considerata la più antica forma di trattamento dei tumori, con i soli trattamenti radioterapici.

Sebbene la cura completa non sia ancora realizzabile, è evidente che assistiamo ad un cambiamento molto importante: i pazienti con un’aspettativa di vita modesta, infatti, oggi possono convivere a lungo con il cancro e avere una sopravvivenza media (in assenza di progressione molto soddisfacente).

“L’obiettivo – prosegue il dott. Girlando – è quello di ritardare la progressione, rinviare la necessità di ulteriori trattamenti grazie a un maggior controllo locale influenzare la risposta immunitaria del paziente contro la malattia. Uno dei meccanismi di influenza sul sistema immunitario è noto con il termine abscobal effect, che sta ad indicare la capacità di un trattamento localizzato ad una lesione metastatica, di promuovere una risposta immunitaria contro la malattia, ottenendo la riduzione di altre localizzazioni di malattia non trattate”.

Questo meccanismo suscita parecchio interesse scientifico soprattutto nelle neoplasie ad alta immunogenicità, come ad esempio nei melanomi, nelle neoplasie renali e nei linfomi cutanei.

La radioterapia, come strategia terapeutica, può permettere una migliore comprensione del decorso della malattia, garantire di ottenere esiti favorevoli, in termini di riduzione di effetti collaterali e complicanze, aspetto quest’ultimo che promuove certamente una migliore qualità di vita di molti pazienti.