Nel mondo è il quarto cancro per mortalità, ma si stima che entro il 2030 diventerà la seconda causa di morte per tumore. Il carcinoma al pancreas è considerato uno dei big killer, per i quali la sopravvivenza di chi ne viene colpito rimane tutt’oggi troppo bassa, solo il 10%, soprattutto se paragonata al 66% del cancro del color-retto e al 91% di quello alla mammella.

Novembre è il mese in cui il focus della prevenzione è dedicato proprio a questa patologia, per la quale la ricerca rimane una delle armi fondamentali e Fondazione Humanitas per la Ricerca lancia una campagna di raccolta fondi alla quale è possibile aderire fino al 29 novembre donando 2, 5 o 10 € attraverso il numero solidale 45593, tramite sms e chiamate.

Quella del tumore al pancreas è una vera e propria emergenza sanitaria, verso la quale bisogna mettere in campo una controffensiva per limitare l’aumento dell’incidenza e creare terapie migliori che possano aumentare l’indice di sopravvivenza.

In Humanitas Istituto Clinico Catanese, ogni anno sono centinaia i pazienti affetti da cancro al pancreas che vengono trattati e sono decine di interventi condotti dal dott. Sebastiano Mongiovì, responsabile dell’Unità Operativa Chirurgia Addominale; chi viene colpito dalla malattia però non sempre può essere sottoposto ad intervento espesso i sintomi diventano visibili quando è già troppo tardi.

Se in passato ad ammalarsi erano uomini e donne oltre i 50 anni di età, oggi una buona fetta di chi viene colpito dal cancro al pancreas si trova in un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, un’emergenza sanitaria che diventa, dunque, anche un’emergenza sociale.

Per il dott. Mongiovì il primo fronte su cui lavorare è quello della prevenzione: “Anche per questo tumore un buon stile di vita è fondamentale. Al contempo vanno sensibilizzati i medici di base per riconoscere i primi sintomi, da un tipo specifico di dolore epigastrico, all’insorgenza o ad uno scompenso improvviso del diabete. La familiarità è un altro elemento da tenere in considerazione e bisogna iniziare una sorveglianza medica in quelle famiglie che sono state già colpite da questo tipo di cancro”.

Poi entra in gioco il ruolo fondamentale di equipe specializzate: “Oggi in Italia si parla poco di Pancreatic Unit, ma quello verso cui si deve andare è sempre di più la creazione di gruppi multidisciplinari che possono seguire questo tipo di cancro da più punti di vista con tecnologie altamente avanzate. Qui in Humanitas Istituto Clinico Catanese lavoriamo già in questa direzione, oncologi, chirurghi, anatomo patologi, genetisti, radioterapisti, tutti insieme per mettere al centro il paziente”.

In questo contesto la ricerca diventa fondamentale, perché i fondi possono permettere di trattare i pazienti in maniera sempre più performante. Ognuno può fare fare la differenza e contribuire alla campagna anche solo con una piccola donazione può significare fare un passo avanti per la salvaguardia del benessere di tutti.