Informare e sensibilizzare è sempre fondamentale, soprattutto perché oggi esistono gli strumenti per prevenire e curare questa patologia in modo efficace e tempestivo. La strategia lanciata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), prevede di sconfiggere il tumore della cervice uterina grazie alle campagne informative e alla vaccinazione e l’obiettivo è di ridurre l’incidenza di questa patologia del 10% entro il 2030 e del 40% entro il 2050. Un traguardo possibile grazie alle conoscenze oggi disponibili: quello al collo dell’utero è stato infatti il primo tumore per cui è stata identificata un’origine virale, ovvero il virus HPV, responsabile di oltre il 95% dei casi, scoperta che ha permesso di contrastarne l’insorgenza fin dalla primissima infezione.
In Humanitas Istituto Clinico Catanese, anche su questo tema, il focus è importante, come racconta il responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia, il dott. Fabio Ciancio: “Ci occupiamo di prevenzione, diagnosi e trattamento del tumore del collo dell’utero, seguendo le pazienti in ogni fase, dalla prevenzione alla chirurgia”.
“L’attività di prevenzione si basa sia sullo screening tramite Pap test e HPV test, sia sulla diagnosi precoce attraverso la colposcopia, esame indolore che permette di valutare eventuali lesioni precancerose a livello del collo dell’utero”. Solo quando necessario, si procede al trattamento chirurgico del tumore, che viene eseguito per via laparoscopica, tecnica complessa e mini-invasiva.
“Negli anni ’70-’80 si pensava che questo tipo di tumore fosse legato esclusivamente a fattori predisponenti come il fumo o la promiscuità sessuale – spiega Ciancio – poi si scoprì che la causa principale era il virus, trasmesso per via sessuale. L’HPV può indurre nelle cellule danni che, nel corso degli anni, portano alla trasformazione tumorale. Tuttavia, nella maggior parte dei casi l’infezione viene eliminata spontaneamente dal sistema immunitario e da un’infezione all’insorgenza di un tumore trascorrono in media vent’anni. Quindi quando una donna scopre di avere contratto l’HPV non deve allarmarsi: c’è infatti tutto il tempo per intervenire e monitorare”.
Negli anni Ottanta il vaccino contro l’HPV riguardava solo due ceppi virali, oggi riguarda invece nove ceppi. Aggiunge il dott. Ciancio: “Una persona vaccinata ha una probabilità molto bassa di contrarre l’infezione, e si stima che la protezione arrivi fino al 90%. Il vaccino, raccomandato sia per le ragazze sia per i ragazzi a partire dagli 11 anni, si somministra in due dosi ed è estremamente sicuro: non contiene virus attenuati, ma solo particelle che stimolano il sistema immunitario”.
Accanto al vaccino, rimane fondamentale il Pap test, che negli anni ha ridotto in modo significativo l’incidenza del tumore. “Oggi possiamo associare al Pap test anche l’HPV test, ovvero la ricerca diretta del virus – spiega Ciancio –. Gli screening organizzati dall’Asp sul territorio permettono di usufruire gratuitamente dell’HPV test che, insieme alla valutazione delle cellule, consente una diagnosi precoce e accurata. Se vengono riscontrate alterazioni il passaggio successivo è la colposcopia, un esame semplice e indolore che ci permette di studiare nel dettaglio eventuali lesioni e intervenire con il trattamento più adeguato”.
“Parlare di prevenzione significa investire nel futuro. Abbiamo gli strumenti per vincere questa sfida e ogni giorno lavoriamo perché il tumore del collo dell’utero diventi solo un ricordo”, conclude il responsabile dell’Unità Operativa.
Oltre che con l’attività clinica, l’Unità Operativa, grazie alla collaborazione con Humanitas University, nelle sedi di Misterbianco e di Catania, è impegnata anche nella formazione dei medici per la chirurgia del tumore del collo dell’utero, con l’obiettivo di garantire sempre le migliori competenze e tecnologie a servizio delle pazienti.
Il test dell’HPV (detto anche DNA HPV test) è un esame molecolare che ha lo scopo di identificare ceppi di Papillomavirus ad alto rischio oncogeno frequentemente associati allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina. Il test consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero (o cervice uterina) che vengono successivamente analizzate per verificare la presenza del virus. A lavorare sui campioni è il Laboratorio Analisi di Humanitas Istituto Clinico Catanese, di cui è responsabile la dott.ssa Lucia Paravizzini che, grazie alle attuali dotazioni tecnologiche, è in grado di restituire il risultato entro 7 giorni.
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