Maggiorana

Maggiorana

 

Che cos’è la maggiorana?

La maggiorana (Origanum majorana) è un’erba aromatica appartenente alla famiglia delle Labiatae.

 

Che proprietà nutrizionali ha la maggiorana?

Un cucchiaio di foglie di maggiorana essiccate (circa 1,7 g) apporta:

5 Calorie, circa

0,13 g di acqua

0,22 g di proteine

0,12 g di lipidi, fra cui 0,009 g di acidi grassi saturi, 0,016 g di acidi grassi monoinsaturi e 0,075 g di acidi grassi polinsaturi

1,03 g di carboidrati, fra cui 0,7 g di fibre e 0,07 g di zuccheri

137 UI di vitamina A

0,070 mg di niacina

0,9 mg di vitamina C

0,03 mg di vitamina E

0,020 mg di vitamina B6

0,015 mg di acido pantotenico

0,005 mg di riboflavina

0,005 mg di tiamina

10,6 µg di vitamina K

5 µg di folati

34 mg di calcio

26 mg di potassio

6 mg di magnesio

5 mg di fosforo

0,092 mg di manganese

1,41 mg di ferro

1 mg di sodio

0,06 mg di zinco

0,019 mg di rame

La maggiorana è una fonte di beta-carotene, beta-criptoxantina, luteina/zeaxantina e oli essenziali.

 

Possibili effetti collaterali della maggiorana

È possibile che il consumo di maggiorana interferisca con l’assunzione di litio. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità della maggiorana

Le foglie e le estremità fiorite della maggiorana vengono raccolte all’inizio della fioritura per poi essere essiccate. La maggiorana secca è disponibile sul mercato tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Infusi a base di maggiorana contribuiscono a contrastare nausea e flatulenza e sembra che possano anche esercitare una leggera azione antisettica. In effetti, negli oli essenziali di quest’erba aromatica sono contenute delle molecole che in gran parte sembrano svolgere un’azione antibatterica. Inoltre eserciterebbero un’azione antinfiammatoria; in particolare, sembra che l’eugenolo possa ridurre l’attività dell’enzima cicloossigenasi e potrebbe quindi risultare utile contro disturbi come l’artrite reumatoide, l’artrosi e le malattie infiammatorie intestinali. In più contribuisce ad alleviare i dolori mestruali e la leucorrea.

La maggiorana è una buona fonte di antiossidanti e alleati del sistema immunitario, della salute cardiovascolare e di quella di ossa e denti. Infine, è una buona fonte di ferro.

La maggiorana viene considerata un alimento sicuro, se assunta in dosi non medicinali; tuttavia è importante prestare attenzione alla sua assunzione in caso di gravidanza o menorragia.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Maiale Iberico

Maiale Iberico

 

Che cos’è il maiale iberico?

Il maiale iberico – noto anche come “cerdo iberico” – è una varietà di maiale (Sus scrofa domesticus) allevata allo stato brado nella dehesa spagnola.

Il maiale iberico viene allevato in particolare per impiegare le sue carni nella produzione del jamòn iberico. In base all’alimentazione del maiale il prosciutto può essere classificato secondo una di queste tre categorie:

Jamòn iberico Montanera o Bellota, che viene prodotto con le carni di maiali ingrassati nel bosco;

Jamòn iberico Recebo, che viene prodotto con le carni di maiali inizialmente ingrassati nel bosco e successivamente allevati a mangime;

Jamòn iberico Cebo, che viene prodotto con le carni di maiali ingrassati esclusivamente con mangimi.

 

Che proprietà nutrizionali ha il maiale iberico?

L’alimentazione del maiale iberico influisce anche sulle proprietà nutrizionali della sua carne. In generale, 100 grammi di maiale iberico apportano 225 Calorie suddivise in 59% (130) di lipidi, 40% di proteine, 1% di carboidrati

In particolare, 100 g di maiale iberico possono contenere circa:

22,12 g di proteine

14,45 g di lipidi, fra cui: 5,192 g di acidi grassi saturi, 6,417 g di acidi grassi monoinsaturi, 1,352 g di acidi grassi polinsaturi e 72 g di colesterolo

0,03 g di carboidrati

359 mg di potassio

62 mg di sodio

calcio

ferro

 

Possibili effetti collaterali del maiale iberico

Non si ha evidenza di interazioni specifiche tra il consumo di maiale iberico e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Reperibilità del maiale iberico

Il maiale iberico è disponibile tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il maiale iberico rappresenta una fonte di proteine di buona qualità; in confronto ad altre carni di maiale, però, la sua tende ad essere più ricca di grassi. Fortunatamente molti dei grassi sono di tipo monoinsaturo nel caso in cui venga allevato a ghiande; tuttavia anche il contenuto di grassi saturi resta elevato. Inoltre il maiale iberico è una fonte di colesterolo e, in special modo se stagionato, di sodio.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Mais

Mais

 

Che cos’è il mais?

Il mais (Zea mays) è una specie che appartiene alla famiglia delle Poaceae ed è la pianta di interesse commerciale più coltivata al mondo. Ne esistono diverse varietà. È importante distinguere il mais utilizzato per la produzione della maggior parte dei prodotti industriali dal cosiddetto mais dolce.

 

Che proprietà nutrizionali ha il mais?

100 g di mais apportano:

365 Calorie, circa

10,37 g di acqua

9,42 g di proteine

4,74 g di lipidi, fra cui 0,667 g di acidi grassi saturi, 1,251 g di acidi grassi monoinsaturi e 2,163 g di acidi grassi polinsaturi

74,26 g di carboidrati, fra cui 0,64 g di zuccheri e 7,3 g di fibre

214 UI di vitamina A

3,627 mg di niacina

0,622 mg di vitamina B6

0,49 mg di vitamina E

0,385 mg di tiamina

0,201 mg di riboflavina

19 µg di folati

0,3 µg di vitamina K

287 mg di potassio

210 mg di fosforo

127 mg di magnesio

35 mg di sodio

7 mg di calcio

2,71 mg di ferro

2,21 mg di zinco

In base alla varietà considerata, il mais può rappresentare anche una fonte di quantità variabili di molecole come antocianine, beta-carotene, acido caffeico, acido cumarico, acido ferulico, luteina/zeaxantina, acido siringico, acido vanillico e acido protocatecuico.

 

Possibili effetti collaterali del mais

Non si ha evidenza di eventuali interazioni tra il consumo di mais e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità del mais

Il mais è disponibile sul mercato tutto l’anno. Solitamente se ne effettua la raccolta nel periodo compreso tra i mesi di agosto e settembre.

 

Possibili benefici e controindicazioni

Il mais costituisce una buona fonte di carboidrati e contiene anche diversi antiossidanti, come vitamina A e carotenoidi, vitamina C e vitamina E. Inoltre fornisce un buon apporto di molecole che contribuiscono al buon funzionamento dell’organismo (in particolare di vitamine del gruppo B), dello sviluppo del sistema nervoso durante la gestazione (i folati), dell’apparato cardiocircolatorio (il potassio, le fibre e gli acidi grassi insaturi), di ossa e denti (fosforo, calcio, magnesio e vitamina K) e della coagulazione (vitamina K). Il mais, inoltre, fornisce il ferro, importante per la produzione dei globuli rossi.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Malattia infiammatoria pelvica

Malattia infiammatoria pelvica

 

La malattia infiammatoria pelvica (Pelvic Inflammatory Disease – PID) è un’infezione che colpisce le zone relative all’genitale femminile e la sua origine è identificabile nella presenza di batteri dalla vagina agli organi interni quali utero, tube di Falloppio, peritoneo.

La malattia infiammatoria pelvica, laddove non adeguatamente trattata, può danneggiare gli organi riproduttivi e arrivare anche ad incidere sensibilmente sull’effettiva capacità fertile del soggetto, e il problema diventa ancora più pericoloso nei casi in cui la malattia si ripete con maggiore intensità.

Si tratta anche della prima causa di gravidanza extrauterina, quella in cui l’ovocita fecondato fatica a lasciare la tuba di Falloppio e si impianta qui anziché in utero.

Nella maggior parte dei casi purtroppo è asintomatica.

 

Quali sono le cause della malattia infiammatoria pelvica?

La malattia infiammatoria pelvica è causata da batteri, la maggior parte dei quali a trasmissione sessuale quali Chlamydia trachomatis e Neisseria gonorrhoeae.

La trasmissione può avvenire nel corso di rapporti sessuali non protetti, ma anche in caso di parto, aborto spontaneo, interruzione di gravidanza, utilizzo della spirale contraccettiva.

 

Quali sono i sintomi della malattia infiammatoria pelvica?

La malattia infiammatoria pelvica può manifestarsi con:

Dolore al basso ventre

Minzione difficoltosa e/o dolorosa

Febbre

Perdite vaginali maleodoranti

Sanguinamenti vaginali anomali

Dolore durante i rapporti sessuali

In più dell’80% dei casi però la malattia infiammatoria pelvica è asintomatica.

 

Come prevenire la malattia infiammatoria pelvica?

La maniera più efficace per prevenire la malattia infiammatoria pelvica è l’utilizzo del preservativo nel corso dei rapporti sessuali.

 

Diagnosi

Il ginecologo, a partire da segni e sintomi riferiti dalla paziente, nel corso della visita ginecologica potrebbe prelevare campioni di secreto vaginale e cervicale da sottoporre ad analisi di laboratorio in modo da identificare eventuali microorganismi patogeni. In caso di forte sospetto di malattia infiammatoria pelvica potrebbe decidere di prescrivere terapia antibiotica anche prima di ricevere gli esiti degli esami.

 

Trattamenti

Il trattamento della malattia infiammatoria pelvica prevedere l’uso di antibiotici; la terapia può coinvolgere anche il partner al fine di evitare ulteriori infezioni. Per lo stesso motivo, nel corso della terapia antibiotica è consigliabile astenersi dai rapporti sessuali.

In alcuni casi è necessario il ricovero ospedaliero e la somministrazione di terapia antibiotica per via endovenosa.

Raramente si rende necessario l’intervento chirurgico.

Malattie infettive

Malattie infettive

 

Le malattie infettive un problema medico che deriva dalle azioni di contatto tra batteri, virus, funghi o parassiti e l’organismo umano.

La trasmissione può avvenire per contatto da persona a persona, attraverso punture o morsi di vettori, ingestione di acqua o alimenti contaminati.

 

Che cosa sono le malattie infettive?

Alcuni dei microorganismi e dei parassiti che possono penetrare nell’organismo umano possono dare luogo a malattie che vengono definite infettive.La comunità medica internazionale ha riscontrato casistiche registrate in cui si può assistere a situazioni dove il sistema immunitario può riuscire a sconfiggere il loro attacco, mentre in altre condizioni è il patogeno a prendere il sopravvento.

I soggetti più a rischio sono tutti quegli individui che hanno un sistema immunitario è debilitato come ad esempio coloro che stanno assumendo farmaci immunosoppressivi.

A volte, anche se non spessissimo si assiste a casistiche in cui i patogeni che normalmente causano varie tipologie di malattie infettive, sono stati associati a un aumento del rischio di tumori: il papilloma virus (cancro alla cervice), i virus dell’epatite B e C (cancro al fegato) e l’Helicobacter pylori (cancro allo stomaco).

 

Quali sono le cause delle malattie infettive?

Le malattie infettive possono essere causate da batteri, virus, funghi e parassiti.

Le malattie infettive contagiose sono causate da agenti patogeni che, in modo diretto o indiretto, vengono trasmesse ad altri soggetti recettivi. Nelle malattie infettive non contagiose la trasmissione richiede di particolari circostanze o l’intervento di appositi vettori. Le malattie infettive possono anche essere trasmesse dalla madre al bambino durante gestazione o durante il parto.

 

Quali sono i sintomi delle malattie infettive?

I sintomi delle malattie infettive possono essere molto diversi a seconda del patogeno alla loro base.

 

Come prevenire le malattie infettive?

Molte malattie infettive, come il morbillo, la varicella, l’influenza possono essere prevenute con i vaccini. In molti altri casi invece non esistono vaccinazioni in grado di impedire l’infezione.

Alcuni accorgimenti possono però limitare la probabilità che germi e parassiti penetrino nell’organismo:

è importante lavarsi sempre bene le mani, soprattutto prima di cucinare o di mangiare e dopo essere andati al bagno;

avere rapporti sessuali protetti riduce la probabilità di contrarre malattie sessualmente trasmissibili;

si consiglia di limitare la condivisione di oggetti personali come rasoi o spazzolini da denti;

quando si è ammalati è meglio non andare a lavoro o a scuola per evitare di contagiare colleghi o compagni;

quando si viaggia all’estero è bene informarsi su eventuali vaccinazioni necessarie e sui pericoli associati a patogeni particolarmente diffusi nella meta del viaggio.

 

Diagnosi

Nella diagnosi delle malattie infettive può essere necessaria l’esecuzione di diversi esami (ematici, strumentali, microbiologici) mirati all’identificazione del patogeno responsabile dell’infezione.

 

Trattamenti

Le malattie infettive meno gravi possono risolversi autonomamente mentre in altri casi possono necessitare il ricovero in ospedale.

In ogni caso la terapia più adatta dipende dal patogeno responsabile della patologia.

 

Fra i farmaci che potrebbero essere prescritti sono inclusi:

gli antibiotici, utili solo in caso di infezioni batteriche;

gli antivirali, utili contro alcuni virus;

gli antimicotici, utili contro i funghi;

gli antiparassitari, utili in caso di malattie causate da parassiti.

 

Malattie sessualmente trasmissibili

Malattie sessualmente trasmissibili

 

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST), dette anche infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono infezioni che si trasmettono per contagio diretto tramite contatto sessuale. Sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Queste patologie possono colpire gli organi genitali o altri organi e apparati.

 

Che cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili?

L’attività sessuale gioca un ruolo fondamentale nella diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), attraverso trasfusioni di sangue infetto o tramite l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi).

 

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono essere causate da:

batteri (gonorrea, sifilide, clamidia);

virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C);

protozoi (come la tricomoniasi).

funghi (Candida Albicans)

 

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono passare inosservate per lungo tempo. Segni e sintomi possono comparire, a seconda del tipo di infezione, da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione. Alcune infezioni sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte letali. Alcune di queste infezioni possono decorrere in modo del tutto asintomatico per molto tempo, pur conducendo a serie alterazioni funzionali di alcuni organi con decadimento della loro funzione (è il caso per esempio dei danni a carico delle tube da parte della Clamidia Trachomatis, con conseguente infertilità).

 

Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni:

piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale

bruciore o dolore alla minzione

secrezioni dal pene

perdite vaginali (leucorrea)

perdite vaginali ematiche

ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nell’area inguinale

dolori pelvici, accompagnati in alcuni casi a febbri persistenti o a diarrea

rash cutaneo su tronco, mani o piedi

 

Come prevenire le malattie sessualmente trasmissibili?

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle infezioni sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie:

Astensione dall’attività sessuale “a rischio” (evitare rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo).

Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.

Evitare l’uso di droghe o l’abuso di alcol, il cui effetto può favorire l’adozione di comportamenti sessuali azzardati o pericolosi.

Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono penetrare la cute o le mucose.

Se si è deciso di eseguire un tatuaggio, accertarsi che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

 

Diagnosi

Al fine di arrivare ad una diagnosi precisa di un’infezione sessualmente trasmessa è possibile eseguire diverse tipologie di indagine quali:

  • esame obiettivo specialistico
  • esami del sangue
  • analisi dell’urina
  • esami di campioni di fluidi biologici

 

Trattamenti

Il trattamento varia a seconda dell’infezione che affligge il soggetto. Le malattie sessualmente trasmissibili causate da batteri sono generalmente più facili da curare, mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate.

 

Nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse causate da batteri e protozoi vengono impiegati antibiotici somministrati per uso locale o sistemico. È preferibile astenersi dall’attività sessuale fino al completamento del trattamento e alla regressione delle eventuali lesioni.

 

Nel caso di infezioni virali vengono impiegate terapie antivirali (come nel caso dell’Herpes) o trattamenti chirurgici locali (come nel caso dell’HPV).

Nel caso del virus dell’Hiv: nonostante non siano ancora state messe a punto terapie in grado di eliminare definitivamente il virus, le attuali cure riescono a tenerlo sotto controllo per molti anni e la mortalità causata da questa malattia è decisamente calata negli ultimi decenni.

Malattie sessualmente trasmissibili

Malattie sessualmente trasmissibili

 

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST), comunemente note con il nome di infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono infezioni che si trasmettono per contagio diretto tramite contatto sessuale. Sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Si tratta di specifici disturbi e patologie che tendono a concentrare la loro azione nelle zone di interesse degli organi genitali o altri organi e apparati.

 

Che cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili?

L’attività sessuale ha un ruolo essenziale nella diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), tramite trasfusioni di sangue infetto o tramite l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi).

 

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono essere causate da:

  • batteri (gonorrea, sifilide, clamidia);
  • virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C);
  • protozoi (come la tricomoniasi).
  • funghi (Candida Albicans)

 

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Non è detto che le infezioni sessualmente trasmesse si manifestino nell’immediato, al contrario queste possono anche restare latenti per periodi più o meno lunghi. I sintomi possono manifestarsi in base alla tipologia di infezione da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione. Alcune infezioni sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte letali. Alcune di queste infezioni possono decorrere in modo del tutto asintomatico per molto tempo, pur conducendo a serie alterazioni funzionali di alcuni organi con decadimento della loro funzione (è il caso per esempio dei danni a carico delle tube da parte della Clamidia Trachomatis, con conseguente infertilità).

 

Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni:

  • piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale
  • bruciore o dolore alla minzione
  • secrezioni dal pene
  • perdite vaginali (leucorrea)
  • perdite vaginali ematiche
  • ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nell’area inguinale
  • dolori pelvici, accompagnati in alcuni casi a febbri persistenti o a diarrea
  • rash cutaneo su tronco, mani o piedi

 

 

E’ possibile agire per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili?

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle infezioni sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie:

Astensione dall’attività sessuale “a rischio” (evitare rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo).

Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.

Evitare l’uso di droghe o l’abuso di alcol, il cui effetto può favorire l’adozione di comportamenti sessuali azzardati o pericolosi.

Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono penetrare la cute o le mucose.

Se si è deciso di eseguire un tatuaggio, accertarsi che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

 

Diagnosi

Diversi sono i test che possono essere utilizzati per diagnosticare un’infezione sessualmente trasmessa:

esame obiettivo specialistico

esami del sangue

analisi dell’urina

esami di campioni di fluidi biologici

 

Trattamenti

La scelta del trattamento dipende dal tipo di infezione di cui il paziente soffre. Le malattie sessualmente trasmissibili causate da batteri sono generalmente più facili da curare, mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate.

 

Nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse causate da batteri e protozoi vengono impiegati antibiotici somministrati per uso locale o sistemico. È preferibile astenersi dall’attività sessuale fino al completamento del trattamento e alla regressione delle eventuali lesioni.

 

Nel caso di infezioni virali vengono impiegate terapie antivirali (come nel caso dell’Herpes) o trattamenti chirurgici locali (come nel caso dell’HPV).

Nel caso del virus dell’Hiv: nonostante non siano ancora state messe a punto terapie in grado di eliminare definitivamente il virus, le attuali cure riescono a tenerlo sotto controllo per molti anni e la mortalità causata da questa malattia è decisamente calata negli ultimi decenni.

Malva

Malva

 

Che cos’è la malva?

La malva (Malva L) è una pianta che appartiene alla famiglia delle Malvaceae, la stessa cui appartiene anche il cotone. Sia le foglie che le radici e i fiori di Malva sylvestris sono commestibili e hanno una lunga tradizione d’impiego in ambito medicinale; questa specie ha origini nelle aree temperate dell’Asia e dell’Europa e cresce spontaneamente nei prati.

 

Che proprietà nutrizionali ha la malva?

La malva solitamente è impiegata sotto forma di infusi. I preparati che la contengono, senza l’eventuale aggiunta di zucchero, sono poco calorici e forniscono un apporto minimo di lipidi. La malva è una fonte di vitamina A.

 

Possibili effetti collaterali della malva

Non si ha testimonianza dell’esistenza di condizioni in cui il consumo di malva possa interferire con l’assunzione di farmaci o di altre sostanze. È consigliabile consultare il medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità della malva

Le foglie e i fiori della malva si raccolgono da giugno a settembre. I fiori, in special modo, vanno raccolti quando sono appena sbocciati o ancora in boccioli. La malva essiccata è però disponibile sul mercato per tutto l’anno.

 

Possibili benefici e controindicazioni

La malva viene impiegata per le sue proprietà leggermente lassative, diuretiche e antinfiammatorie che possono portare a un effetto emolliente ed espettorante, utile nei casi in cui sia necessario facilitare l’eliminazione del muco dall’organismo. Nei fiori è presente proprio una sostanza simile al muco che aiuta invece a proteggere e dare sollievo a gola e cavo orale. Per queste sue proprietà la malva viene impiegata per contrastare le irritazioni di bocca e gola, la tosse secca e la bronchite. È possibile, inoltre, che venga consigliata contro problemi gastrointestinali o alla vescica.

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Pharmacy and Therapeutics sembra confermata l’azione antinfiammatoria della malva. Tuttavia, la sua efficacia sia contro l’infiammazione che in altre condizioni non è ancora sufficientemente quantificata dai dati presenti nella letteratura scientifica.

Per quanto riguarda all’assunzione di malva durante la gravidanza e l’allattamento, in caso di dubbi è consigliabile consultare il proprio medico.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Mandalate

Mandalate

 

Che cos’è il mandalate?

Il mandalate è il frutto di una varietà di mandarino protetta da brevetto. Si tratta, infatti, di un ibrido triploide (cioè con 3 copie di ogni cromosoma) ricavato dall’incrocio tra il mandarino Fortune (varietà diploide, ossia con due copie di goni cromosoma) e il mandarino Avana (una varietà tetraploide, cioè con quattro copie di ogni cromosoma). Titolari del brevetto sono i ricercatori del CRA-ISAGRU (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura – oggi CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – Istituto Sperimentale per l’Agrumicoltura) di Acireale, in provincia di Catania.

L’aspetto del frutto del mandalate è simile a quello di un mandarino tradizionale e il suo peso medio è di 100 grammi. La sua buccia, arancione, è sottile e non aderisce bene alla polpa, il che rende il mandalate facilmente sbucciabile.

 

Che proprietà nutrizionali ha il mandalate?

Non si hanno a disposizione informazioni nutrizionali specifiche riguardo ai frutti del mandalate.

 

Possibili effetti collaterali del mandalate

Non si ha testimonianza di specifiche interazioni fra il consumo di mandalate e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. È però risaputo che esiste la possibilità di un’interferenza da parte di diversi agrumi con l’assunzione delle molecole metabolizzate dal CYP3A4. Per questo è consigliabile consultare il proprio medico in caso di dubbi.

 

Stagionalità del mandalate

La raccolta dei frutti del mandalate inizia a febbraio e continua fino ad aprile. In confronto ad altri agrumi, quindi, il mandalate è disponibile in commercio più tardi rispetto alla stagione tradizionale.

 

Possibili benefici e controindicazioni

L’introduzione del mandalate nella propria alimentazione consente di trarre benefici dal consumo degli agrumi (ad esempio per l’elevato apporto di vitamina C, ma non solo) anche quando la loro stagione è ormai terminata, senza la necessità di ricorrere a prodotti di serra.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Mangostano

Mangostano

 

Che cos’è il mangostano?

Il mangostano è il frutto della Garcinia mangostana, una specie che appartiene alla famiglia delle Clusiaceae. Attualmente è la Thailandia il principale produttore ed esportatore di mangostano.

 

Che proprietà nutrizionali ha il mangostano?

100 g di mangostano apportano:

63 Calorie, circa

0,50 g di proteine

0,4 g di lipidi

15,6 g di carboidrati

5,10 g di fibra

7,2 mg di vitamina C

0,286 mg di niacina

0,054 mg di tiamina

0,054 mg di riboflavina

0,041 mg di piridossina

0,032 mg acido pantotenico

31 µg di folati

35 UI di vitamina A

48 mg di potassio

9,21 mg di fosforo

5,49 mg di calcio

13,9 mg di magnesio

7 mg di sodio

0,17 mg di ferro

0,12 mg di zinco

0,10 mg di manganese

0,069 mg di rame

0,6 µg di selenio

Il mangostano è fonte di alfa-carotene (1 µg in 100 g), beta-carotene (16 µg in 100 g) e beta-criptoxantina (9 µg in 100 g).

 

Possibili effetti collaterali del mangostano

Non si ha prova di eventuali interazioni del mangostano con farmaci o altre sostanze.

 

Stagionalità del mangostano

I frutti freschi di mangostano sono disponibili sul mercato nel periodo compreso tra i mesi di giugno e ottobre.

 

Possibili benefici e controindicazioni del mangostano

Il mangostano contiene una grande quantità di nutrienti necessari per lo sviluppo e per il benessere nutrizionale. Privo di grassi saturi e di colesterolo, risulta invece essere una buona fonte di fibre alimentari e di vitamina C. Quest’ultima, nota per le sue proprietà antiossidanti, aiuta l’organismo a liberarsi dei radicali liberi e favorisce una buona risposta immunitaria. Le vitamine del gruppo B stimolano invece il buon metabolismo, mentre il potassio contribuisce al controllo della frequenza cardiaca e della pressione del sangue, diminuendo così i rischi di ictus e malattie coronariche.

Attualmente si attribuiscono al mangostano benefici in condizioni di diarrea, infezioni delle vie urinarie, gonorrea, infezioni da candida, tubercolosi, problemi mestruali, tumori, artrosi e dissenteria; sembra inoltre che sia in grado di stimolare il sistema immunitario e migliorare il benessere mentale. Al momento non sono a disposizione prove scientifiche che possano dimostrare sufficientemente questi benefici.

Esiste la possibilità che il mangostano rallenti la coagulazione del sangue.

 

Disclaimer

Le seguenti informazioni rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Mappatura dei nei

Mappatura dei nei

 

Definizione

La mappatura dei nei consiste nell’acquisire in computer sia le immagini macroscopiche dei nei sia quelle demoscopiche di essi. Le immagini demoscopiche si acquisiscono con una apposita telecamera dotata di lente che si appoggia su ogni neo per cogliere immagini non visibili a occhio nudo.

 

A cosa serve la mappatura dei nei?

La mappatura dei nei serve per poter capire se uno o più nei nel tempo cambiano aspetto e diventano pericolosi, in modo da asportarli e prevenire quindi la loro degenerazione in melanoma.

 

Come funziona la mappatura dei nei?

Il paziente viene fatto spogliare e sdraiare sul lettino. Il dermatologo provvederà a effettuare tramite l’utilizzo del dermatoscopio un esame dei nei presenti sulla pelle, provvedendo alla loro mappatura. L’esame verrà poi ripetuto sull’altro lato del corpo. Le foto cliniche e demoscopiche dei nevi vengono numerate e quindi archiviate per poterle confrontare con le immagini nei mesi o anni successivi in modo da poter notare segni di modificazioni non riconoscibili a occhio nudo.

 

Chi può effettuare l’esame?

Chiunque può sottoporsi a questo esame.

 

Sono necessarie norme di preparazione?

Per sottoporsi alla mappa dei nei occorre non essere abbronzati.

 

La mappatura dei nei è dolorosa o pericolosa?

Questo esame diagnostico risulta del tutto indolore e non invasivo, non è minimamente pericoloso e non presenta alcuna controindicazione.

Mecamilamina

Mecamilamina

 

S’impiega per curare forme gravi di pressione alta.

 

Che cos’è la mecamilamina?

Rilassa e dilata i vasi sanguigni. In tal modo permette al sangue di fluire più facilmente, esercitando una minore pressione.

 

Come si assume la mecamilamina?

Viene somministrata sotto forma di compresse da assumere a stomaco pieno.

 

Effetti collaterali della mecamilamina

Fra i suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

appannamento della vista

stato di costipazione

problemi alla sfera sessuale

capogiri

fauci secche

dilatazione delle pupille

impotenza

infiammazione alla lingua

sensazione di testa leggera

calo dell’appetito

senso di nausea

ritenzione urinaria

conati di vomito

 

È importante rivolgersi immediatamente ad un medico in caso di:

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

movimenti anomali

pensieri strani

difficoltà nella minzione

svenimenti

frequenti scariche intestinali molli (associate a gonfiore di stomaco e riduzione dei gas intestinali)

sintomi convulsivi

tremori

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicata in caso di stenosi pilorica o assunzione di antibiotici o sulfonamidi, problemi cardiaci o infarti recenti, glaucoma o disturbi associati a problemi renali.

Prima della somministrazione è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare alcalinizzanti delle vie urinarie)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di aterosclerosi o difficoltà di minzione associate a ipertrofia prostatica o stenosi del collo vescicale

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Può compromettere le capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto indesiderato può essere aggravato dall’alcol e da alcuni medicinali.

I capogiri procurati dal farmaco possono essere accentuati non solo dall’alcol e dai medicinali, ma anche dalla febbre, dall’attività fisica e dal caldo. In presenza di questi fattori è importante prestare attenzione quando ci si erge e sedersi o sdraiarsi non appena compaiono i giramenti di testa.

È sempre importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di mecamilamina.

Megastrolo

Megastrolo

 

Viene prescritto per alleviare i sintomi dei tumori al seno e dell’endometrio in fase avanzata. Trova impiego altresì per far fronte alla malnutrizione, al calo di appetito, e alla grave perdita di peso nei pazienti con AIDS e – a volte – in quelli con ipertrofia prostatica, endometriosi, tumori e iperplasia dell’endometrio.

 

Che cos’è il Megestrolo?

E’ una versione sintetica dell’ormone progesterone ed esercita un’azione antitumorale, influenzando l’azione degli ormoni coinvolti nella crescita dei tumori al seno e dell’endometrio. Stimolando l’appetito, aiuta anche l’aumento di peso.

 

Come si assume il Megestrolo?

Si somministra via bocca. Le compresse vengono di solito utilizzate nel trattamento dei sintomi del cancro, mentre ai pazienti con AIDS viene prescritta la soluzione concentrata.

 

Effetti collaterali del Megestrolo?

Può interagire con il ciclo mestruale.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

insolite emorragie vaginali

insonnie notturne

gas

impotenza

calo del desiderio sessuale

rash cutanei

 

È opportuno contattare subito un medico nel caso di:

senso di nausea

conati di vomito

capogiri

stato di debolezza

appannamento della vista

forte sete

frequente minzione

forte fame

dolore alle gambe

difficoltà a respirare

dolore, oppressione o senso di pesantezza al petto

difficoltà nel parlare

debolezza o intorpidimento ad un braccio o ad una gamba

 

Controindicazioni e avvertenze

Non deve essere assunto per prevenire il calo di appetito e di peso in soggetti che non hanno sviluppato l’AIDS.

Prima di iniziare la cura è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri farmaci o alimenti

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, citando in particolare antibiotici e indinavir

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di trombosi, ictus, diabete o malattie epatiche o renali

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È bene far sapere a medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di megestrolo.

Infine, durante il trattamento è consigliabile evitare gravidanze; ciò utilizzando efficaci ed opportuni metodi anticoncezionali.

Membrana Epiretinica

Membrana Epiretinica

 

Le patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono un gruppo di alterazioni fisiche dell’occhio che possono deteriorare gravemente la vista. Tra queste c’è la Membrana Epiretinica (anche nota come pucker maculare). Si verifica quando si ha una formazione di uno strato di cellule in grado di produrre una trazione sulla retina, provocandone il suo distacco.

 

Cos’è la membrana epiretinica?

Lo stadio iniziale della Membrana Epiretinica viene chiamato cellophane maculare a seguito dell’immagine brillante percepita durante l’esame oftalmoscopico dall’oftalmologo sul fondo dell’occhio. La prevalenza dell’ERM aumenta con l’avanzare dell’età. Si stima siano colpiti il 2% dei pazienti sotto i 60 anni e il 12% di quelli sopra i 70 anni.

 

Quali sono le cause della membrana epiretinica?

L’origine non è ancora del tutto chiara. La forma più frequentemente riscontrata non ha una causa ben definita, se non quella del normale invecchiamento dell’occhio. Questo processo di alterazione del corpo vitreo produce la proliferazione e l’accumulo di diversi tipi di cellule: cellule gliali, fibroblasti, macrofagi e cellule dell’epitelio pigmentato.

Altre cause di questa patologia possono essere:

Processi infiammatori oculari

Trombosi venose della retina

Diverse forme di maculo patie

Esiti di chirurgie oftalmiche

Esiti di laser retinico

Altre sindromi rare

 

Quali sono i sintomi della membrana epiretinica?

La Membrana Epiretinica è una patologia che può evolversi silenziosamente, senza dare sintomi.

Generalmente il paziente percepisce avvisaglie molto variabili come:

Alterazione del punto di messa a fuoco (metamorfopsia)

Visione doppia monoculare

Micropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più piccoli di quanto non lo siano in realtà.

Macropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più grandi di quanto non lo siano in realtà.

Diversi gradi di diminuzione dell’acuità visiva.

 

Diagnosi

Per formulare una diagnosi accurata si sottopone il paziente a visita oculistica e tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia consente di stabilire il livello di trazione a carico della retina.

 

Trattamenti

L’urgenza di intervenire chirurgicamente dipende dallo stadio di avanzamento del danno oculare. L’intervento standard in questi casi è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna con l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che facilita la chiusura del foro.

Recentemente l’Ocriplasmina (JETREA) ha dimostrato la sua efficacia nella terapia di sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione di questo enzima nella cavità vitrea.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

Menisco lacerato

Menisco lacerato

 

Il menisco è  un cuscinetto fibrocartilagineo presente tra le due principali ossa dell’arto inferiore, la tibia e il femore. Quando si lacera si genera una lesione nota anche come “rottura del menisco”.

Che cos’è il menisco lacerato?

Il menisco contribuisce a una migliore distribuzione del peso corporeo sul ginocchio, riducendo lo stress sullo strato di cartilagine che ricopre la superficie articolare. Quando si lacera non è più possibile svolgere correttamente queste funzioni.

 

Quali sono le cause del menisco lacerato?

Il menisco può lacerarsi per diversi motivi:

-a causa di un trauma: è la causa più frequente, soprattutto tra gli sportivi. Il menisco si può lacerare improvvisamente quando, ad esempio, ci si ferma bruscamente mentre si corre e si cambia improvvisamente direzione

-a causa dell’usura dell’articolazione dovuta al passare del tempo (a partire dai 40 anni di vita, di solito)

-a causa di altre condizioni mediche come l’artrite degenerativa (patologia degenerativa delle articolazioni)

 

Quali sono i sintomi del menisco lacerato?

La lacerazione del menisco dovuta alla normale usura articolare generalmente non provoca dolore. Se la lacerazione, invece, avviene improvvisamente, è accompagnata da una sintomatologia che può comprendere:

-dolore, spesso intenso, soprattutto quando il ginocchio è in torsione o in rotazione

-gonfiore o rigidità a carico del ginocchio

-difficoltà a stendere il ginocchio (parte del menisco lacerato può inserirsi all’interno dell’articolazione, impedendo al ginocchio di stendersi)

-presenza di raccolta di liquido all’interno del ginocchio

 

Come prevenire la lesione del menisco?

Contro la lacerazione del menisco dovuta al passare degli anni o all’artrite degenerativa non si può fare, purtroppo, nulla.

Diversi, invece, sono gli accorgimenti che possono essere messi in pratica per evitare la lacerazione traumatica di questa struttura fibrocartilaginea:

-evitare tutti i traumi che possono causarne l’insorgenza (attenzione anche a dove si mettono i piedi quando si scende dalla macchina o dall’autobus)

-effettuare appositi esercizi per rafforzare i muscoli delle gambe per contribuire a stabilizzare e proteggere le articolazioni del ginocchio

In caso di svolgimento di attività sportiva:

-effettuare sempre un appropriato riscaldamento prima di aumentare l’intensità dello sforzo fisico

-assicurarsi sempre di indossare il giusto equipaggiamento (la corretta tipologia di vestiario, di calzature ed eventuali protezioni necessarie)

-evitare movimenti bruschi

Menopausa

Menopausa

 

Anche se si contraddistingue per importanti cambiamenti nell’organismo femminile che a volte richiedono specifiche cure farmacologiche per la loro risoluzione, la menopausa, non è una malattia. È un passaggio naturale e obbligato con cui ogni donna nella propria vita si trova a confrontarsi: coincide infatti con la fine del ciclo mestruale e della vita riproduttiva femminile. Si definisce menopausa l’ultima mestruazione della donna. La donna è in menopausa quando è trascorso almeno un anno dall’ultima mestruazione.

 

Che cos’è la menopausa?

La menopausa è quella situazione in cui le mestruazioni smettono in modo definitivo di arrivare, mentre il periodo che precede e segue la menopausa, di durata variabile e caratterizzato da una complessa sintomatologia fisica ed emotiva (tra cui le note vampate di calore, ma anche sonno disturbato, irritabilità, tristezza, ansia) viene indicato come “perimenopausa”. Si definisce invece “climaterio” il periodo di transizione tra la vita riproduttiva e la menopausa.

La menopausa è fisiologica quando avviene tra i 48 e i 52 anni.

 

Quali sono i sintomi della menopausa?

Alcune donne entrano in menopausa senza particolari fastidi, quasi senza accorgersi dei mutamenti a cui va incontro il proprio organismo, mentre altre manifestano sintomi che possono anche essere importanti. La fluttuazione (prima) e il calo (poi) dei livelli degli estrogeni, sono infatti responsabili di diverse modificazioni fisiche e psichiche definite, nel complesso, “sintomi della menopausa”.

 

Oltre alle alterazioni a carico del ciclo mestruale, i primi sintomi correlati all’insorgere della menopausa sono quelli legati alla carenza degli ormoni estrogeni (vampate, sudorazioni improvvise, tachicardia, insonnia, repentini cambiamenti d’umore, ansia, depressione, modificazioni della libido, difficoltà alla concentrazione). Sono sintomi a medio termine la distrofia delle mucose vulvo/vaginali e dell’apparato genito-urinario. La sintomatologia più tardiva, che insorge generalmente dopo alcuni anni dalla menopausa, comprende l’osteoporosi e l’aumento del rischio cardio vascolare. Vi è inoltre una ridistribuzione del grasso corporeo, con modificazioni dell’aspetto fisico e una tendenza all’aumento ponderale.

 

Quali sono le cause della menopausa?

La menopausa si verifica a seguito della cessazione di produzione, da parte delle ovaie, degli ormoni riproduttivi (estrogeni).

 

Diagnosi

Per diagnosticare lo stato di menopausa è quasi sempre inutile effettuare test diagnostici. Infatti la fine dei cicli mestruali e l’eventuale comparsa di sintomi, permette alle donne, senza l’ausilio del medico, di comprendere che sta iniziando questo periodo della vita.

In alcuni casi, sarà invece il medico specialista a consigliare l’esecuzione di esami o procedure diagnostiche, per definire meglio il quadro clinico.

 

Trattamenti

La principale terapia della menopausa è quella ormonale sostitutiva, che consiste nella somministrazione di estrogeni, quasi sempre associati a un’adeguata dose di progestinici, in modo da riportare l’organismo a una situazione di equilibrio simile al periodo precedente la menopausa, riducendo o azzerando gli eventuali sintomi.

È compito dello specialista definire in quali casi sia utile e/o necessario intraprendere la terapia ormonale sostitutiva.

 

Come prevenire la menopausa?

Anche se la menopausa è una cosa del tutto naturale che si presenta come passaggio obbligato con cui ogni donna si trova a confrontarsi, spesso questo non rappresenta problematiche di alcun tipo ed è del tutto “indolore”. Dal momento che molte sono le modificazioni a cui l’organismo femminile va incontro con la menopausa, è bene preparare al meglio mente e corpo. Può essere l’occasione per prendersi più cura di se stesse, adottando stili di vita più sani. In particolare è importante ridurre l’apporto alimentare e aumentare l’attività fisica. È inoltre assolutamente consigliata la sospensione del fumo, per contrastare l’aumento del rischio cardiovascolare.

 

Mestranolo

Mestranolo

 

Viene principalmente impiegato come contraccettivo. Alcune sue combinazioni possono essere utilizzate anche ad altri scopi (ad esempio per curare emorragie uterine anomale o i sintomi dell’endometriosi).

 

Che cos’è il Mestranolo?

Il mestranolo è un derivato dell’etinilestradiolo, forma sintetica dell’ormone estradiolo. Una volta modificato all’interno del fegato, esso interagisce con i recettori degli estrogeni presenti sulle cellule-bersaglio (fra cui sono incluse quelle della ghiandola mammaria, quelle dell’ipotalamo, quelle dell’apparato riproduttivo femminile e quelle dell’ipofisi) attivandoli.

Assunto contestualmente ad un progestinico, riduce la secrezione di diversi ormoni e proteine coinvolte nella riproduzione femminile.

 

Come si assume il Mestranolo?

Si somministra in compresse all’interno delle quali è combinato ad altri principi attivi.

 

Effetti collaterali del Mestranolo

Fra i possibili effetti indesiderati dei contraccettivi orali contenenti mestranolo sono inclusi:

lieve nausea (soprattutto all’inizio dell’assunzione)

conati di vomito

gonfiore diffuso

crampi a livello addominale

sensibilità o gonfiore del seno

perdite dal capezzolo

efelidi o epidermide del viso più scura

variazioni al ciclo mestruale

problemi alla sfera sessuale

aumento della crescita dei peli

alopecia

variazioni del peso corporeo o dell’appetito

problemi con lenti a contatto

prurito o perdite a livello vaginale

 

È importante contattare immediatamente un medico in caso di:

orticaria

difficoltà a respirare

gonfiore a volto, labbra, lingua o gola

improvvisi intorpidimenti o debolezza, soprattutto se da un singolo lato del corpo

improvvisi mal di testa

cambiamento nella tipologia o nella gravità dei mal di testa di cui si soffre

senso di nausea

dolore alla parte alta dello stomaco

prurito

calo dell’appetito

urine scure

feci color argilla

ittero

gonfiore alle mani, alle caviglie o ai piedi

noduli al seno

sintomi depressivi

stato di confusione

complicanze nella vista, nel parlare o nel mantenere l’equilibrio

dolori o sensazione di oppressione al petto

dolore che si irradia al braccio o alla spalla

senso di nausea

sudorazioni

tosse

respiro sibilante

accelerazione nella respirazione

sensazione di generale malessere

sangue nell’espettorato

dolore, gonfiore, calore o arrossamento alle gambe

 

Avvertenze

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri farmaci o a qualsiasi alimento o sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare bosentan, antibiotici, iperico, anticonvulsivanti, dantrolene, tizanidina, farmaci contro la tubercolosi, l’epatite C, l’HIV o l’AIDS, fenobarbital o altri barbiturici e acido tranexamico)

delle patologie e dei disturbi di salute di cui si soffre (o si è sofferto in pregresso)

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Metilfenidato

Metilfenidato

 

S’impiega per curare il disturbo da deficit di attenzione, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, la depressione e la narcolessia.

 

Che cos’è il Metilfenidato?

Si tratta di uno stimolante del sistema nervoso centrale che influenza il livello delle sostanze che portano all’iperattività e che controllano gli impulsi sia nel cervello che nei nervi.

 

Come si assume il Metilfenidato?

Può essere somministrato via bocca (in genere sotto forma di capsule, di compresse o di sospensioni) o transdermica.

Al fine di evitare problemi di insonnia, è consigliabile assumerlo al mattino.

 

Effetti collaterali del Metilfenidato

Può causare gravi effetti collaterali a livello cardiaco. Può altresì creare dipendenza.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

stato di nervosismo o irritabilità

insonnie notturne

calo dell’appetito

senso di nausea

male allo stomaco

male alla testa

 

È importante rivolgersi subito un medico in caso di:

dolori al petto

difficoltà a respirare

sensazione di svenimento

stati di allucinazione

nuovi problemi comportamentali

aggressività

intorpidimento

dolore

sensazione di freddo

pensieri paranoici

sintomi convulsivi

ferite sospette

cambiamenti al colore dell’epidermide

tic

problemi visivi

erezioni dolorose o che durano da più di 4 ore

dolori o sensibilità muscolare o debolezza insolita (soprattutto se associati a stanchezza, febbre e urine scure)

problemi di crescita (nei bambini)

 

Avvertenze

Non deve essere assunto in caso di tic, sindrome di Tourette, glaucoma, ansia, tensione o agitazione gravi o se nei 14 giorni precedenti è stato assunto un MAO inibitore.

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri farmaci o a qualsiasi alimento o sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare farmaci per la pressione, anticoagulanti, antidepressivi, medicinali contro raffreddore o allergie a base di decongestionanti e anticonvulsivanti)

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso o se ci sono casi in famiglia) di glaucoma, tic o sindrome di Tourette, psicosi, epilessia, convulsioni, gravi forme di ansia, tensione o agitazione, problemi cardiocircolatori, pressione alta, pressione alta, depressione, malattie mentali o disturbo bipolare

di casi di morte improvvisa in famiglia

in caso di elettroencefalogrammi dal tratto anomalo

in caso di pensieri o istinti suicidi (anche fra i famigliari)

se si è mai abusato di sostanze alcoliche o droghe

in caso di donne gravide o in fase di allattamento al seno

Metirosina

Metirosina

 

Si prescrive al fine di ridurre l’aumento di catecolamine associato ad alcuni tipi di tumore (in particolare al feocromocitoma che può svilupparsi nel surrene).

Trova inoltre utilizzo sia come trattamento preliminare ad interventi chirurgici che come trattamento a lungo termine dei sintomi associabili a questa forma tumorale.

 

Che cos’è la metirosina?

Essa inibisce la sintesi di sostanze dette catecolamine, la cui produzione aumenta in modo significativo in presenza di alcune forme tumorali. Il risultato è un comprimersi delle quantità di queste molecole presenti nell’organismo.

 

Come si assume la metirosina?

Si somministra via bocca.

 

Effetti collaterali della metirosina

Tra i suoi possibili effetti indesiderati è inclusa la sonnolenza.

È importante ricorrere subito alle cure di un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

ansia

stato di confusione

presenza di cristalli nelle urine

depressione

scariche di diarrea

difficoltà a parlare

disorientamento

bava alla bocca

stati di allucinazione

minzione dolorosa

gonfiore a braccia, gambe, caviglie o piedi

tremori

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di assumerla è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato in particolare aloperidolo, fenotiazine e farmaci che possono indurre sonnolenza (medicinali contro l’insonnia o contro l’ansia e tranquillanti)

delle malattie e dei disturbi di salute di cui si soffre (o si sia sofferto nel pregresso)

se si bevono sostanze alcoliche

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È importante far sapere a medici, chirurghi o dentisti dell’assunzione di metirosina.

Il trattamento può compromettere la capacità di guida o di manovra di macchinari pericolosi; tale effetto collaterale può essere aggravato dal consumo di alcol o da altri medicinali.

Metotrimeprazina

Metotrimeprazina

 

S’impiega nel trattamento delle psicosi (in particolare quelle associate alla schizofrenia e alla fase maniacale del disturbo bipolare)

Trova anche impiego nel trattamento dei disturbi del sonno, della nausea, dell’ansia o del vomito e del dolore.

 

Che cos’è la metotrimeprazina?

E’ un antipsicotico il cui effetto è principalmente riconducibile alla sua azione da antagonista dei recettori del neurotrasmettitore dopamina presenti nel cervello. Si crede altresì che ad entrare in gioco sia la sua capacità di legarsi ai recettori 5-HT2 della serotonina.

Esercita un effetto rilassante, calmante e antidolorifico.

 

Come si assume la metotrimeprazina?

Può somministrarsi via bocca, tramite iniezioni intramuscolari o infusioni direttamente in vena.

 

Effetti collaterali della metotrimeprazina

Può aumentare il livello di zuccheri nel sangue e quelli di prolattina. Può anche causare erezioni dolorose e prolungate, sindrome neurolettica maligna e discinesia tardiva. Infine, il suo utilizzo può essere associato a un prolungamento dell’intervallo QT e incrementare il rischio di colpo di calore nonchè la sensibilità della pelle alla luce solare.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

capogiri

sensazione di sonnolenza

stato di costipazione

fauci secche

appannamento della vista

minzione difficoltosa

aumento di peso corporeo

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

ittero

improvvisi dolore, gonfiore o arrossamenti

svenimenti

forti capogiri

sintomi convulsivi

scariche di diarrea persistenti

sangue o muco nelle feci

senso di pesantezza o oppressione al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

spasmi o rigidità a livello muscolare

tremori

stato di irrequietezza

espressione del volto simile a una maschera

perdita di bava dalla bocca

lividi e emorragie

sintomi di un’infezione in corso

senso di nausea, conati di vomito o perdita dell’appetito persistenti

dolori allo stomaco o a livello addominale

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di assumerla è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, in particolare farmaci che possono prolungare l’intervallo QT (come dronedarone e pimozide) e medicinali che possono indurre sonnolenza (ad esempio gli antistaminici e i miorilassanti)

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di disturbi del sangue, Parkinson, convulsioni, depressione grave del sistema nervoso centrale, malattie epatiche, feocromocitoma, glaucoma, problemi cardiaci e difficoltà di minzione

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

È importante far sapere a medici, chirurghi o dentisti dell’assunzione di metotrimeprazina.

Il trattamento può compromettere la capacità di guida e di manovra di macchinari pericolosi.