Papeda delle Mauritius

Papeda delle Mauritius

 

Che cos’è la papeda delle Mauritius?

La papeda delle Mauritius, chiamata anche combava, è il frutto del Citrus hystrix, un agrume che proviene dall’India ed oggi molto coltivato proprio alle Mauritius. Si presenta come un frutto tondeggiante con un colore giallo-verdastro e una buccia corrugata. Quest’ultima viene impiegata per la preparazione di salse e condimenti piccanti, oppure viene tagliata in fette sottili ed utilizzata come accompagnamento di piatti di pesce. Il succo del frutto, invece, è molto acido e amarognolo e non si utilizza in cucina. Le foglie di papeda delle Mauritius possono essere invece aggiunte a insalate e zuppe o ad altre pietanze.

 

Che proprietà nutrizionali ha la papeda delle Mauritius?

100 g di foglie di papeda delle Mauritius apportano:

70 Calorie

1 g di lipidi

7 g di carboidrati

9 g di proteine

1,210 mg di sodio

 

Possibili effetti collaterali della papeda delle Mauritius

Non si ha evidenza di eventuali interazioni tra il consumo alimentare di papeda delle Mauritius e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità della papeda delle Mauritius

La raccolta dei frutti della papeda delle Mauritius può iniziare nel mese di agosto, ma può continuare anche fino ai mesi autunnali perché si conservano a lungo anche sulla pianta.

 

Possibili benefici e controindicazioni

La papeda delle Mauritius è considerata un “agrume medicinale” dalla medicina indonesiana. Infatti, il succo dei suoi frutti viene considerato ricco di proprietà repellenti nei confronti degli insetti, ma viene impiegato anche in aggiunta a prodotti per lavarsi i capelli, in quanto sembra lasciarli lucidi. Secondo le popolazioni asiatiche questa pianta ha delle proprietà antisettiche e antinfiammatorie.

Nella buccia dei frutti sono contenuti oli essenziali che vengono impiegati nella preparazione di tonici, unguenti, digestivi e prodotti per purificare il sangue. Se ne consiglia l’uso in caso di problemi al sistema circolatorio o di problemi digestivi. La polpa del frutto viene invece impiegata per proteggere la salute di denti e gengive, semplicemente strofinandola su di esse.

Non si hanno, però, delle prove sufficienti che possano convalidare tali consigli.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Paraldeide

Paraldeide

 

Viene utilizzata nel trattamento di alcune forme di convulsioni.

Può trovare anche impiego per curare l’alcolismo, disturbi psicologici e l’insonnia.

 

Che cos’è la paraldeide?

Il suo esatto meccanismo di azione non è noto ma si crede che possa deprimere l’attività del sistema nervoso centrale a più livelli.

 

Come si assume la paraldeide?

Può essere somministrata per via orale o rettale, oppure mediante iniezioni.

In caso di assunzione via bocca è possibile miscelare il farmaco con latte o succo di frutta freddo; in tal modo se ne migliorano sia odore che sapore nonchè si riducono possibili fastidi gastrici.

 

Effetti collaterali della paraldeide

Fra i suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

sensazione di sonnolenza

senso di nausea o conati di vomito

goffaggine o instabilità

capogiri

effetto hangover

dolori allo stomaco

alito sgradevole

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

tosse

arrossamenti, gonfiore o dolore al sito di iniezione

ittero

urine torbide

stato di confusione

minzione ridotta

respiro accelerato e profondo

tremori

nausea o vomito (forti o persistenti)

nervosismo, irrequietezza o irritabilità

fiato corto o respiro rallentato o difficoltoso

battito rallentato

forti crampi a livello addominale

forte stato di debolezza

 

Controindicazioni e avvertenze

Il farmaco non deve entrare in contatto con la plastica.

Prima di assumerla è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti per il passato, citando in particolare fospropofolo, ketorolac, disulfiram, ginkgo e medicinali che possono indurre sonnolenza (ad esempio antistaminici)

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di enfisema, asma, colite, bronchite o altri problemi polmonari cronici, malattie epatiche, gastroenterite o ulcere gastriche

in caso di abuso di alcol (anche in passato)

in caso di abuso o dipendenza da alcolici (anche in passato)

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

La cura non deve essere mai interrotta improvvisamente.

Una volta sospeso il trattamento col consenso del medico, è importante contattarlo in caso di:

senso di nausea e conati di vomito

crampi allo stomaco

tremori

sintomi convulsivi

stati di allucinazione

aumento della sudorazione

crampi a livello muscolare

 

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di paraldeide.

L’assunzione del farmaco può compromettere le capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi.

Paralisi del VII nervo cranico facciale

Paralisi del VII nervo cranico facciale

 

La paralisi del VII nervo cranico o facciale è una malattia che può colpire senza nessuna apparente causa, in tal caso è anche comunemente conosciuta come “paralisi a frigole”, o può essere una conseguenza di interventi di chirurgia oncologica della base cranica sul decorso del nervo facciale (neurinoma acustico).

 

Questa patologia porta all’impossibilità a chiudere correttamente le palpebre, a seguito di retrazione della palpebra anteriore e paralisi della palpebra inferiore, esponendo il bulbo oculare ad agenti esterni e esponendolo a perforazione.

 

Che cos’è la paralisi del VII nervo cranico facciale?

La paralisi del VII nervo cranico determina un difetto del muscolo orbicolare, del muscolo frontale e dei muscoli mimici del viso con consequenziale impossibilità a chiudere le palpebre. Questa condizione assume il nome di lagoftalmo ed è collegata ad una paralisi della regione frontale e del terzo medio del volto (l’area compresa tra le palpebre inferiori e la bocca) e del terzo inferiore (bocca). La compromissione della capacità visiva dipende dalla complessità del lagoftalmo e dal tempo che trascorre prima dell’intervento correttivo.

 

Quali sono le cause della paralisi del VII nervo cranico facciale?

Nella maggior parte delle volte, la paralisi del VII nervo cranico non ha una causa definita e in questo caso prende il nome di “paralisi a frigole”, una condizione che affligge 40 abitanti ogni 100 mila.

 

Con incidenza minore seguono le paralisi a seguito di interventi chirurgici della base cranica (soprattutto l’asportazione di un neurinoma del nervo acustico), quelle provocate da traumi e quelle di origine congenita.

 

Quali sono i sintomi della paralisi del VII nervo cranico facciale?

Chi soffre di lagoftalmo è predisposto a cheratopatia da esposizione con la caratteristica sintomatologia associata: bruciore, sensazione di corpo estraneo che tende a peggiorare, con rischio di cheratite, lacerazione e perforazione della cornea.

 

Diagnosi

La diagnosi è essenzialmente clinica e si basa su:

Visita medica con conseguente valutazione del grado della paralisi

Visita ortottica

Imaging radiologico

Consulto multidisciplinare

 

Trattamenti

A seconda della gravità della condizione è possibile ricorrere ad una correzione chirurgica dell’anomala chiusura delle palpebre.

In attesa dell’evoluzione clinica e dell’eventuale intervento chirurgico è molto importante prevenire un danneggiamento irreversibile della cornea mediante bubble, cioè applicazione di una pomata lubrificante o antibiotica con seguente creazione di camera chiusa umida o con induzione di ptosi della palpebra superiore con tossina botulinica.

Patologia dell’Interfaccia Vitreo-Retinica

Patologia dell’Interfaccia Vitreo-Retinica

 

Le sindromi dell’interfaccia vitreo-retinica sono un gruppo di alterazioni fisiche dell’occhio che possono andare a danneggiare gravemente il potere visivo. L’invecchiare dell’occhio, dei suoi tessuti, della retina, può, infatti, determinare il distacco del vitro posteriore (DVP). Questo si riscontra quando la retina si distacca dalla membrana che avvolge il corpo vitreo, la ialoide posteriore, che tiene uniti vitreo e macula.

 

Cos’è la patologia dell’interfaccia vitreo-retinica?

La separazione del vitreo posteriore può essere parziale oppure accompagnata da anomale aderenze che possono procurare seri danni alla vista. Questo insieme di patologie si può suddividere in:

Foro Maculare o Sindrome da trazione Vitreo-Maculare, che si riscontra con la lacerazione della retina nella regione foveale

Membrana epiretinica, chiamata anche Pucker Maculare, che si riscontra quando si viene a creare uno strato di cellule in grado di procurare una tensione a danno della retina.

 

Quali sono le cause della patologia dell’interfaccia vitreo-retinica?

Formazioni di cicatrici o cisti, l’accumulo di strati di cellule o di liquidi, possono causare il distacco della retina.

Le cause più comuni del distacco della retina sono:

L’invecchiamento dell’occhio

L’accumulo di liquidi nella parte sottostante la retina

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

 

Quali sono i sintomi della patologia dell’interfaccia vitreo-retinica?

Sintomi principali di queste patologie a danno dell’interfaccia vitreo-retinica sono:

Modificazione della messa a fuoco (metamorfopsia)

Manifestazione di una macchia centrale (scotoma), simile a un’ombra o ad un velo in una zona del campo visivo che porta una riduzione con diversi gradi di intensità della capacità visiva.

 

Prevenzione

Tramite l’autovalutazione del test con griglia di Amsler, questa malattia può essere facilmente individuata dal paziente stesso tenendo conto della percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie. Nel caso in cui il paziente percepisca le righe ondulate, è importante che si rivolga subito all’oculista specialista in patologie retiniche.

Pecora

Pecora

 

Che cos’è la carne di pecora?

Il termine “pecora” è il nome comune dei mammiferi della famiglia dei Bovidi, Genere Ovis, che include sei specie selvatiche e diverse razze domestiche diffuse in quasi tutto il mondo (escluse le regioni artiche e l’America Meridionale). Nell’uso comune il termine “pecora” viene utilizzato per indicare perlopiù l’animale domestico femmina (riservando il nome di montone per il maschio adulto, e il nome di agnello per l’animale giovane di entrambi i sessi fino a un anno d’età). Si alleva la pecora per ottenere il latte, la carne e la lana. La carne di pecora adulta, a seconda dell’età dell’animale può presentare differenze nutrizionali e organolettiche; ha un sapore e un odore simili a quelli della carne di agnello, ma più intensi e robusti.

 

Che proprietà nutrizionali ha la carne di pecora?

100 grammi di carne cotta di pecora apportano mediamente 360 Calorie e contengono approssimativamente (tenendo presente le possibili variazioni dei valori nutrizionali in base ai diversi tagli di carne e all’età dell’animale):

14 g di proteine

33 g di lipidi

100 mg di sodio

2 mg di ferro

9 mg di calcio

157 mg di fosforo

350 mg di potassio

2 mg di zinco

140 mcg di Tiamina (vitamina B1)

190 mcg di Riboflavina (vitamina B2)

Possibili effetti collaterali della carne di pecora

A oggi non si hanno testimonianze di interazioni tra il consumo di carne di pecora e l’assunzione di farmaci o altre sostanze.

 

Reperibilità della carne di pecora

La carne di pecora è disponibile durante tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

La carne di pecora adulta è relativamente poco apprezzata: generalmente si preferisce consumare quella di agnello e quella di castrato (che è l’esemplare maschio che viene castrato per migliorare la qualità della carne). In questa carne è presente una buona quantità di proteine; rappresenta inoltre una buona fonte di ferro, minerale necessario per il trasporto dell’ossigeno a tutti gli organi e tessuti dell’organismo, e di potassio, importante per il corretto funzionamento dei muscoli e del cuore e per la trasmissione degli impulsi nervosi.

La carne di pecora è molto grassa, per cui è possibile che risulti difficile da digerire e se ne sconsiglia quindi il consumo a chi è soggetto a disturbi a carico dell’apparato digerente. Ne viene inoltre controindicato il consumo a coloro che soffrono di problematiche a carico dell’apparato cardiovascolare. La carne di pecora è anche una fonte di purine, sostanze coinvolte nell’insorgenza di disturbi come gotta o calcoli renali: il consumo di questa carne è dunque sconsigliato ai soggetti affetti da queste patologie.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione

Penicillamina

Penicillamina

 

Si utilizza nel trattamento della malattia di Wilson, delle forme gravi di artrite reumatoide (che non hanno risposto agli altri trattamenti) e della cistinuria.

 

Che cos’è la penicillamina?

Essa esercita un’azione antinfiammatoria efficace contro l’artrite reumatoide. E’ altresì un agente chelante: rimuove cioè l’eccesso di rame e di cistina nell’organismo.

 

Come si assume la penicillamina?

Si assume via bocca, a stomaco vuoto (almeno 1 ora prima o 2 ore dopo i pasti). Nel caso si stia trattando la cistinuria, è necessario bere molto (anche durante la notte).

 

Effetti collaterali della penicillamina

Fra i suoi potenziali effetti collaterali sono inclusi:

scariche di diarrea

calo dell’appetito

lieve mal di stomaco

senso di nausea

conati di vomito

 

È importante rivolgersi immediatamente ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

tosse

urine scure

minzione difficoltosa

stato febbrile

senso di malessere generale

dolore a livello articolare

debolezza a livello muscolare

forte mal di stomaco

fiato corto

lesioni cutanee

male alla gola

feci scure

emorragie o lividi

sangue nelle urine

cute che brucia, prude, si desquama o arrossata

variazioni del gusto

brividi

gonfiore a piedi o gambe

problemi visivi

aumento di peso corporeo

respiro sibilante

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicata a chi ha sofferto di anemia aplastica, di agranulocitosi (determinata dell’assunzione di penicillamina), di problemi renali, di sangue nelle urine o pemfigo. La cura è inoltre sconsigliata in caso di assunzione di terapie a base di oxifenbutazone, fenilbutazone, oro, farmaci antimalarici o citotossici.

Nel caso si sia in trattamento con antiacidi che contengono alluminio o magnesio, con ferro o con integratori vitaminici contenenti ferro è necessario assumerli almeno 2 ore prima o dopo la penicillamina.

Prima di utilizzarla è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco (in particolare alle penicilline), ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, citando in particolare sali d’oro, oxifenbutazone, fenilbutazone, antimalarici, farmaci citotossici, e digossina

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di anemia aplastica o bassi livelli di piastrine o di globuli bianchi, di sindrome di Goodpasture o miastenia gravis

in caso di programmati interventi chirurgici

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È sempre necessario informare medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di penicillamina.

Il trattamento può richiedere da 1 a 3 mesi prima di manifestare la sua efficacia.

Pentossifillina

Pentossifillina

 

S’impiega nel trattamento della claudicatio intermittens. Scopo della cura è ridurre dolore, crampi, intorpidimenti e debolezza a braccia o gambe associabili a questo disturbo.

 

Che cos’è la pentossifillina?

Essa esplica la sua azione aumentando la flessibilità dei globuli rossi; in tal modo migliora il flusso del sangue.

 

Come si assume la pentossifillina?

Si somministra per via orale, a stomaco pieno.

 

Effetti collaterali della pentossifillina

Fra i suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

arrossamenti

gas

stato d’indigestione

senso di nausea

fastidi allo stomaco

conati di vomito

eruttazioni

gonfiori

capogiri

 

È importante rivolgersi immediatamente ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza, oppressione o dolore al petto

male allo stomaco

emorragie o lividi

stanchezza o debolezza

ittero

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

problemi visivi

svenimenti

battito irregolare

capogiri o sensazione di testa leggera forti o peristsenti

 

Controindicazioni e avvertenze

E’ controindicata in caso di recenti emorragie cerebrali o nell’occhio.

Prima di assumerla è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze, in particolare alle metilxantine

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare farmaci per la pressione alta, antipiastrinici, ciprofloxacina, fluvoxamina, anticoagulanti e teofillina)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di ulcere gastrointestinali, pressione alta, disturbi epatici o renali, problemi ai vasi sanguigni o al cuore, emorragie cerebrali o nell’occhio

in caso di recenti interventi chirurgici

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Il trattamento può richiedere dalle 2 alle 4 settimane prima di apportare benefici tangibili e fino a 8 settimane per produrre il massimo risultato.

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti che si sta assumendo pentossifillina.

Pera

Pera

 

Che cos’è la pera?

La pera è il frutto del Pyrus communis, una specie che appartiene alla famiglia delle Rosaceae; originaria del vecchio continente, oggi viene coltivata sia in Europa che nel nuovo continente.

 

Che proprietà nutrizionali ha la pera?

Cento grammi di pera (buccia esclusa) apportano 35 Calorie suddivise in 94% di carboidrati (8,8 g di zuccheri solubili, a 1,29 g di fibre solubile e 2,56 g di fibra insolubile), 3% di lipidi e 3% di proteine. Oltre a questi, in 100 g di pera sono contenuti:

87,4 g di acqua

4 mg di vitamina C

0,1 g di vitamina B3

0,03 g di vitamina B2

0,01 g di vitamina B1

127 mg di potassio

15 mg di fosforo

11 mg di calcio

7 mg di magnesio

2 mg di sodio

0,3 mg di ferro

0,05 mg di zinco

0,05 mg di rame

Fra i fitonutrienti presenti in questo frutto sono invece inclusi gli acidi clorogenico, gentisico, siringico, vanillico, idrossicinnamico, cumarico e 5-caffeoilchinico, arbutina, catechine ed epicatechine, isoramnetina, quercetina, kempferolo, beta-carotene, luteina e zeaxantina e, nel caso delle varietà a buccia rossastra, antocianine.

Nella buccia è contenuta una quantità di composti fenolici 3-4 volte superiore rispetto a quella presente nella polpa e circa la metà delle fibre alimentari assumibili con il frutto.

 

Possibili effetti collaterali della pera

Non si hanno a disposizione attualmente informazioni sufficienti riguardo ad eventuali interazioni tra il consumo di pere e l’assunzione di farmaci.

 

Possibili benefici e controindicazioni della pera

Le pere sono note per essere molto digeribili, per il buon apporto di fibre che il loro consumo comporta e per la scarsa allergenicità; sono consigliate, inoltre, in caso di problemi di digestione, spasmi, coliche, costipazione, diarrea, nausea, problemi al fegato, tumori, febbre e ritenzione idrica.

Un altro punto forte di questi frutti è rappresentato dal loro contenuto di fitonutrienti dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, la cui assunzione potrebbe aiutare a ridurre il rischio di diverse patologie croniche, in particolare il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, che hanno alla loro base l’infiammazione cronica e un eccessivo stress ossidativo. Il consumo di pere, inoltre, sembra contribuire alla riduzione del rischio di tumore all’esofago.

 

Stagionalità della pera

In Italia le pere sono disponibili sul mercato per un lungo periodo che inizia ad agosto e termina a maggio.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Perampanel

Perampanel

 

E’ impiegato nella cura delle convulsioni, a insorgenza parziale, associate ad alcune forme di epilessia.

 

Che cos’è il perampanel?

E’ un anticonvulsivante il cui esatto meccanismo d’azione non è ancora stato chiarito; si ritiene comunque che rallenti gli impulsi nervosi anomali nel cervello.

 

Come si assume il perampanel?

Si somministra per via orale.

 

Effetti collaterali del perampanel

Può ridurre l’efficacia dei contraccettivi ormonali. Può altresì ingenerare istinti suicidi – soprattutto in individui predisposti – e aumentare il rischio di cadute.

 

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

senso di nausea

sensazione di stanchezza

aumento di peso corporeo

capogiri

sensazione di sonnolenza

sensazione di testa leggera

 

È importante ricorrere subito alle cure di un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

sonnolenza, stanchezza o debolezza gravi o persistenti

fiato corto

problemi del linguaggio

istinti suicidi

gonfiore a mani, caviglie o piedi

stato d’insonnia

problemi visivi

stato di confusione

riduzione a livello coordinativo o perdita dell’equilibrio

problemi di memoria

sbalzi d’umore o del comportamento nuovi o in peggioramento

comparsa di nuove convulsioni o peggioramento di quelle preesistenti

 

Controindicazioni e avvertenze

E’ sconsigliato in caso di in caso di dialisi, di gravi problemi epatici o renali e se si è in trattamento con rifampicina o iperico.

 

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare carbamazepina, rifampicina, iperico, idantoine, oxcarbazepina, fenobarbital, primidone o contraccettivi ormonali)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di problemi renali o epatici, disturbi dell’umore o del comportamento

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

in caso di istinti suicidi

in caso di abuso o dipendenza da alcol o da altre sostanze

 

La cura non deve essere mai interrotta improvvisamente, pena il rischio della comparsa di convulsioni.

L’assunzione del farmaco può compromettere le capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto può essere aggravato dall’assunzione di alcol o di altri medicinali.

Perfenazina

Perfenazina

 

Viene principalmente impiegata per trattare la schizofrenia.

Trova altresì utilizzo in caso di gravi forme di nausea o vomito.

 

Che cos’è la Perfenazina?

Il suo esatto meccanismo di funzionamento non è noto.

 

Come si assume la Perfenazina?

Di solito si somministra via bocca, indipendentemente dai pasti. In caso di irritazione gastrica, potrebbe essere però consigliabile assumerla a stomaco pieno.

In taluni casi può essere somministrata anche a mezzo di iniezioni intramuscolari.

 

Effetti collaterali della Perfenazina

Può abbassare le capacità di combattere le infezioni e aumentare la sensibilità della pelle alla luce solare. Può altresì aumentare i livelli di prolattina, influenzare i livelli di zuccheri nel sangue, interferire con alcuni esami di laboratorio, causare la cosiddetta sindrome neurolettica maligna, scatenare movimenti muscolari incontrollati e, in caso di surriscaldamento, facilitare l’insorgenza di un colpo di calore.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

pupille dilatate

mal di testa

calo dell’appetito

senso di nausea

conati di vomito

naso chiuso

nervosismo

capogiri

sensazione di sonnolenza

costipazione

scariche di diarrea

fauci secche

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

prurito

gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola

difficoltà a respirare o deglutire

capogiri, sonnolenza o mal di testa gravi o persistenti

difficoltà a deambulare

stato d’insonnia

muscoli rigidi

fiato corto o vomito improvvisi

gonfiore a mani, piedi o caviglie

infezioni

problemi epatici

tremori

tic

difficoltà a urinare

difficoltà a controllare i movimenti a livello muscolare

lividi o emorragie

strani movimenti degli occhi o difficoltà a muoverli

insolite o eccessive sudorazioni

insolite stanchezza o debolezza

pallore

problemi visivi

senso di pesantezza, oppressione al petto o alla gola

raucedine insolita

respiro sibilante

dolore a livello toracico

stato confusionale

difficoltà coordinative

bava dalla bocca

svenimenti

battito accelerato, irregolare o rallentato

volto come fosse una maschera

spasmi muscolari a collo o schiena

debolezza a livello muscolare

problemi psicologici o sbalzi d’umore nuovi o in peggioramento

intorpidimento a gambe o braccia

erezioni prolungate o dolorose

stato d’irrequietezza

sintomi convulsivi

costipazione grave o persistente

 

Avvertenze

Il suo impiego può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può essere aggravato dall’assunzione di alcol o dall’utilizzo di altri medicinali. Inoltre attività fisica, febbre, alcol e caldo possono aumentare i capogiri indotti dal farmaco; per questo motivo è opportuno prestare la massima attenzione quando ci si alza da posizione sdraiata o seduta, soprattutto al mattino.

La sua assunzione può essere controindicata in presenza di ridotta funzionalità del midollo osseo, se recentemente sono state assunte grandi quantità di alcol o medicinali che possono causare sonnolenza, alcuni danni al cervello o al fegato, di forti capogiri, malattie del sangue, e in caso di assunzione di, pergolide, terfenadina, astemizolo, cabergolina, cisapride, metoclopramide o tramadolo.

Prima di un trattamento con oxcarbazepina è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali (in particolare altre fenotiazine), ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza

se si hanno avuto episodi di gravi reazioni (ad esempio ittero) in seguito all’assunzione di una fenotiazina

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare i medicinali che possono aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT e medicinali contro tumori, infezioni, infiammazioni, dolori, problemi cardiaci, pressione o colesterolo alti, battiti cardiaci irregolari, allergie, problemi di coagulazione, disturbi psicologici o dell’umore, nausea o vomito, Parkinson, convulsioni, problemi gastrointestinali o vescica iperattiva, coenzima Q10, aglio, ginsegng, gingko e iperico)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di problemi cardiaci o di pressione, disturbi del sangue o del midollo osseo, diabete, problemi epatici o renali, sindrome neurolettica maligna, discinesia tardiva, ipertrofia prostatica, alti livelli di prolattina, tumori, convulsioni, difficoltà di minzione, problemi comportamentali o psicologici, feocromocitoma, asma, infezioni o altri problemi polmonari, disturbi respiratori, glaucoma o aumento della pressione nell’occhio, Alzheimer o altre forme di demenza, Parkinson o sindorme di Reye

in caso di regolare esposizione a caldo estremo o a insetticidi

in caso di storia di alcolismo, se si bevono alcolici o se si è in astinenza da alcol

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

se si è a rischio glaucoma o di tumore al seno

se si è in condizioni di cattiva salute

Piede cavo

Piede cavo

 

Il piede cavo è una malformazione congenita o acquisita che consiste in una eccessiva accentuazione dell’altezza dell’arcata plantare. Nello specifico il piede poggia a terra sono sulla dita e sul calcagno. Questo può condurre a deformità del piede o a una scorretta configurazione ossea.

Un segno tipico sono le griffe digitali, vale a dire dita eccessivamente flesse. È più frequente nel sesso femminile, soprattutto in quelle forme acquisite legate all’uso di calzature che a lungo andare modificano la forma del piede.

 

Che cos’è il piede cavo?

Il piede cavo è una patologia più frequente nelle donne e più diffusa del piede piatto.  Viene classificato in diversi modi, a seconda della causa, del tipo di deformità del piede e dal grado accentuazione dell’arco plantare.

 

Quali sono le cause del piede cavo?

La causa del piede cavo congenito è la familiarità, vale a dire una predisposizione genetica che accomuna altri familiari e che può essere legata a uno sviluppo imperfetto (displasia) dell’articolazione.

Il piede cavo acquisito e cosiddetto essenziale è provocato da cause non patologiche come calzature troppo corte o tacchi troppo alti che possono piegare a uncino le dita e incavare in modo esagerato l’arco plantare. Anche alcune attività sportive possono comportare l’accentuazione eccessiva dell’arco plantare.

Il piede cavo neurologico è legato a patologie neurologiche (paralisi poliomielitica, paralisi spastica, nella malattia di Friedreich, malattia di Charcot-Tooth) che provocano la paralisi del muscolo.

Il piede cavo secondario deriva da processi patologici, come l’artrite reumatoide, esiti chirurgici o altri danni ai muscoli e ai tessuti del piede.

 

Quali sono i sintomi del piede cavo?

Il segno del piede cavo è un arco plantare accentuato che condiziona la deambulazione della persona. Altri sintomi sono l’ arrossamento e ispessimento della cute nella parte esterna del piede, che diventa dura e callosa. La persona sperimenta difficoltà a camminare. Tale condizione  nel caso dello sviluppo e dell’accrescimento del bambino, va costantemente monitorata perché può comportare una tendenza a: ginocchio valgo, rigidità delle anche, accentuazione della curva lombare e mal di schiena frequenti.

 

Come prevenire il piede cavo?

La prevenzione delle forme acquisite del piede cavo si ottiene facendo attenzione, soprattutto nel caso delle donne, a scegliere calzature appropriate ( non troppo corte o con tacchi troppo alti) per evitare che a lungo andare possano modificare la forma dell’arcata plantare.

Piede piatto

Piede piatto

 

In una situazione fisiologica la pianta del piede non tocca il terreno quando si è in posizione eretta. In caso di appiattimento della volta plantare si parla di piede piatto.

Dai 10 mesi di vita fino ai 3-4 anni di età questa situazione è del tutto fisiologica e rientra nella normale crescita del piede (piede piatto fisiologico), ed è portata a correggersi spontaneamente entro i 6-7 anni di età. Anche quando la presenza dei piedi piatti permane senza regredire autonomamente la condizione è, la maggior parte delle volte, indolore. I piedi piatti possono contribuire all’insorgenza di problemi a caviglie e ginocchia perché la presenza di questa condizione può alterare l’allineamento delle gambe.

 

Quali sono le cause del piede piatto?

La presenza del piede piatto nei bambini è del tutto normale e in alcune persone questa conformazione del piede tipica dell’infanzia non regredisce, permanendo anche in età adulta. Nonostante questa condizione non desti importanti problematiche, i bambini che ne sono affetti hanno maggiori possibilità di soffrire da adulti di patologie secondarie come l’artrosi della caviglia e l’alluce valgo. Per questo motivo il trattamento  è soprattutto preventivo. Alcuni fattori possono influire sulla possibilità di sviluppare il piede piatto anche in età adulta: obesità, lesioni traumatiche al piede o alla caviglia; artrite reumatoide; invecchiamento.

 

Quali sono i sintomi del piede piatto?

La maggior parte delle persone non ha alcun sintomo associato alla presenza del piede piatto. In alcuni casi, soprattutto nei soggetti con valgo-pronazione del calcagno, possono esservi dolore in particolare nella zona del tallone o della volta plantare e gonfiore nella parte interna della caviglia.

 

Come prevenire il piede piatto?

Per prevenire la formazione del piede piatto in età adulta è bene evitare le condizioni che possano predisporre al suo sviluppo. Se nulla si può fare riguardo alcuni fattori di rischio – come l’artrite reumatoide e l’invecchiamento – è possibile invece attuare delle strategie preventive per evitare l’insorgenza di condizioni come il sovrappeso e l’obesità e le lesioni traumatiche al piede o alla caviglia che favoriscono la comparsa di questo disturbo.

 

Diagnosi

Per effettuare la diagnosi il medico, dopo aver osservato i piedi del paziente, chiederà di effettuare dei movimenti (come mettersi sulle punte dei piedi) per esaminare la meccanica dei piedi.

Nel caso il paziente lamenti dolore, il medico può consigliare al paziente di sottoporsi a:

-radiografia: per visualizzare le ossa e le articolazioni dei piedi.

-TAC: in grado di visualizzare le ossa e l’articolazione del piede da diverse angolazioni, fornendo maggiori dettagli rispetto a una normale radiografia.

-ecografia: questo esame, in grado di fornire immagini dei tessuti molli, può essere effettuato nel caso in cui il medico sospetti la presenza di una lesione tendinea.

-risonanza magnetica: in grado di fornire immagini dettagliate sia dei tessuti duri (come le ossa) sia dei tessuti molli (come tendini e vasi sanguigni).

 

Trattamenti

In presenza di un accentuato piattismo dei piedi, già a partire dai 3 o 4 anni di età è bene mettere in atto una serie di provvedimenti – del tutto non invasivi – mirati a favorire la maturazione della volta plantare. Tra questi:

-l’uso di un plantare

-il rinforzo muscolare mediante esercizi e sport adatti.

In entrambi i casi è bene farsi consigliare dal medico, evitando il “fai-da-te”.

 

Se entro gli 8-9 anni non si raggiunge un miglioramento della volta plantare possono essere consigliati, nei casi di piattismo più importanti, interventi chirurgici correttivi da eseguire tra i 9 e i 14 anni. Diverse sono le procedure chirurgiche utilizzate a questo scopo: le più diffuse sono l’endortesi e il calcagno-stop, entrambe mirate a correggere la pronazione del calcagno e a far risalire la volta plantare.

Platessa

Platessa

 

Che cos’è la platessa?

La platessa (Pleuronectes platessa) è un pesce che appartiene alla famiglia Pleuronectidae ed è diffusa sia nelle acque marine sia nelle acque salmastre. Nei primi 3-4 anni di vita i giovani esemplari prediligono acque salmastre o acque costiere dalla scarsa profondità, per poi trasferirsi in acque marine. La platessa si mimetizza con il fondo, sul quale vive adagiata. È presente prevalentemente nell’Oceano Atlantico, nel Mar Artico, nel Mar Bianco e nel Mar Mediterraneo in territorio spagnolo e francese. In Italia è poco presente.

 

Che proprietà nutrizionali ha la platessa?

Come gli altri prodotti della pesca, la platessa contiene proteine, sali minerali (calcio, fosforo, iodio, vitamina A, vitamina B, vitamina D) e grassi.

In particolare, 100 grammi di platessa contengono:

16 g di proteine

1,7 g di grassi

0,8 g di carboidrati

86 Kcal

 

Possibili effetti collaterali della platessa

Non essendo un grande predatore, è possibile che la platessa contenga quantità irrisorie di metilmercurio, per cui non vi sono particolari controindicazioni al suo consumo.

 

Possibili benefici e controindicazioni della platessa

La platessa è un pesce magro ed è per questo motivo consigliabile per una dieta ipocalorica. In essa sono inoltre contenuti proteine, vitamine e sali minerali.

È sempre consigliabile cuocere la platessa prima di consumarla: il calore infatti annienta eventuali sostanze tossiche, come per esempio Anisakis, un parassita molto diffuso. È necessario sapere che secondo una normativa europea (Regolamento CE 853/2004, sulla «Vendita e somministrazione di preparazioni gastronomiche contenenti prodotti della pesca destinati ad essere consumati crudi o praticamente crudi») chi vende o somministra pesce fresco è obbligato a congelarlo a – 20 gradi per almeno 24 ore. Per questo è bene informarsi se sia stato effettuato il congelamento preventivo, prima di consumarlo crudo. A casa invece, la platessa dovrebbe essere congelata per almeno 96 ore a -18°C in un congelatore a tre o più stelle, prima di consumarla cruda.

 

Stagionalità della platessa

La platessa è disponibile tutto l’anno.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Pollo

Pollo

 

Che cos’è la carne di pollo?

Il pollo è il nome con cui si indicano il gallo e la gallina giovani, allevati per ricavarne la carne e le uova. Il nome “pollo” viene comunemente utilizzato in riferimento a varie razze domestiche del genere Gallo e in particolare alla specie Gallus gallus.

 

Che proprietà nutrizionali ha la carne di pollo?

Nella carne della coscia del pollo sono contenuti più lipidi e colesterolo e meno proteine che nella carne del petto, che è la parte più magra di questo animale. Mediamente 100 grammi di carne cruda di pollo (intero) sviluppano 110 Calorie e contengono approssimativamente:

76 g di acqua

20 g di proteine

3,6 g di lipidi

75 mg di colesterolo

70 mg di sodio

307 mg di potassio

0,7 mg di ferro

8 mg di calcio

26 mg di magnesio

1,2 mg di zinco

0,06 mg di rame

tracce di vitamina A

0,1 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,15 mg di vitamina B2 o Riboflavina

5,8 mg di vitamina B3 o Niacina

 

Possibili effetti collaterali della carne di pollo

A oggi non si ha nota di eventuali interazioni tra il consumo di carne di pollo e l’assunzione di farmaci o altre sostanze.

 

Reperibilità della carne di pollo

La carne di pollo è solitamente disponibile sul mercato tutto l’anno in tutti i suoi tagli.

 

Possibili benefici e controindicazioni

I benefici che possono derivare dal consumo di carne di pollo sono vari. Questa carne infatti contiene una grande quantità di proteine dall’alto valore biologico – le cosiddette proteine “nobili” – e contiene discrete quantità di ferro. Considerando queste sue caratteristiche nutrizionali e grazie anche al fatto che è una carne tenera, pertanto più facile da masticare e da digerire rispetto ad altre varietà di carne, risulta adatta ad essere introdotta in regimi alimentari anche di bambini, anziani e soggetti convalescenti. Inoltre, essendo un alimento molto proteico e a con poche quantità di grassi (i tagli più grassi contengono al massimo 6,5 g di lipidi ogni 100 g di carne di pollo cruda, mentre i tagli più magri arrivano ad avere anche meno di 1 g di lipidi ogni 100 grammi di carne cruda), è uno dei tipi di carne che più frequentemente vengono introdotti nei regimi alimentari dal basso introito calorico e nelle diete destinate agli atleti (per avere la carne magra è necessario eliminare la pelle, che è la parte più grassa del pollo). In questa carne, infine, sono presenti buone quantità di sali minerali tra cui zinco, ferro e potassio.

Non esistono controindicazioni al consumo di carne di pollo; questa carne, anzi, viene particolarmente consigliata per l’alimentazione di ragazzi, sportivi e anziani (a meno che non si soffra di allergia a questo alimento).

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il   parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai   consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Pomodoro

Che cos’è il pomodoro?

Il pomodoro è il frutto del Lycopersicon esculentum, una specie che appartiene alla famiglia delle Solanaceae nativa del Centro America e coltivata dagli Aztechi già centinaia di anni prima che gli esploratori spagnoli la diffondessero nel resto del mondo.

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di pomodoro crudo (maturo) apportano circa 19 calorie suddivise in:

  • 69% di carboidrati
  • 21% di proteine
  • 10% di lipidi

In particolare, in 100 grammi di pomodoro rosso maturo, crudo, sono presenti:

Il pomodoro è fonte di alfa- e beta-carotene, luteina/zeaxantina e licopene.

Possibili effetti collaterali

È possibile che il consumo di pomodoro interferisca con l’assunzione di diuretici. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

L’allergia al pomodoro è una delle più diffuse e può manifestarsi attraverso sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale, ma anche tramite manifestazioni di tipo cutaneo.

Stagionalità

In Italia la stagione dei pomodori va da maggio a settembre.

Possibili benefici e controindicazioni

Il pomodoro rappresenta un’ottima fonte di antiossidanti. Il più noto è probabilmente il licopene, la stessa molecola da cui deriva il tipico colore rosso di questo frutto e che, insieme ad altri carotenoidi, contribuisce a difendere l’organismo dall’azione dei radicali liberi. In particolare, sembra che il licopene sia particolarmente efficace per la protezione dal tumore alla pelle. La zeaxantina contribuisce invece a proteggere la vista, diminuendo in special modo il rischio di degenerazione maculare senile. Più in generale, gli antiossidanti del pomodoro contribuiscono a proteggere la salute di occhi, pelle, mucose e ossa. Questo ortaggio è inoltre fonte di vitamina C (alleata del sistema immunitario e importante per la sintesi del collagene), di vitamine del gruppo B (alleate del metabolismo), di vitamina K (importante per la coagulazione), di fosforo e calcio (utili per la salute delle ossa) e di potassio (che controllando la pressione e la frequenza cardiaca protegge la salute cardiovascolare).

A volte al consumo di pomodoro possono venire associati dei disturbi gastrointestinali.

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Pramipexolo

Pramipexolo

 

S’impiega per trattare i sintomi del Parkinson e quelli della sindrome da gambe senza riposo.

 

Che cos’è il pramipexolo?

Esso interferisce con l’attività del neurotrasmettitore dopamina. Il suo esatto meccanismo di funzionamento, dal punto di vista scientifico, non è ancora noto ma si ritiene che il farmaco potrebbe potenziare il funzionamento di alcuni recettori presenti nel cervello.

 

Come si assume il pramipexolo?

Viene somministrato via bocca.

In caso di nausea, l’assunzione con del cibo potrebbe contenere questo fastidioso effetto collaterale.

 

Effetti collaterali del pramipexolo

Fra i suoi possibili effetti collaterali si possono includere:

mal di testa

calo dell’appetito

senso di nausea

naso chiuso

sensazione di stanchezza

disturbi del sonno

stato di debolezza

sogni insoliti

stato di costipazione

scariche di diarrea

capogiri

sensazione di sonnolenza

fauci secche

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

problemi di memoria

dolori, debolezza o sensibilità a livello muscolare

cambiamenti nell’aspetto di un neo o comparsa di nuove formazioni cutanee

problemi psicologici, sbalzi d’umore o problemi comportamentali

capogiri o sonnolenza forti o persistenti

fiato corto

improvvisa urgenza di dormire ad orari insoliti

improvviso calo di peso

gonfiore a mani, gambe o piedi

difficoltà a deglutire

tic

problemi visivi

rash

prurito

gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola

difficoltà a respirare

senso di pesantezza, oppressione o dolore al petto

pensieri insoliti

problemi di equilibrio

difficoltà a livello motorio

variazioni nella quantità di urina prodotta

urine scure

stato di confusione

problemi nella sfera sessuale

svenimenti

stati di allucinazione

 

Avvertenze

Il pramipexolo può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto collaterale può essere aggravato dal consumo di sostanze alcoliche o dall’assunzione di altri medicinali. Inoltre febbre, caldo, alcol ed attività fisica possono aumentare i capogiri indotti dal farmaco; per questo motivo è opportuno fare attenzione quando – soprattutto al mattino – ci si erge in piedi da posizione sdraiata o seduta.

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali, ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare metoclopramide, fenotiazine, cimetidina, butirrofenoni, tioxanteni e levodopa)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di capogiri o svenimenti alzandosi da posizione sdraiata o seduta, disturbi del sonno, difficoltà a controllare i muscoli, problemi renali, pressione bassa, problemi psicologici, disturbi dell’umore o problemi comportamentali (inclusi comportamenti compulsivi)

se si assumono sostanze alcoliche

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

 

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti che è in corso un trattamento con pramipexolo.

Pravastatina

Pravastatina

 

E’ impiegata, a partire dagli 8 anni di età, per ridurre il rischio di ictus, infarto e altre complicazioni cardiovascolari in chi soffre di malattie coronariche o diabete o presenta altri fattori di rischio.

 

Che cos’è la Pravastatina?

Essa agisce riducendo i livelli di colesterolo “cattivo” (le cosiddette LDL) e di trigliceridi nel sangue. Promuove invece l’aumento del colesterolo “buono” (le cosiddette HDL).

 

Come si assume la Pravastatina?

Si somministra via bocca, in genere sotto forma di compresse.

 

Effetti collaterali della Pravastatina

Può raramente condurre alla perdita di massa muscolare e, di conseguenza, a scompenso renale.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

mal di testa

lievi dolori a livello muscolare

scariche di diarrea

lieve rash cutaneo

capogiri

 

È importante ricorrere subito alle cure di un medico in caso di:

aumento della sete o della minzione

fame

fauci secche

alito che sa di frutta

sensazione di sonnolenza

pelle secca

appannamento della vista

perdita di peso corporeo

gonfiore

aumento di peso

riduzione della minzione

senso di nausea

urine scure

feci pallide

ittero

dolore alla parte alta dello stomaco

prurito

calo dell’appetito

rash

prurito

gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione o dolore al petto

dolore, sensibilità o debolezza muscolare ingiustificati

stato di confusione

problemi di memoria

stato febbrile

insolita stanchezza

urine scure

 

Controindicazioni e avvertenze

Durante il trattamento con questo farmaco è necessario evitare il consumo di cibi ricchi di grassi o di colesterolo e praticare una regolare attività fisica. È inoltre opportuno evitare il consumo di alcolici – che, promuovendo un aumento dei trigliceridi, possono incrementare il rischio di danni al fegato – e quello di pompelmo e del suo succo.

In caso di terapia con colestiramina o colestipolo è consigliabile assumerli almeno un’ora dopo la pravastatina o 4 ore prima.

Prima di utilizzarla è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali, ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, in particolare altre statine, cimetidina e spironolattone

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di malattie epatiche o renali, diabete o problemi alla tiroide

se si bevono alcolici per più di due volte al giorno

in caso di gravidanza o allattamento

Prazepam

Prazepam

 

Si utilizza per alleviare ansia e nervosismo.

 

Che cos’è il prazepam?

E’ una benzodiazepina che riduce l’attività del sistema nervoso centrale.

 

Come si assume il prazepam?

Si somministra per via orale, sotto forma di compresse, capsule o gocce.

 

Effetti collaterali del prazepam

Fra i suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

problemi del sonno

incubi notturni

capogiri, sonnolenza, incoordinazione o instabilità

mal di testa

senso di nausea

conati di vomito

 

È importante contattare immediatamente un medico in caso di:

rash

prurito

gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

irrequietezza

tremori

stanchezza o debolezza

stato di confusione

sintomi depressivi

sensazione di svenimento o di testa leggera

sbalzi d’umore, eccitabilità o aggressività

difficoltà motorie

crampi muscolari

 

Avvertenze

Il suo utilizzo può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può essere aggravato dall’alcol o dall’assunzione di altri farmaci.

Prima di assumere prazepam è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali (in particolare ad altre benzodiazepine), ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti per il passsato, in particolare farmaci contro ansia, insonnia, depressione o problemi psichiatrici, antifungini, farmaci contro HIV o AIDS, nicardipina, antidolorifici, probenecid, rifampicina, rifapentina, rifabutina o altri antibiotici, bosentan, cimetidina, disulfiram, ormoni femminili, kava, melatonina, iperico, valeriana, imatinib, isoniazide, medicinali contro raffreddori, febbre da fieno, allergie, pressione alta o problemi al battito cardiaco, anticonvulsivanti, teofillina, zafirlukast e zileuton

se si soffre (o si è sofferto in passato) di abuso di alcol o droghe, Parkinson, porfiria, fiato corto, russamento, pensieri suicidi, depressione o psicosi, malattie renali, epatiche o polmonari, difficoltà respiratorie o miastenia gravis

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È sempre importante far sapere medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di prazepam.

Prednisolone

Prednisolone

 

S’impiega per curare di molti diversi disturbi associati all’infiammazione (per esempio allergie, colite ulcerosa, artrite, lupus, psoriasi o problemi respiratori).

 

Che cos’è il prednisolone?

E’ uno steroide che esplica la sua azione prevenendo il rilascio di molecole che scatenano l’infiammazione.

 

Come si assume il prednisolone?

Può essere somministrato via bocca (sotto forma di compresse o sciroppo), mediante iniezioni intramuscolari o intrarticolari o infusione in vena.

Il dosaggio potrebbe dover essere cambiato in presenza di condizioni stressanti (quali, ad esempio, gravi malattie, febbre o infezioni, oppure in occasione di interventi chirurgici).

 

Effetti collaterali del prednisolone

Questo farmaco può indebolire le difese immunitarie. Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

rallentamento della guarigione delle ferite

sudorazione in aumento

mal di testa, capogiri, sensazione di girare

senso di nausea

mal di stomaco o gonfiore

cambiamenti nella distribuzione corporea del tessuto adiposo

stato d’insonnia

sbalzi d’umore

acne

epidermide secca, assottigliata o che perde colore

lividi

 

È importante rivolgersi subito alle cure di un medico in caso di:

pensieri o comportamenti insoliti

sintomi convulsivi

sangue nelle feci o nell’espettorato

pancreatite

bassi livelli di potassio

alta pressione

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

problemi visivi

gonfiore

rapido aumento di peso

fiato corto

forte stato depressivo

 

Controindicazioni e avvertenze

Non deve essere assunto in presenza di infezioni micotiche, né durante l’allattamento.

Prima della cura è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare anticoagulanti, ciclosporina, insulina o antidiabetici, aspirina, diuretici, ketoconazolo, rifampicina e anticonvulsivanti)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di malattie epatiche o renali, problemi alla tiroide, diabete, depressione o disturbi psichiatrici, scompenso cardiaco congestizio o pressione alta, malaria, tubercolosi, osteoporosi, miastenia gravis, glaucoma, cataratta, herpes oftalmico, ulcere gastriche, colite ulcerosa o diverticolite

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Durante il trattamento non bisogna sottoporsi a vaccini vivi.

L’assunzione non deve essere interrotta improvvisamente senza previo consulto medico, perché potrebbero comparire i sintomi di un’astinenza.

È sempre necessario informare medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di prednisolone.

Presbiopia

Presbiopia

 

La presbiopia consiste nella graduale e naturale difficoltà dell’occhio di mettere a fuoco gli oggetti più vicini. Con l’avanzare dell’età, generalmente dai 40 anni in su, il cristallino, preposto alla messa a fuoco delle immagini, perde di elasticità

 

Che cos’è la presbiopia?

La presbiopia non fa parte dei difetti di refrazione, o altrimenti dette ametropie, di cui fanno invece parte la miopia, l’ipermetropia e l’astigmatismo. La presbiopia è dovuta a una diminuita capacità accomodativa naturale dell’occhio, cioè l’elasticità del cristallino che, modificando la sua forma, permette la messa a fuoco degli oggetti vicini e lontani. Con l’avanzare dell’età, la parte centrale del cristallino (nucleo) perde acqua, si irrigidisce e accresce l’indice di rifrazione. Ciò comporta una difficoltà del cristallino di adattarsi agli allontanamenti del punto prossimo, il punto di messa a fuoco più vicino.

 

Quali sono le cause della presbiopia?

Come detto, la causa della presbiopia è il graduale indurimento del nucleo del cristallino, che perde acqua con l’avanzare dell’età. Il cristallino diventa meno elastico, perde la capacità di accomodamento e l’occhio non riesce più a mettere a fuoco le immagini vicine che quindi appaiono sfocate.

Il fattore di rischio più importante per la presbiopia è l’età. Solitamente la condizione insorge dopo i 45 anni e tende ad aggravarsi dopo i 65.

Se la presbiopia si dovesse manifestare prima dei 40 anni, all’origine della patologia potrebbero esserci altre disfunzioni come diabete, sclerosi multipla, malattie cardiovascolari, oppure l’utilizzo di farmaci come diuretici, antistaminici, antidepressivi.

 

Quali sono i sintomi della presbiopia?

La presbiopia si presenta con un sintomo assolutamente riconoscibile, ovvero l’incapacità di lettura da vicino. La persona non riesce a mettere a fuoco le scritte e tende ad allontanare il giornale o il libro che sta provando a leggere. Nei soggeti affetti da miopia, nei quali la presbiopia si manifesta più avanti negli anni, si può assistere ad un’apparente miglioramento della loro difficoltà a vedere da lontano.

 

Come prevenire la presbiopia?

La prevenzione migliore per la presbiopia è eseguire visite oculistiche periodiche e regolari per verificare lo stato di salute dell’occhio. È bene sottoporsi ad un controllo almeno ogni 2-3 anni dopo i 40 anni, 1-2 anni dopo i 55, ogni anno dopo i 65, e, in ogni caso, sempre quando si avvertono sintomi come vista offuscata, punti neri, aloni, abbassamenti repentini della vista, lampi.

 

I pazienti affetti da diabete e ipertensione devono tenere sotto controllo medico queste patologie croniche onde evitare sgradevoli conseguenze alla vista. Proteggere gli occhi con lenti da sole evitando così danni derivanti dal sole e dai raggi ultravioletti (UV) è di assoluta importanza. È anche consigliato evitare il fumo e l’alcol, fare attività fisica regolare e controllata, consumare frutta, verdura, bere a sufficienza. Se necessario è possibile integrare la propria alimentazione con vitamina A e betacarotene.