Quando si parla di neoplasie mammarie bisogna sapere fin da subito cosa fare, per mettere la paziente nelle migliori condizioni di affrontare il suo percorso di cura e di essere “presa in carico” all’interno di una breast unit: il tutto per fare altresì delle scelte appropriate ed ottimali, in un’ottica di miglioramento continuo della qualità.

Con questi presupposti, e con l’esigenza di definire le procedure diagnostiche necessarie per un’adeguata caratterizzazione preoperatoria delle lesioni mammarie, è stato elaborato un documento di consenso che ha visto la partecipazione di 7 società scientifiche, rappresentate con i loro migliori specialisti ad un tavolo multidisciplinare che ha lavorato per tre anni. Il tavolo è stato coordinato dal dott. Antonio Rizzo, responsabile del servizio di Anatomia Patologica di Humanitas Istituto Clinico Catanese.

Il documento, dal titolo “Le procedure diagnostiche preoperatorie delle lesioni mammarie” verrà presentato ufficialmente il prossimo 13 giugno a Catania, in occasione dell’evento scientifico Catania 4Senology (in programma dal 13 al 15 giugno all’Hotel Plaza), dal dott. Rizzo insieme alla presidente del Gisma, la dott.ssa Silvia Deandrea; nella giornata del convegno dedicata al tema interverranno specialisti che rappresentano il GIPaM-SIAPEC (Gruppo Italiano di Studio di Patologia Mammaria della Società Italiana di Anatomia Patologica),il GISMa (Gruppo Italiano Screening Mammografico), AIOM (Associazione italiana Oncologia Medica), A.N.I.S.C. (Associazione Nazionale Senologi Chirurghi),  Senonetwork Italia, la SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica), l’AIFET ( Associazione Italiana Familiarità ed Ereditarietà Tumori), ed infine l’Osservatorio Nazionale Screening.

“Il gruppo di lavoro non poteva che essere multidisciplinare – spiega il dott. Rizzo – perché tale è, e deve essere, l’approccio alle lesioni mammarie. L’obiettivo era realizzare un documento che potesse rappresentare una guida per i professionisti nel percorso diagnostico-terapeutico, al fine di ottenere il miglior risultato per il paziente”.

“Mettere insieme tutte le Società non è stato semplice, ma quello che abbiamo ottenuto è stato un risultato straordinario da diversi punti di vista.  – continua il dott. Rizzo – Abbiamo avuto anche modo di fare il punto sul tema dello screening, delineando un grandissimo gap tra il Nord e il Sud Italia. Qui da noi, proprio per la poca cultura della prevenzione, si trovano tumori in stadio più avanzato con possibili ricadute sulla sopravvivenza, sulla qualità della vita e sul costo sociale, tutto per causa del ritardo diagnostico”.

Chiosa infine il dott. Rizzo: “Sarà importante diffondere tale documento in maniera capillare, in quanto contiene considerazioni, indicazioni, ma anche tabelle e numeri, per misurare le performance della parte diagnostica. Naturali destinatari del documento saranno, oltre a tutti i professionisti (radiologi, patologi, chirurghi, oncologi, genetisti), i coordinamenti regionali degli screening e delle breast unit, affinché possano inserirlo nei propri PDTA regionali, facendo sempre rete con le associazioni di volontariato. Lo abbiamo sempre pensato come un documento vivo, pragmatico, per mettere un’altra importante freccia nell’arco della lotta contro i tumori della mammella”.